IL GOVERNO NAZIONALE E IL GOVERNO REGIONALE USANO DUE PESI E DUE MISURE
Il Governo nazionale e il Governo regionale annunciano che il 70 per cento dei 23 mila precari degli enti locali dell’Isola potrà essere ‘stabilizzato’. I soldi, visto che la Regione è al verde, li tirerà fuori lo Stato. Non è un intervento di poco conto, visto che lo Roma dovrà approntare una cifra che oscilla tra i 220 e i 250 milioni di euro all’anno.
Solo due domande al presidente della Regione, Rosario Crocetta, e al ministro della Pubblica amministrazione, Giampiero D’Alia. Perché il 70 per cento dei precari e non tutt’e 23 mila? (sopra, il ministro D’Alia e il governatore Crocetta: foto tratta da siciliainformazioni.com)
La seconda domanda ci sembra ancora più interessante. Da una ricognizione effettuata nei mesi scorsi dal vice presidente dell’Ars, Antonio Venturino, abbiamo appreso che i precari, in Sicilia, escludendo i lavoratori forestali, sono circa 80 mila.
Nel conto rientrano i precari che lavorano negli uffici della Regione, nelle Province (che non sono state abolite, ma sono solo state lasciate senza soldi) negli enti e nelle società regionali e provinciali.
Solo a Palermo, per fare un esempio, ci sono i 2 mila e 800 dipendenti della Gesip e i circa 3 mila ex Pip. A cui si sommano tante altre sigle di precari sparse qua e là per la pubblica amministrazione siciliana.
La terza domanda che poniamo al presidente Crocetta e al ministro D’Alia è la seguente: perché stabilizzare solo una parte dei 23 mila precari siciliani e lasciare con il culo a mollo altri 60 mila precari?
La risposta è semplice: per Crocetta e D’Alia ci sono precari di serie “A” e precari di serie “B”.
Ai primi appartengono il 70 per cento dei precari degli enti locali che Governo nazionale e e Governo regionale intendono ‘stabilizzare’. Ai secondi appartengono i precari che il governatore Crocetta e il ministro D’Alia vogliono lasciare con il culo a mollo.
L’abbiamo già scritto e lo ripetiamo: la stabilizzazione di una sola parte di questi precari siciliani, abbandonando circa 60 mila precari al proprio destino è una follia tutta siciliana. Anzi tutta italiana.
La cosa più seria da fare è istituire un salario minimo garantito per tutti i precari siciliani. Dando la possibilità anche ai giovani disoccupati di accedervi. Prevedendo pesanti sanzioni per chi, godendo del salario minimo garantito, viene pescato a lavorare in nero.
Quello che Governo nazionale e Governo regionale intendono fare – e cioè ‘stabilizzare’ solo i ‘raccomandati’ degli enti locali – è un atto di profonda ingiustizia verso gli altri precari e verso gli altri disoccupati.
Ci rendiamo conto che in una Sicilia profondamente intrisa di cultura mafiosa, dove l’arbitrio è la regola, è duro dire alla politica: non devi ‘sistemare’ solo una parte dei ‘tuoi’ precari perché sono raccomandati e ti danno il voto, lasciando con il culo a mollo tutti gli altri. Ma noi abbiamo il dovere di dirlo.
Il provvedimento annunciato dal ministro D’Alia è immorale e sbagliato. Noi ci auguriamo che i 60 mila precari che rischiano di essere lasciati fuori da questa ‘stabilizzazione’ di precari raccomandati si ribellino.
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