Capodanno, un concerto da incorniciare

Come nelle prime dei più grandi teatri del mondo, dieci minuti di applausi scroscianti per Desirée Rancatore e un bis che ha dovuto reiterare per poter spegnere l’entusiasmo di un pubblico traboccante, hanno chiuso il fantastico concerto Ouverture 2012 al Teatro Biondo di Palermo. Il concerto di Capodanno, organizzato dall’Accademia Musicale di Palermo, ha accresciuto ancora una volta il successo di questa grane artista con un evento che è ormai diventato un tradizionale appuntamento cittadino.
Molto interessante il programma scelto dal Direttore artistico, Girolamo Salerno, che ha visto il succedersi di 15 diversi brani, che per quanto apparentemente distanti gli uni dagli altri, hanno dato una foggia omogenea ad un programma concertistico assai equilibrato, profondamente armonico e capace di tener desta l’attenzione del pubblico in un crescendo assai coinvolgente fin dall’inizio della serata e rimasto ellettrizzante fino agli scroscianti applausi finali, destinati sia all’orchestra che alla solista, impegnata nella reiterazione del bis conclusivo.
In vero già dall’Ave Maria di Mascagni, preludio intonato fuori scena dalla Rancatore, come a voler sottolineare un momento di riflessione e spiritualità, il concerto ha assunto un carattere coerente con le edizioni del concerto di capodanno Ouverture degli anni passati. Con il Guillaume Tell, capolavoro di Rossini, la Mediterranea Chamber Orchestra, è entrata nel vivo del concerto, mostrando sin dall’inizio carattere ed estrema concentrazione. Scroscianti sono stati gli applausi tributati all’orchestra al termine dell’esecuzione di tale pagina.
Guidati dal Maestro Francesco Attardi, bravo nel cucire l’insieme, ma non sempre convincente nella scelta dei tempi, l’orchestra ha assunto forte personalità nel cantabile di taluni brani tratti dal grande repertorio classico ed operistico. Di tale abilità si è avuta prova iniziale nell’aria Non so le tetre immagini, tratta dal Corsaro di Verdi, in cui la validità della compagine si è fusa completamente con l’espressività del suono e l’interpretazione della Rancatore, raggiungendo livelli degni di nota.
Eccellente prova di altissima maestria tecnica è stata data dalla cantante nell’interpretazione delle due arie francesi Je veux vivre tratta dal Romeo e Juliette di Gounoud, e ancor di più nella splendida aria della follia tratta dall’Amlet di Thomas, in cui la Rancatore, riuscendo a catturare la più grande attenzione del pubblico, con l’esecuzione un brano decisamente non popolare, ha regalato prova di altissima maestria tecnica e di intonazione eccellente, tali da spingere il pubblico ad un lunghissimo applauso. L’orchestra che ha accompagnato in maniera mirabile il soprano, decretando l’indubbio successo della performance, è passata poi all’ottima interpretazione di due valzer di grande bellezza l’opera 18 n.1 di Chopin e il Waltz dall’Eugene Onegin i Tchaikovsky, con cui ha chiuso la prima parte di un programma tutto in divenire.
L’atteso valzer di J. Strauss, Roses from The South, op.388 ha aperto la seconda parte del concerto. Hanno fatto seguito poi il Masquerade valzer di Khachaturian e il Gold and Silver di Lehar, momenti in cui l’orchestra ha mantenuto alto il livello durante la febbrile attesa per la celeberrima aria tratta dalla Traviata e per l’esorbitante “Glitter and be gay” tratta da Candide di Bernstein cantata in lingua italiana, momento in cui la Rancatore ha sfoggiato, insieme alla sua tecnica agguerrita, un’irresistibile verve teatrale.
Al termine del concerto, con una splendida esecuzione della composizione Voci di primavera di J.Strauss, in cui la Rancatore ha dato prova di estrema abilità nel cantare in lingua tedesca, e nel rivolgersi anche a repertori non prettamente melodrammatici, il pubblico ha incoronato Desirée Rancatore regina della serata. Con il Bacio di Arditi e l’attesissima Marcia di Radetzky, splendidi bis eseguiti dall’orchestra e dal soprano, il teatro ha cominciato a risuonare a ritmo di applausi incessanti per rendere plauso agli artisti e anche per salutare il nuovo anno.
Ottimo dunque l’esito della serata e se è vero che come si è soliti dire «ciò che si fa a capodanno si fa tutto l’anno», non si può far altro che presagire per l’Accademia musicale un anno pieno di successi e soddisfazioni. Ai palermitani invece resta il pensiero che, anche nei periodi bui di recessione, la musica resta un meraviglioso antidoto contro la crisi. Di certo non è in grado di ridurre lo spread, ma porta, per qualche istante, la mente lontano dai problemi. In una dimensione ideale.

 

 

 

 

Chiara Di Dino

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