Caos Biondo, Alajmo: «Stanco di prendere schiaffi» I dipendenti: «Ha cambiato il teatro, ora futuro nero»

«Non potevo continuare a prendere schiaffi da una parte e dall’altra». Sono parole amare quelle con cui Roberto Alajmo si è congedato dai dipendenti del teatro Biondo il giorno dopo le sue dimissioni da direttore. Un direttore fortemente voluto dal sindaco, Leoluca Orlando, ma che, come lamentano diversi dipendenti, non ha ricevuto dal Comune, così come dalla Regione, il supporto necessario, soprattutto sul piano economico. E proprio il piano economico è stato decisivo per la decisione dello scrittore, che ha lasciato alla richiesta da parte del Cda dell’ennesima riduzione dei costi. «Potete immaginare voi stessi che non potevo più rimanere – continua Alajmo – non perché il Biondo non abbia bisogno di una cura dimagrante, ma riducendo sempre il fieno i cavalli muoiono». 

L’ormai ex direttore ha voluto anche ringraziare tutti. E da parte dei dipendenti il sentimento di stima sembra essere ricambiato. «Sono senza parole – dice Patrizia Mannino, che lavora da anni allo Stabile – Noi non abbiamo debiti. Il nostro buco in banca è dovuto ai finanziamenti che non arrivano: sono stanziati in bilancio e non ce li danno. Siamo sotto di una cifra che abbiamo già impegnato e che mensilmente matura degli interessi. Interessi che ammontano attorno ai 300 mila euro all’anno». Il riferimento è al deficit di cinque milioni di euro, una somma coperta da quanto stanziato dalle Istituzioni regionali, ma che non è ancora arrivata nelle casse del teatro. «Dicono che siamo tanti – continua – ma se così fosse non dovremmo fare altri contratti esterni, invece ne facciamo molti. Sì, ci sono dei problemi, ma rispetto alla precedente gestione i miglioramenti ci sono e sono visibili, per questo a noi alla base di questo caso sembra un pretesto politico. Carriglio, il precedente direttore, ha lasciato lo Stabile con 1500 abbonati, al momento ne abbiamo più di cinquemila». 

E sul futuro dopo Alajmo il pensiero della dipendente non è dei più ottimisti. «Il futuro lo vediamo nero. Si parla di prepensionamenti, abbiamo un’età media molto alta e una decina di dipendenti andranno in pensione nel giro dei prossimi due anni. Si parla di accorpare più teatri, di unire gli uffici amministrativi, ma la reputo una cosa incredibile, mi sembra fantascienza. Forse Alajmo non ha accontentato tutti. Ma come si fa ad accontentare tutti? E non tutti possono lavorare in questo teatro Stabile, fare produzioni costa e bisogna tenere alta la qualità». «La politica deve rispettare e onorare gli impegni – sottolinea Maurizio Rosso, segretario della Slc Cgil, che da anni è impegnato sul fronte del Biondo – Comune e Regione stanziano i soldi? Devono erogarli allora in tempi utili, e a oggi non hanno tirato fuori un euro. Roberto Alajmo ha riportato a Palermo Emma Dante, una delle artiste più apprezzate nel mondo, ha creato la scuola, triplicato gli abbonamenti. L’unico errore che gli imputo è quello di avere tagliato l’integrativo aziendale, uno strumento necessario che se rinnovato avrebbe fatto risparmiare al teatro ben più dei 300 mila euro messi da parte togliendolo. Avrebbe inciso su elementi di produttività che fanno azzerare gli straordinari, risparmiare il teatro e produrre di più i lavoratori. Per il resto Alajmo ha fatto un buon lavoro, la politica no».

Gabriele Ruggieri

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