E una sceneggiata o fanno sul serio? E questa la domanda che, da qualche giorno, circola nei Palazzi della politica siciliana. Tema: le vere o presunte diversità di vedute tra il presidente della Regione, Raffaele Lombardo, da una parte, e Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia, dallaltra parte.
Sono sinceri, i dioscuri del Pd siciliano quando invitano Lombardo a dimettersi in tempi brevi? Alla fine – conoscendo i tre personaggi – non può essere escluso che si tratti di una sceneggiata. Magari è un modo per consentire a Cracolici e Lumia di arrivare al 27 maggio – giorno in cui si riunirà lassemblea regionale del Pd – e dire: noi abbiamo chiesto le dimissioni di Lombardo, per noi lesperienza del governo cno il Pd è finita. Quindi…
Come abbiamo scritto qualche giorno fa, i dioscuri – ovvero Cracolici & Lumia – in questo momento hanno un grosso problema: sono indicati come i responsabili della disfatta del Pd a Palermo. E indubbio che un sacco di elettori hanno abbandonato questo partito perché, ormai, viene identificato con il governo Lombardo. Il fenomeno è molto marcato a Palermo, perché gli elettori hanno trovato in Leoluca Orlando unalternativa allo sfascio del Pd. Questo potrebbe succedere anche alle prossime elezioni regionali se dovesse emergere un candidato di sinistra alternativo al Partito democratico.
Cosa, questa, che è stata compresa dai dirigenti del Pd siciliano che, infatti, il prossimo 27 maggio, vorrebbero fare la festa a Cracolici e Lumia. Da qui la presa di distanza di questi due da Lombardo.
La domanda resta sempre in piedi? Sceneggiata o vero divorzio? Tutte due ipotesi stanno in piedi, anche se, forse, la seconda – cioè il divorzio – potrebbe essere quella giusta. Vediamo di capire il perché.
Il Governo Lombardo è ormai logorato da vari fattori. In primo luogo, linadeguatezza amminitrativa di quasi tutti i dodici assessori tecnici e dello stesso Lombardo. A parte le operazioni affaristiche (lultima è la vendita del pacchetto azionario di maggioranza dellItalkali), questo esecutivo ha combinato solo grandi danni, dallacqua ai rifiuti, dagli appalti pubblici (quasi tutti bloccati) alla mancata spesa dei fondi europei, dalla gestione dissennata delle società collegate alla Regione ai disastri della sanità pubblica, dal flop totale della formazione professionale alla confusione che regna tra gli operai della Forestale e l’elenco potrebbe continuare.
Lunico assessore che, in quattro anni, è riuscito a portare a casa una riforma è Marco Venturi, uomo di Confindustria. Che, a fatica, ha eliminato i vecchi Consorzi Asi, tra lostracismo della stessa maggioranza di centrosinistra che ha fatto passare la riforma solo dopo avere assicurato benefici e prebende ad alcuni soggetti che si godono contratti di dirigenti generali (ricordiamo che questa riforma, in un primo momento, è stata stoppata dallo stesso Governo Lombardo).
Il resto, lo ripetiamo, è un disastro pressoché totale. Però, in questo disastro – e contro il parere della base del Pd, che ha chiesto ripetutamente la celebrazione di un referendum per dire sì o no alla partecipazione del Pd al governo Lombardo – Cracolici e Lumia si sono fatti i classici bagni con le clientele e, cosa più importante, hanno consentito ai piemontesi e ai romani del partito di bagnare il becco in alcune operazioni. Da qui la copertura che, a livello nazionale, di cui Cracolici e Lumia hanno sempre goduto (e continuano a godere).
Ora, però, lo scenario è mutato. I risultati elettorali della Sicilia – e soprattutto quelli di Palermo – costringono Cracolici e Lumia a un veloce ripensamento. Il timore dei dioscuri del Pd siciliano – che è, poi, lo stesso timore del partito a Roma – è che Orlando si inventi qualche cosa per le elezioni regionali, lasciando fuori il Pd.
Da qui la necessità, per Cracolici e Lumia, di riposizionarsi. E poiché lattuale presidente della Regione siciliana – per tanti motivi – è ormai ingombrante, ecco che i dioscuri hanno deciso di sbarazzarsene. E non c’ da rimanere stupiti. Il Governo Lombardo, infatti, non nasce da grandi idealità politiche, ma da una convergenza di interessi di bottega: affari, clientele, ‘vendette’ da consumare insieme. E’ ‘normale’ che questi signori, che stanno insieme solo per interessi che nulla hanno a che vedere con la politica, a un certo punto, se le esigenze lo impongono, si tradiscano l’uno con l’altro. Oggi quello da ‘eliminare’ è Lombardo.
