Lo scontro prosegue ancora una volta a mezzo social. Non c’è pace nella coalizione di governo, tra gli attacchi trasversali attorno al talk show di Massimo Giletti, su La7, e le frizioni sempre più forti in casa forzista. Il presidente dell’Assemblea Regionale, Gianfranco Micciché, difende l’istituzione e ricorda al governo che i collegati sono iniziativa dell’esecutivo (scagliandosi neanche troppo velatamente contro il forzista Gaetano Armao). Il governo ribatte. Qualche giorno dopo, in una intervista a La Sicilia Micciché rilancia la guerra alla demagogia: «La Regione non funziona perché non ci sono concorsi da troppo tempo, il funzionario più giovane ha 52 anni». La colpa? «Siamo governati da Giletti» è il Miccipensiero, secondo cui, appunto, la politica sarebbe troppo influenzata da un certo tipo di giornalismo che ha ancora il suo piglio nell’opinione pubblica.
Il resto è scandito da due prime serate su La7, in cui il giornalista ribatte a Micciché, chiedendo man forte all’ex governatore, Rosario Crocetta e al deputato Udc Vincenzo Figuccia. Ma oltre gli scontri mediatici, i conti si fanno in Aula, dove lo scorso martedì è finalmente stato approvato il collegato, che contiene soltanto norme senza impegno di spesa, in attesa della parifica della Corte dei Conti, che potrebbe arrivare la prossima settimana. Le acque, nel frattempo, si sono calmate?
No. E a ricordare che lo scontro resta ancora in atto interviene ancora una volta il presidente dell’Assemblea Regionale, in una lettera aperta all’acerrimo nemico, Gaetano Armao, inviata ieri sera a mezzo social. «Egregio assessore Gaetano Armao – si legge -, mi chiedo quando porrà fine a questo bluff sui collegati. Come già comunicato in Aula nella seduta del 24 settembre scorso, ribadisco che i cosiddetti collegati non sono affatto frutto di alchimie assembleari, come lei continua a ripetere, ma sono stati pensati e voluti dal governo stesso, una precisa richiesta dell’esecutivo per consentire una rapida approvazione dei documenti finanziari principali ed evitare il ricorso all’esercizio provvisorio».
«Non è certo colpa del Parlamento – prosegue l’atto di accusa di Micciché – se per approvare la legge di stabilità sono passati oltre otto mesi. Si assuma la responsabilità delle scelte compiute e la smetta con questa farsa, un gioco a scaricabarile che di fronte ai siciliani certamente non la deresponsabilizza. È la prima volta, nella storia di questa Assemblea, che ad ottobre inoltrato gli strumenti finanziari sono solo sulle pagine dei giornali. Infatti il rendiconto 2018 non è stato parificato dalla Corte; non sono stati presentati l’assestamento di bilancio, il consolidato 2018, la nota di aggiornamento al DEFR, ed infine l’elaborazione del bilancio di previsione 2020-2022, che ovviamente non potrà essere esitato entro il 31 dicembre, visto gli incredibili ritardi di tutti gli altri strumenti finanziari. Assessore, glielo chiedo a nome dei siciliani, si disconnetta da Facebook e si occupi un po’ di più del bilancio della Regione».
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