«Illegittima e lesiva dei principi di concorrenza e trasparenza». E’ un macigno quello che l’Autorità Anticorruzione guidata da Raffaele Cantone pone sull’ultima gara d’appalto per i servizi nel Cara di Mineo.
L’organo di vigilanza – dopo un’attenta analisi – ha inviato la documentazione alle procure di Catania e Caltagirone. Ad aggiudicarsi la gara, nel giugno del 2014, è stata l’associazione temporanea di imprese Casa della Solidarietà. Dietro questo nome ci sono le stesse cooperative e società che hanno gestito il centro d’accoglienza per richiedenti asilo anche nel passato: la Senis Hospes, il consorzio Sol. Calatino, il consorzio Sisifo, la Cascina Global Service, la Pizzarotti (proprietaria del residence degli aranci) e il comitato provinciale della Croce Rossa.
La commissione giudicatrice era composta dal presidente Giovanni Ferrera, direttore generale del Consorzio dei comuni Calatino terra d’accoglienza, ente attuatore del Cara e incaricato dal Ministero di bandire la nuova gara; Luca Odevaine, presidente della fondazione IntegrAzione, arrestato nell’inchiesta su Mafia Capitale e ritenuto l’uomo chieva dell’organizzazione criminale, in grado di far funzionare un giro d’affari di milioni di euro sulla pelle degli immigrati. Insieme a loro sedevano nella commissione l’architetto Salvatore Lentini e Salvatore Vicari.
Le valutazioni dell’Anticorruzione sono contenute in un parere redatto a seguito della richiesta della Cot Società Cooperativa, che aveva presentato la sua offerta per la gara ma fu esclusa. L’Anticorruzione punta il dito contro il fatto che con un’unica procedura di gara si sia proceduto all’affidamento di numerosi contratti: il servizio di gestione amministrativa e di assistenza presso il centro, quello per l’assistenza generica alla persona, l’assistenza sanitaria, il servizio di pulizia e igiene ambientale, la ristorazione, le forniture agli ospiti, la manutenzione dell’impiantistica. «Appalti differenti – precisa l’Autorità anticorruzione – che avrebbero dovuto essere aggiudicati con separate procedure di gara ovvero con una ragionevole suddivisione in lotti», vista «l’eterogeneità dei servizi richiesti che avrebbero potuto essere messi a gara come lotti funzionali autonomi». Solo con la suddivisione dei contratti il bando sarebbe stato trasparente. Questa «scelta procedurale – aggiunge l’Authority – appare in contrasto con i principi economicità, efficacia, imparzialità, parità di trattamento, trasparenza e proporzionalità».
Facendo un unico mega appalto ed evitando la suddivisione in lotti, non si è permesso «l’accesso delle piccole e medie imprese, ledendo l’interesse pubblico a un confronto concorrenziale adeguato». Dubbi anche sul piano della trasparenza, «non essendo stati individuati gli importi a base d’asta per le singole attività in affidamento», il che «non risulta conforme ai principi di concorrenza».
Il bando, inoltre, non indica le percentuali con cui determinare il regime Iva: se al 4 per cento, al 10 per cento o al 22 per cento. Ma fornisce il prezzo Iva inclusa «senza definire la reale base d’asta» che le ditte avrebbero dovuto riportare nella propria offerta. L’assenza di concorrenza, rileva quindi l’Anticorruzione, è dimostrata dal fatto che, oltre al Cot, «v’è stato un solo concorrente che ha partecipato alla procedura – il gestore uscente».
Cioè cooperative e imprese già operanti al Cara, riunite per l’occasione con un nome diverso: Casa della solidarietà. La gestione triennale porta nelle casse dell’At 97 milioni di euro. L’associazione temporanea d’imprese aveva infatti presentato un’offerta con un ribasso dell’1,00671 per cento, garantendo tutti i servizi previsti dal capitolato con 29,50 euro al giorno per ogni migrante.
All’offerta presentata dalla Casa della solidarietà furono assegnati 65 punti sul totale di 70. Di questi, 46 (su 50) vennero dal giudizio sulla qualità dei servizi offerti, mentre 19 (su 20) da quello sulle proposte migliorative.
«Avevamo visto bene – ha commentato Nello Musumeci, presidente della commissione Antimafia regionale – se già a gennaio scorso conducemmo una istruttoria sulla gestione del Cara di Mineo e successivamente su altre strutture preposte all’accoglienza dei migranti in Sicilia». Musumeci torna anche sull’assenza nell’audizione del sindaco di Mineo, nonché presidente del Consorzio calatino Terra d’Accoglienza, Anna Aloisi, convocata ma non presentatasi davanti alla commissione. «Restano da chiarire – ha spiegato – le ragioni per le quali il Prefetto consigliò al sindaco di non partecipare all’audizione in Antimafia convocata proprio per fare luce sui criteri che si stavano adottando nella mega gara d’appalto per l’affidamento dei servizi».
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