Cartelli pubblicitari, riordino bloccato Nuove misure in contrasto col regolamento

Giorno 1 luglio la giunta comunale guidata da Enzo Bianco ha emanato una delibera, la numero 87, che dovrebbe permettere una definitiva risistemazione dei 4mila impianti pubblicitari commerciali in città, ridefinendo la distanza minima dagli incroci e tra i cartelloni, che scenderebbe da 25  a 10 metri, sfruttando una deroga concessa dal Codice della strada. Ma a tre mesi di distanza la situazione è esattamente la stessa: nonostante fosse la tappa finale di un percorso ben delineato per far rientrare nella legalità un settore fondamentale per le casse del Comune, le nuove regole appaiono in contrasto con quanto stabilito dal piano generale degli impianti, approvato dal Comune nel 1997 come parte del regolamento su pubblicità e affissioni

Il tentativo di risanamento del settore parte nel 2012 quando l’amministrazione guidata da Raffaele Stancanelli iniziò un’opera di censimento della situazione esistente, per certificare la presenza di cartelli non in regola o totalmente abusivi. Il totale degli impianti non in regola sarebbe di almeno 1500, ma allora furono elevate circa 500 contravvenzioni da 432 euro ciascuna – un totale di 216 mila euro -.  A questo rilievo è seguita un’opera di accordo con i gestori, frutto di mesi di incontri, per arrivare alla rimozione degli impianti senza elevate ulteriori sanzioni. Un accordo tra Comune e gestori viene raggiunto il 6 maggio del 2014, quando con una delibera di giunta, la n. 59, viene approvato un protocollo d’intesa con le aziende, guidate dalle due maggiori: la palermitana Alessi e la catanese Simeto Dokcs. Nell’accordo è previsto l’annullamento dei verbali già elevati e l’emanazione di nuove regole che, sfruttando le deroghe concesse dal codice della strada, permettono di rendere operativo il nuovo accordo. Misure contenute nella già citata delibera n. 87 ma che, all’atto pratico, sembrano inapplicabili sulla base del regolamento.

Prendendo come esempio in esame le tavole del piano generale degli impianti del 1997 relative a piazza Europa, corso Martii della Libertà e viale Raffaello Sanzio, e confrontandole con le fotografie degli stessi luoghi, oltre alla presenza di cartelli in zone vietate, è facile vedere come la riduzione a 10 metri della distanza sia già superata di fatto: i cartelli, siano essi poster (6 metri per 3), o stendardi (2 metri per 1,40 oppure 1 metro per 1,40), sono messi uno vicino all’altro senza soluzione di continuità. L’operazione di risanamento significherebbe doverli rimuovere tutti gli impianti, modificare il piano generale degli impianti prevedendo le deroghe, e infine rimetterli tutti in posizione legalizzata. Con criteri – gara o altro – da stabilire.

Leandro Perrotta

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