Lunga relazione dell’Assessore Regionale all’Energia, Nicolò Marino, ieri a Sala d’Ercole, l’Aula dove si riunisce il Parlamento siciliano. L’ex Pm prestato alla politica (e alquanto indigesto alla politica affaristica) ha risposto dettagliatamente a tutte le questioni sollevate dai deputati regionali (soprattutto ad Antonello Cracolici del Pd) sul tema dello sviluppo, caotico, delle energie alternative in Sicilia. In calce a questo articolo, il resoconto stenografico della seduta d’Aula con l’intervento integrale di Marino, molto interessante per le delucidazioni sul quadro normativo e sui percorsi, poco virtuosi, che hanno portato il caos in Sicilia.
Basti considerare un dato citato dall’assessore: l’attuale Governo ha ereditato 323 contenziosi in materia di energie rinnovabili. E’ evidente che qualcosa non ha funzionato come avrebbe dovuto. Se si considera poi che non nascono dal diniego delle autorizzazioni, ma per inadempimento, per la mancanza di conclusione degli iter stabiliti dalla legge (come le conferenza dei servizi) la ‘disfunzione’ appare fin troppo evidente. Non solo. L’assessore parla apertamente di corsie preferenziali attribuite a certe pratiche e di come altre, invece, si trascinino fino ad oggi sin dal 2005. Marino puntualizza anche che è impossibile, vista la normativa statale ed europea, bloccare tout court le autorizzazioni (come chiede una mozione del Pd): la Regione può intervenire solo in tempa di protezione paesaggistica.
Ma, uno dei passaggi indubbiamente più ‘effervescenti’ del suo intervento, riguarda quelle imprese, anche dai nomi altisonanti, che si sono ritrovate in partnership, ad esempio nell’appalto dei termovalorizzatori, con gruppi in odor di mafia. L’ex pm, tra le righe, suggerisce a Confindustria l’ipotesi di una espulsione dall’associazione di quelle aziende che non rispondono ad un modello ispirato alla trasparenza. Tra queste brilla il nome dell’Enel e anche della Catanzaro Srl (del numero due di Confindustria Sicilia, Giuseppe Catanzaro, lobby che sappiamo essere al Governo con Crocetta e con cui Marino si è scontrato). Anche se l’assessore si dichiara più preoccupato dal ruolo del gruppo nazionale “con cui continuiamo a parlare ogni giorno”.
Ma andiamo con ordine.
L’assessore è partito da una premessa: “Il Governo siciliano rimane nellindirizzo di limitare nel rispetto del paesaggio e dellambiente gli impianti di energia rinnovabili”, ma che “non si possono bloccare tout court le autorizzazioni per la realizzazione di impianti eolici e fotovoltaici in quanto la normativa statale di derivazione comunitaria e dunque cogente per la Regione siciliana, impone di conciliare le politiche di tutela dellambiente, del paesaggio con quelle di sviluppo e valorizzazione delle energie rinnovabili, rispetto alle energie tradizionali ed impone di rispettare la quota minima di energia da fonti rinnovabili assegnata alla Regione cosiddetto obbligo burden sharing. Quindi, in buona sostanza, nel rilasciare le autorizzazioni nel settore energetico per le energie rinnovabili tout court, la Regione agisce su delega dello Stato ed ha la possibilità di limitare soltanto ponendo dei vincoli paesaggistici neanche ambientali perché la competenza per la normativa ambientale è dello Stato”.
Su questo punto Marino è stato molto chiaro: ” Se non vogliamo farci carico di questo obiettivo dovremmo andarci a confrontare con lo Stato dicendo: Guarda che la fretta che tu mi impegni di energie rinnovabili a prendere in considerazione a me non sta bene. Guarda, io comunque voglio assegnato un obiettivo inferiore perché non lo posso raggiungere, perché non intendo perseguirlo con leolico, ma questo è un discorso diverso, è uninterlocuzione diversa che la Regione deve effettuare con lo Stato”.
In buona sostanza, si ritorna sempre allo stesso tema: il rapporto Palermo-Roma. La capacità (assente, come dimostra il caso della mancata applicazione dello Statuto, in particolare la truffa dell’articolo 37) della classe politica siciliana di opporsi a imposizioni che arrivano dalla Capitale e che possono essere ritenute lesive degli interessi siciliani. Solita vecchia storia che pesa come un macigno sulle potenzialità di sviluppo della Sicilia.
