“Condividiamo le preoccupazioni manifestate dal collega del Veneto Zaia e invitiamo anche le altre Regioni, sia quelle speciali che le ordinarie, a fare come noi e ad adottare una legge regionale che alzi il livello del conflitto nei confronti di uno Stato ancora sordo alle istanze provenienti dai territori”. Usa toni aspri il Presidente della Regione Sardegna, Ugo Cappellaci.
Toni dettati da una situazione economica che sta colpendo a morte la sua Isola, e non solo. Per uscire fuori dal tunnel, i sardi reclamano l’istituzione di una zona franca integrale. Ma da Roma e da Bruxelles, finora, hanno risposto picche.
Da qui, la condanna durissima di Cappellacci, che stamattina in una intervista ad Affariitaliani.it, non usa eufemismi: “Roma sta ingessando le amministrazioni pubbliche e non consente il pagamento alle imprese. Non possiamo più sottostare a questa ghigliottina”.
Il Presidente sardo ha più volte ha ricordato che limmediata attivazione in tutto il territorio della Sardegna di una zona franca integrale è un atto dovuto e già contemplato direttamente ed indirettamente dal vigente quadro normativo nazionale ed europeo che deve solo essere soltanto armonizzato e reso coerente con situazioni del tutto assimilabili come quelle riguardanti, per lItalia, la Regione della Valle dAosta e i territori extra-doganali di Campione dItalia e di Livigno”.
Ma nononostante ciò, la strada resta in salita: “Abbiamo chiesto allUnione Europea di interessarsi al nostro caso. Proprio in questi giorni ci è arrivata la risposta della Commissione che ci dice che su questa partita sarà decisivo lo Stato italiano”. Che continua ad ignorare le richieste della Sardegna.
“L’istituzione della zona franca- spiega Cappellacci- prima di tutto comporterebbe la possibilità per le imprese di poter operare in un regime franco doganale. Un aspetto che compenserebbe la nostra insularità, che impone alle imprese maggiori costi di trasporto e di energia. Speravamo- dice ad Affariitaliani -nella riforma in chiave federale dello Stato per avere una perequazione almeno in termini infrastrutturali. Una riforma che purtroppo non è arrivata. A questo punto lo strumento che ci è rimasto è quello dellistituzione della zona franca”.
La giunta sarda sta anche pensando ad un moneta complementare, la Sardex:” E’ una moneta complementare che opera in un circuito già testato. Avvierò un percorso per riconoscere ai giovani disoccupati un reddito di comunità di 500 euro al mese che sarà pagato appunto con la Sardex”. (Un progetto simile è stato elaborato anche qui dal Movimento Progetto Sicilia, ve ne abbiamo parlato qui).
C’è da dire che non manca chi accusa Cappellacci di cavalcare questi temi per fini elettorali. In Sardegna, infatti, si tornerà alle urne l’anno prossimo. Ma al di là di questo sospetto, resta il fatto che la regione non ha più alternative. Qualsiasi giunta si troverà dinnanzi una crisi che sembra ormai irreversibile. E che solo misure speciali potranno arrestare. Misure, peraltro, come ha ricordato il governatre sardo, già applicate in altre parti dell’Ue e all’interno della stessa Italia. Non si capisce perché ad alcuni debba essere consentita una fiscalità di vantaggio e ad altri no.
Anche la Sicilia non ha più scelte. Sappiamo che i conti regionali sono in profondo rosso. E che lo Stato, con il taglio dei trasferimenti, la richiesta di ulteriori accantonamenti, e il rifiuto costante di applicare le norme finanziarie dello Statuto siciliano, sta contribuendo ad affossare definitivamente la regione.
Crocetta farebbe bene a seguire il consiglio di Cappellacci di alzare il livello del conflitto con Roma per salvare la Sicilia dal baratro. Ma, finora, a parte gli annunci, abbiamo visto poco. Ne sapremo di più domani quando la Commissione Finanze dell’Ars ascolterà il governo sulle proposte per affrontare il nodo del bilancio.
Ars, da domani la maratona del Governo in commissione Finanze
Una rivolta anti-italiana per salvare la Sicilia
Regione verso il dissesto finanziario controllato
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