Caso De Simone, De Benedictis è stato rinviato a giudizio Il legale della famiglia: «Ci avrebbe stupiti il contrario»

Giancarlo De Benedictis, detto Carlo ‘a scecca, è stato rinviato a giudizio dalla gup Carmen Scapellato per l’omicidio volontario aggravato dai futili motivi di Angelo De Simone. Il 27enne trovato impiccato nella veranda di casa nel quartiere Bosco Minniti di Siracusa il 16 febbraio del 2016. De Benedictis, che si trova detenuto nel carcere di Ragusa per una condanna a 20 anni dopo essere stato arrestato nell’operazione antidroga Bronx, oggi era presente in aula. Durante la scorsa udienza, nel corso del suo esame, l’uomo si era dichiarato innocente e dagli avvocati della sua difesa era stata tirata in ballo l’ipotesi che potesse essersi trattato di un omicidio avvenuto in ambito familiare con un particolare riferimento al fratello della vittima. Adesso, invece, dopo il rinvio a giudizio, per il 25 ottobre è stata fissata la prima udienza dibattimentale del processo davanti alla Corte d’Assise. «Ci avrebbe stupito il contrario», dichiara a MeridioNews l’avvocato David Buscemi che assiste i familiari della vittima. 

Dopo una doppia archiviazione del caso come suicidio, la procura aretusea aveva aperto un fascicolo prima a carico di ignoti per istigazione al suicidio e poi per omicidio indagando De Benedictis. L’altro uomo ritenuto responsabile in concorso del delitto De Simone è Luigi Cavarra, un appartenente al clan Bottaro-Attanasio che è morto nel 2018 da collaboratore di giustizia. Per l’uccisione del giovane l’accusa ha avanzato due ipotesi di movente: la prima ruota attorno all’ambiente della droga e, precisamente, di un presunto debito di qualche centinaio di euro che De Simone avrebbe maturato. Di contro, però, ci sarebbero anche motivazioni di natura passionale: De Simone avrebbe avuto una relazione con una donna sentimentalmente legata anche a De Benedictis. Stando a quanto emerso dalle indagini a questo proposito, pochi mesi prima che della morte del giovane, l’imputato avrebbe rivolto un minaccioso avvertimento al padre della vittima. E proprio con lui anche durante l’udienza di oggi sarebbe nato un acceso battibecco partito da qualche occhiata e qualche parola di troppo. 

Marta Silvestre

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