«Tutte le ipotesi restano aperte». È sempre questo il mantra del procuratore di Patti Angelo Cavallo sulle indagini per la morte di Viviana Parisi e del suo bambino di quattro anni Gioele Mondello, entrambi trovati morti a distanza di giorni nelle campagne di Caronia. Ieri i consulenti della procura, alla presenza di quelli di parte, hanno svolto degli esami sulla Opel Corsa a bordo della quale viaggiavano madre e figlio lo scorso 3 agosto al momento dell’incidente avvenuto prima della scomparsa di entrambi.
Dall’autosoccorso Letizia di Brolo, i consulenti si sono poi spostati sull’autostrada A20 Messina-Palermo all’interno della galleria Pizzo Turda per ricostruire le dinamiche dello scontro. «Aspettiamo l’esito delle consulenze – dice il procuratore Cavallo – Mi sembra quanto meno azzardato trarre conclusioni da eventuali dichiarazioni di consulenti che hanno appena iniziato il loro lavoro». A mettere in campo qualche ipotesi sono però, intanto, le parti che rappresentano le vittime.
Stando a quanto ricostruito dai consulenti della famiglia Carmelo Costa e Giuseppe Monfreda dopo gli esiti dei primi accertamenti «sia l’auto di Viviana che il mezzo degli operai erano in movimento». In un primo momento, invece, si riteneva che la macchina della dj 43enne avesse impattato con un mezzo fermo. «È probabile – aggiungono – che il furgoncino abbia tentato di invadere la corsia di sorpasso investendo l’auto della donna». Dall’analisi del Gps del mezzo sarà possibile riuscire a stabilire la velocità.
Intanto, «è emerso un aspetto molto grave che mi è stato riferito dal nostro consulente – lamenta l’avvocato Pietro Venuti, il legale di Daniele Mondello, marito di Viviana e padre di Gioele – Mentre l’auto di Viviana è stata sequestrata giustamente lo stesso 3 agosto, il furgoncino dei tecnici che si occupavano di manutenzione delle autostrade è stato sequestrato solo il 10 agosto e sembra avessero già cominciato delle riparazioni». Non però nella fiancata interessata dall’incidente.
«Secondo i primi riscontri – proseguono i periti – il seggiolino dell’auto non era utilizzabile, quindi Gioele era seduto da un’altra parte in macchina». Torna in campo anche l’ipotesi che il bambino sia morto per delle ferite riportate nell’impatto. «Dagli accertamenti eseguiti col luminol dalla polizia scientifica sul parabrezza non sono state trovate impronte digitali di Gioele». Ad affermarlo è l’avvocato Antonio Cozza – che insieme al legale Nicodemo Gentile assiste il padre di Viviana, Luigino Parisi – dopo avere ricevuto conferme dal biologo forense del Centro investigazioni scientifiche (Cis) Salvatore Spitaleri presente ieri nell’autorimessa di Brolo dove è stata analizzata la macchina. «Il nostro consulente ha effettuato sulla vettura accertamenti per rilevare impronte digitali, di sudore o di sebo e non sono state rilevate. Non ci sono impronte di Gioele – afferma l’avvocato Cozza – ma altri tipi di impronte che dovranno essere analizzate e attribuite».
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