Canto Ninnarò è il presepe raccontato, rito in forma teatrale scritto da Vito Parrinello e dedicato a Salvatore Sciurba detto Turidduzzu, il sagrestano di una chiesa di un paese dell’entroterra siciliano. L’uomo di Dio portava sempre un librettino con le storie tratte dalla Bibbia e spesso le raccontava davanti alle immagini sacre, accendendo qualche candela, creando una magica atmosfera degli eventi. E la storia che più amava narrare era sempre quella del Natale, un poetico viaggio nell’immaginario popolare: «…vi vogghiu cuntari ‘na storia chi tuttu ‘u munnu canusci…». E anche stasera, alle 21.30, quel racconto rivive, nell’ultima replica, sul palco del teatro Ditirammu di Palermo.
La rappresentazione, infatti, illustra con racconti, canti e musiche la storia di Gesù, ripercorrendo i nove giorni che precedono la nascita, chiamati Novena. Ogni giornata è scandita dall’accensione di una candela da parte di Turidduzzu; momento centrale dello spettacolo è la rievocazione con il teatro delle ombre, del viaggio da Nazareth verso Betlemme, di Giuseppe e Maria e della nascita di Gesù, che si conclude con l’arrivo alla stalla dei Re Magi.
Dopo il teatro delle ombre e i festeggiamenti per la nascita lo spettacolo termina con un’antica ninna della tradizione popolare: il cantastorie porge le candele precedentemente accese ai musicisti. Alla fine della ninna, tutti insieme spengono i ceri per non disturbare il sonno di Gesù bambino. Questa stessa canzone apre lo spettacolo Martorio, di produzione sempre della compagnia Ditirammu, che racconta la passione, la morte e la resurrezione di Gesù Cristo, in un’ideale seconda parte di religiosità popolare. Lo spettacolo di Rosa Mistretta e Vito Parrinello va in scena dal 1995.
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