Cantaluppi, grinta e medaglie La nuova leva? «Senza carattere»

Si è esibita davanti al pubblico del PalaCatania ottenendo moltissimi applausi e, soprattutto, conquistando la giuria internazionale: Julieta Cantaluppi ha dominato la scena della serata di ginnastica ritmica vincendo almeno una medaglia per ogni attrezzo e dando una mano all’Italia che alla fine ha conquistato il Trofeo Trinacria. Comasca, 26 anni, nel suo palmarès c’è una medaglia d’oro ai Giochi del Mediterraneo, ma anche la qualificazioni alle Olimpiadi di Londra 2012.

Ti aspettavi tutte queste medaglie?
«No, sapevo che se facevo bene potevo vincere; però dal pensare di far bene al far bene ce ne vuole».

Qual è la medaglia che ti senti di aver meritato di più?
«Quella del nastro, ho fatto meglio in questo attrezzo perché sono stata più grintosa e fluida nell’eseguire tutto l’insieme».

Le avversarie?
«Non le ho viste, so che Federica Febbo è una bravissima ginnasta, ho preparato con lei molte gare. È brava anche l’ucraina Anna Rizatdinova, che ha sbagliato parecchio al mondiale e dovrà andare alla seconda qualifica, ma sia lei che Federica possono qualificarsi per le Olimpiadi».

Cosa ti aspetta prima delle Olimpiadi?
«Il campionato italiano, diverse coppe del mondo e i campionati europei a cui mi sono qualificata l’anno scorso, quest’anno ci saranno le finali».

Come potrebbe andarti a Londra 2012?
«La finale è fra le prime 12, spero di far bene e poi… non si sa. Andrà bene se miglioro i miei risultati».

Hai visto le juniores? Quale potrebbe essere una promessa per la Nazionale?
«Non le ho viste, perché già mi riscaldavo. Comunque da quando sono senior ho visto tantissime bambine che non riescono, perché non hanno carattere o non hanno pazienza. Se non ce la fanno un anno magari smettono, invece di continuare e migliorare. Tante volte ho sentito che poteva esserci una ragazzina talentuosa da cui dovevo stare attenta perché poteva anche superarmi, però io ho continuato e molte no. La più brava fra loro credo sia Greta Merlo, ma ci vuole tanto lavoro e ancora non si può dire chi potrebbe veramente avere successo».

Roberto Quartarone

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