Secondo giorno di sciopero davanti allo stabilimento della Sirti, nell’area industriale di Carini, contro gli esuberi annunciati dall’azienda nazionale di punta delle infrastrutture per telecomunicazioni e information technology. Totale l’adesione dei 180 dipendenti, in presidio stamattina dalle 8 davanti ai cancelli. «Vigileremo affinché l’azienda non sostituisca i lavoratori in sciopero con gli operai del mondo dei subappalti della Sirti, sarebbe una palese attività antisindacale – dichiarano i segretari Fiom Cgil Palermo Angela Biondi e Francesco Foti – Anche per questo nei prossimi giorni chiederemo ai lavoratori dei subappalti di aderire alla protesta».
Sono almeno 14 le aziende che operano in subappalto con Sirti, da Montel a Isetec, da Sitem a Faim alla Telma e alla Catania impianti etc. Intanto la riunione prevista in Assolombarda, che doveva essere domani, è stata rinviata a giovedì prossimo. E i sindacati nazionali sono in attesa della convocazione al Mise, al quale è stato chiesto di convocare un tavolo. La tensione tra i lavoratori è alta. «Altre volte nella nostra vita aziendale abbiamo vissuto momenti di preoccupazione simile ma un numero simile di esuberi non era stato mai dichiarato – dicono Giuseppe Romano e Francesco Agnello, Rsu Fiom, da 29 anni in Sirti – Sono tanti i colleghi che lavorano per questa azienda da più di vent’anni. Anche i modi oggi sono cambiati, il rapporto personale è quasi inesistente, ci sentiamo considerati numeri più che lavoratori».
L’azienda dichiara esuberi perché la mole di lavoro si è ridotta e in contrasto con questo continua con le esternalizzazioni. Un atteggiamento d’arroganza che non ci sta bene e che contrasteremo. C’è forte unità tra noi e tanta partecipazione, non solo a Palermo. È una lotta che sta coinvolgendo tutto il territorio nazionale. Gli esuberi riguardano il 23 per cento degli oltre 3.692 dipendenti. I licenziamenti toccheranno tutti i reparti ma a essere colpita maggiormente sarebbe la unit Telco. (reti di accesso, manutenzioni, radiomobili, reti civili e fibra).
Secondo le motivazioni dell’azienda, il mercato delle telecomunicazioni, che ha subito cambiamenti strutturali negli ultimi anni e sta a attraversando una fase di trasformazione a livello globale, che ha comportato per l’Italia una contrazione del giro d’affari, impone una progressiva riduzione del livello dei prezzi e lo spostamento degli investimenti verso soluzioni contraddistinte da un maggior grado di digitalizzazione. «Continueremo a opporci a questo piano di licenziamento collettivo- attaccano Biondi e Foti – l’azienda apra il confronto, il piano di trasformazione preveda la riqualificazione del personale. Quello che ci preoccupa di più, nella logica della riduzione dei prezzi, èl’uso selvaggio del subappalto e il tentativo di mettere contro i lavoratori».
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