Al caos, comunque, secondo Marino, si è arrivati col Governo precedente: “La delibera numero 288 del 2008, che ho già menzionato, con cui la Giunta regionale pro-tempore disponeva la sospensione dei procedimenti amministrativi in corso facendo al contempo salvi, così contraddicendosi, i termini e le modalità previste dalla vigente legislazione in materia di procedimenti amministrativi. Ho fatto il raffronto, è come dire: Cammina a 300 allora però rispetta il Codice della strada.
Poi i dati: “Dal 2006 al 2010 sono stati autorizzati n. 26 impianti eolici e n. 427 impianti fotovoltaici di cui, a proposito di eolici, 23 impianti nel triennio 2006/2008, con un successivo trend di riduzione attribuibile a pratica amministrativa della sospensione e arresto dei procedimenti. A un certo punto, quindi, si è deciso: blocchiamo, fermiamo leolico sospendendo tutti i procedimenti, cioè lunica strada che non doveva essere percorsa. Nel 2009 la Giunta regionale ha adottato un piano energetico in cui leolico non viene assolutamente limitato e ancor meno eliminato come fonte energetica. Tra il 2011 ed il 2012, devo dire, correttamente, lavevo già anticipato, lassessore Giosuè Marino ripristinò il calendario delle Conferenze di servizi ai fini autorizzativi, svolgendo ben 161 Conferenze di servizi di cui 53 per quanto riguarda leolico.
Successivamente, queste Conferenze di servizi sono state rinviate sine die. Questa tecnica del rinvio delle Conferenze di servizi – ha sottolineato Marino – è stata uno dei grossi problemi che, poi, noi abbiamo ereditato con quella pratica amministrativa dal mio punto di vista discutibile e, secondo me, obiettivamente discutibile. Nel 2012, qualche giorno prima delle note dimissioni del Presidente della Regione, è stato adottato il decreto del Presidente della Regione n. 48/2012 che nulla disponendo in materia di eolico prevede esclusivamente listituzione della Commissione interdipartimentale per le aree idonee e non idonee – sto concludendo rispetto alla scorsa volta, quindi ripeto un po delle cose già anticipate – il risultato è che oggi la Regione ha ereditato ben 323 contenziosi in materia di energie rinnovabili non già per i dinieghi di autorizzazioni, ma per silenzio/inadempimento, che si concludono, come si è appena detto, con le pronunce del Giudice Amministrativo che impongono la conclusione del procedimento, non la soluzione in un senso o nellaltro.
Solo dopo linsediamento del Governo Crocetta si è, in concreto, avviato liter per lindividuazione delle aree idonee e non idonee, nello sforzo di dotare lAmministrazione di uno strumento che possa sì limitare in maniera corretta la diffusione degli impianti di energia rinnovabile in maniera non desiderata rispetto alle esigenze di tutela del paesaggio. e ribadisco, nessuna autorizzazione è stata allo stato rilasciata anche a seguito delle Conferenze di servizi che sono richiamate negli organi di stampa dallonorevole Cracolici, nessuna autorizzazione ancora è stata rilasciata. Mi ripeterò e su questo, onorevole Cracolici, non raggiungeremo mai una sintonia”.
A questo punto l’assessore, rispolverando le sue doti investigative, non manca di sottolineare alcune stranezze. Alcune pratiche ciò che avevano la corsia preferenziale, altre lasciate nei cassetti per anni: “Lo studio attento della fissazione dei calendari, dei prelievi, dei tempi fra richiesta ed autorizzazione è certamente fondamentale per capire la direzione che è stata intrapresa, dal mio punto di vista non ne ricaveremo nulla sotto responsabilità penale, però, certamente ci darà la possibilità di capire come si sono mossi i nostri dirigenti, i nostri funzionari, perché è stato fatto un prelievo di una istanza che aveva un certo ordine cronologico, piuttosto che di unaltra, perché logicamente delle cose che venivano immediatamente già decise, sono state poi accantonate tanto da non essere state ancora calendarizzate. Questo può essere un argomento di discussione per capire come ha funzionato il sistema allinterno”.
Dopo di che l’assessore regionale all’Energia, entra nel merito delle polemiche dei termovalorizzatori. Ricordando la composizione delle associazione di imprese che si erano aggiudicati gli appalti per i quattro impianti:
Il primo raggruppamento prevedeva Elettroambiente come mandataria, Enel produzione s.p.a., Amia s.p.a., Catanzaro costruzioni s.r.l., Emit s.p.a..
Il secondo raggruppamento, ancora come mandataria Elettroambiente s.p.a., Enel produzione s.p.a., Altecoen Tecnoservizi ambientali s.r.l., Pannelli impianti tecnologici s.p.a..
Il terzo raggruppamento prevedeva come mandataria Falk s.p.a., Actelios s.p.a., Amia s.p.a., Consorzio Asi Palermo, Emit s.p.a., Aster s.p.a., Ge.co.pe s.p.a., Safadbs.p.a..
