Turni cambiati agli operai all’ultimo minuto, orari modificati due volte consecutive, lavoratori con turni scollegati rispetto ai capi reparto. C’è un clima di forte preoccupazione al Cantiere Navale di Palermo, con l’ultima delle navi da crociera da riparare in porto e i timori di una nuova ondata di cassa integrazione. Le parti sociali puntano il dito contro la «disorganizzazione generale», che coinvolge anche gli orari di lavoro, che «non sono più certi».
L’Rsu della Fiom ha deciso oggi di proclamare due ore di sciopero a fine turno per i lavoratori dei reparti Fam e App, impiegati nel cosiddetto “turno 9-18”, colpiti da lunedì da modifiche improvvise dell’orario di lavoro. «Ai lavoratori che finivano ieri alle 22 è stato detto di tornare oggi al lavoro alle 7.30, contravvenendo all’obbligo delle 11 ore di riposo – denuncia Francesco Foti, Rsu Fiom dello stabilimento -. Dopo le nostre osservazioni, l’orario è stato modificato un’altra volta». Una situazione aggravata dalla imminente conclusione dei carichi di lavoro – l’ultima commessa terminerà a ottobre – e dalla mancanza di prospettiva. «A questo punto il cantiere è destinato a calare a picco per volontà di chi?» chiede il segretario della Fiom Cgil di Palermo, Angela Biondi.
Sui bacini di carenaggio ancora nessuna notizia da parte della Regione. Dal presidente Crocetta i sindacati aspettavano una convocazione mai arrivata per il bacino da 80mila tonnellate per l’offshore. Per l’altro da 150mila tonnellate, in manutenzione, occorrono ancora altri 70 milioni di euro, necessari a completare l’opera. Ma anche in questo caso del finanziamento, che dipende dal ministero delle Infrastrutture, «non abbiamo notizia» dice la Fiom.
Intanto lo scorso 31 agosto ha fatto il suo ingresso al Cantiere Navale la nave da crociera Msc Lirica, l’ultima delle quattro navi da trasformare in programma. Con il completamento di quest’ultima commessa, Palermo non avrà più carichi di lavoro. «Fincantieri in questi mesi ha distribuito carichi di lavoro a tutti i siti, garantendo operatività per altri 10 anni – spiega Foti -. Noi rimaniamo l’unico cantiere d’Italia senza più lavoro. Avevamo firmato un accordo per un orario più flessibile, con la garanzia di una continuità lavorativa per altri tre anni con le navi Msc e con i lavori ai cassoni del Mose di Venezia, che sono saltati. Le lamiere sono già state riportate indietro a Monfalcone. Di fatto l’azienda non sta mantenendo gli impegni presi. Questo si chiama razzismo industriale: il Sud al solito è penalizzato. Prima la Fiat, poi Ansaldo Breda, la Keller. E ora Fincantieri».
In vista della fine dei lavori, le tute blu del sito palermitano di Fincantieri, oggi in mobilitazione, temono la cassa integrazione. Dal sindacato fanno sapere che i lavoratori non accetteranno un altro periodo di Cig o proposte di ammortizzatori sociali.
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