Loperazione, in verità, non nasce adesso. E stata solo anticipata, come già accennato, dopo la vittoria di Orlando a Palermo e il disastroso risultato del Pd. Il Piano – che Cracolici e Lumia coltivano da qualche tempo – è quello di costringere Lombardo alle dimissioni. Con molta probabilità, potrebbero avere già siglato un mezzo accordo con lMpa mondato da Lombardo: per esempio, con Giovanni Pistorio, che alla fine ha sempre mantenuto i rapporti con la sinistra.
Una volta messo fuori gioco Lombardo, Cracolici, Lumia e Pistorio punterebbero a unalleanza ampia di centrosinistra. Hanno già imprigionato Sel di Nicki Vendola e contano di attirare nella rete anche lUdc di Giampiero DAlia. Al quale, non a caso, un altro spregiudicato trasformista del Pd, Salvatore Cardinale, in arte Totò, ha già offerto la presidenza della Regone siciliana.
Forti di questo schieramento trasormista e neo centrista, i vari Cracolici, Lumia, Pistorio (al quale, però, potrebbe non associarsi Lino Leanza che, per inciso è lunico dirigente dellMpa che ha i voti), Nino Papania, Totò Cardinale, Francantonio Genovese e via continuando vorrebbero, come già accennato, ingabbiare lUdc di DAlia e rendere inoffensivo Orlando. In pratica, questi soggetti – pesantemente coinvolti nellaffarismo e nei fallimenti del governo Lombardo – vorrebbero continuare a inquinare la politica siciliana con i loro affari in stile Lombardo ma senza Lombardo. Del quale, come già accennato, si vorrebbero liberare in tempi stretti.
Non è detto, però, che la strategia riesca. Per diversi motivi. In primo luogo perché Lombardo non ha intenzione di indossare i panni del Giulio Cesare della situazione. Non a caso, da qualche settimana a questa parte – e cioè da quando ha capito che i suoi alleati lo vogliono fare fuori (politicamente, sintende) – il presidente della Regione parla di rimpasto, anche per esorcizzare il calice amaro delle dimissioni. E pare che voglia cominciare subito.
Oltre allannuncio di un imminente rimpasto, Lombardo ha avviato a chiusura varie operazioni e ha riaperto il valzer delle nomine. E, il suo, anche un tentativo di parare i colpi che ormai gli arrivano, a ripetizione, dallinterno del suo partito.
Disastroso come amministratore pubblico, più tattico che stratega in politica, Lombardo ha comunque una grande capacità nellorganizzare vendette e nell’assestare colpi di coda. E già le prima avvisaglie si intravedono.
Ma, Lombardo a parte, la strategia di Lumia, Cracolici, Papania, Cardinale e Genoseve potrebbe risultare perdente allinterno del partito. Vero è che i dioscuri vantano importanti crediti a Roma e in Piemonte, ma è altrettanto vero che non tutti, nel Pd siciliano, la pensano come loro. In che senso?
Andando alla radice, quella di Cracolici, Lumia, Papania, Cardinale e Genovese – sempre per citarne solo alcuni – è una politica senza politica. In questi personaggi, nella loro vita sociale, nel loro stile (che comunque è una parola forte per questi soggetti) non ci sono grandi idee, progetti di una società diversa, sogni e idealità: le uniche cose che contano, per loro, sono la formazione professionale (non a caso sono infilati nellAvviso 20 con le loro società), gli affari e le clientele. In una parola, la gestione del potere allo stato puro, senza alcunaltra motivazione.
Ora, non tutti nel Pd siciliano la pensano come loro. Soprattutto nella base. Non è da escludere, insomma, che il 27 maggio, nonostante questi maneggi, Cracolici e Lumia finiscano col prenderle ‘in testa’. Anche perché non è detto che, da qui al 27, riescano a portare in assemblea regionale del partito lo scalpo di Lombardo. Anzi, non ci riusciranno proprio.
Così come non è detto che lUdc di DAlia abbocchi allamo lanciato da Totò Cardinale. Per un motivo semplice: perché il Pd siciliano, in uwesto momento, è una sommatoria di cavalli ‘spompati’. E non si capisce perché D’Alia, che ala fine è uscito indenne con l’alleanza con il Pdl a palermo, dovrebbe imbarcarsi con un Pd siciliano sputtanato che è destinato a perdere di nuovo le elezioni regionali (le ha perse anche nel 2008, anzi ha straperso ed è andato al Governo grazia al trasformismo di Lombardo).
Così come non è detto che Orlando si lasci ingabbiare che quelli che, di fatto, lui stesso ha sconfitto – e sonoramente – a Palermo.
Insomma, la partita è aperta. Lombardo non si è ancora dimesso. E, forse, potrebbe essere arrivato il momento di di fare pagare il conto a Cracolici, Lumia e – magari – a tutta la ‘banda dellAvviso 20’ del Pd.
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