Il quarto raggruppamento mandataria Daneco gestione impianti s.p.a., U.s. Italia s.p.a., Tecnip Italy s.p.a., Siemens s.p.a., IB Group s.p.a., Altecoen Tecnoservizi ambientali.
“Prima di fare un passaggio che per me era importante fare- ha aggiunto l’esponente della Giunta regionale- volevo leggervi soltanto un punto la relazione che ho depositato è molto complessa, ma ciascuno la potrà studiare che emerge dalle sentenze del TAR del 2013. Vi anticipo che lappello al CGA è stato fissato il prossimo 11 dicembre: incrociamo le dita almeno per quel che è laspetto della Regione. Nel caso concreto lintera procedura è stata condizionata ad origine da un illecito accordo, in questa fase abbandona il termine illegittimo, fuori dalla legge, e parla di illecito accordo tra le imprese partecipanti per la spartizione territoriale del servizio per la formulazione di offerte dai contenuti certamente pilotati e non frutto di libera valutazione di carattere imprenditoriale
”.
Quindi una considerazione:
“Vedete, quello che vi volevo dire, è che io non è che mi preoccupo nel vedere in questi raggruppamenti lAltecoin coinvolta in diversi procedimenti penali, o la Safab di cui io stesso mi occupai, la Safab ha costruito il parcheggio davanti il Palazzo di Giustizia di Palermo e delle opere anche su Bellolampo per non andare lontani, io arrestai.
Ripeto, non mi preoccupa la Safab, anche perché il Prefetto di Roma ha interdetto tutte le attività alla società, ma sinceramente mi preoccupo enormemente nel vedere Enel, presente con società della sua holding, e veramente rimango interdetto, perché lasciamo stare quello che sarà il percorso che farà correttamente, come sempre lautorità giudiziaria di Palermo, però mi chiedo oggi, noi abbiamo dei soggetti, che secondo atti giurisdizionali, disamine della commissione ecomafia, interventi della Corte di Giustizia Europea hanno fatto un percorso creando un danno gravissimo, certamente, alla Regione Siciliana, ora noi con questi soggetti interloquiamo in maniera quasi quotidianamente, pensiamo a Enel, lasciamo stare la vicenda Catanzaro, perché non dobbiamo metterla nella logica di un mio intervento che è riguardato appunto Confindustria e quello che Catanzaro scrive sotto questo profilo, perché forse questi sono più controllabili, mi preoccupa però che Enel si trovi in un raggruppamento di questo tipo, e allora mi chiedo, ma noi come Pubblica Amministrazione cosa possiamo fare?”.
E ancora: “Abbiamo un cartello illecito di imprese anche importanti, cosa facciamo li espelliamo dalla Confindustria? Ci imponiamo un modello organizzativo, chiaramente non li devo espellere io dalla Confindustria, e devo dire che ho iniziato una interlocuzione anche con Confindustria sotto questo profilo, perché è chiaro che se noi non possiamo intervenire nellimporre ladozione del modello organizzativo nella logica di trasparenza allinterlocuzione con la Pubblica Amministrazione, certamente- ha sottolineato l’asessore- si può stipulare un protocollo con Confindustria per fare sì che tutte le imprese si dotino di un modello organizzativo, in modo che io possa vedere come funziona quellimpresa e non debba aspettare lintervento che, magari, può non esserci, dallAutorità giudiziaria
Però, attenzione, io voglio capire perché lEnel si è comportata in questa maniera e, come Regione dobbiamo avere la capacità, anche, di interloquire sotto questo profilo, perché, alla fine, la tutela allAutorità giudiziaria, quando un fatto di reato è avvenuto, io voglio impedire che avvengano episodi, abbiamo il dovere tutti di impedire che avvengano episodi come quelli che hanno riguardato la vicenda dei termovalorizzatori”.
Ricordiamo che l’Enel è anche la società che dovrebbe costruire il rigassificatore a Porto Empedocle, alle spalle della Valle di Templi, Patrimonio Unesco, una delle aree archeologiche più belle del mondo, nonostante si tratti di un impianto ad altissimo rischio incidente (Direttiva di Seveso). Uno scempio annunciato su cui le istituzioni hanno chiuso entrambi gli occhi (eccezione fatta per Franco Battiato che nel suo breve periodo di assessore nella Giunta Crocetta, non aveva esitato a definire il progetto come un attentato al patrimonio culturale). E su cui la magistratura di Agrigento ora sta indagando. Pare che anche lì non tutte le imprese coinvolte abbiano le carte in regola…
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