Canile degli orrori, arrivano imputazioni coatte Contestate associazione per delinquere e truffa

Arriva a una prima conclusione la vicenda del canile di San Giovanni Galermo, il cosiddetto «canile degli orrori» gestito dall’associazione Nova Entra: imputazione coatta per associazione per delinquere nei confronti del responsabile del gruppo Mario Bongiorno e del veterinario Antonio Seminara, dei funzionari dell’Asp Carmelo MacrìCarmelo Rubino, del dirigente dell’ufficio Ecologia e ambiente Rosario Puglisi e del responsabile dell’ufficio comunale antiabusivismo Gaetano Bonanno. A Mario Bongiorno viene contestata inoltre la truffa aggravata, anche al fine di conseguire soldi pubblici in concorso con Seminara.

L’indagine trae origine nel 2013 dal contributo del commissariato di polizia di Nesima, dal Nas dei carabinieri e da una task force del ministero della Sanità. Il tutto per verificare quanto denunciato da diverse associazioni ambientaliste che hanno raccontato di non poter entrare all’interno della struttura per verificare lo stato di salute degli animali. Nell’informativa, gli agenti di polizia spiegavano ai magistrati che l’associazione Nova Entra, presiediuta dal veterinario Mario Bongiorno, con la complicità dell’Asp e del Comune di Catania, si era appropriata indebitamente di diversi milioni di euro pubblici «in quanto non in possesso di nessun requisito giuridico previsto per ricevere i contributi dalla Regione Sicilia».

In un secondo momento, nel 2014, l’intervento degli uomini dell’Arma e del ministero ha messo in luce una serie di carenze tecniche, come l’assenza di una relazione sulle attività svolte e l‘inadeguatezza delle strutture che contenevano i cani. In particolare i box non erano costruiti con materiali idonei per essere facilmente disinfettati, nella pavimentazione vi erano ristagni di urina e acqua, la recinzione era strappata in modo da poter provocare ferite agli animali. Ma non solo. L’ambulatorio era sprovvisto di attrezzatura per il pronto soccorso e i farmaci presenti erano scaduti. I militari hanno avuto anche difficoltà a risalire al numero esatto degli ospiti a quattro zampe: «La struttura era una sorta di labirinto – scrivono i carabinieri – inoltre nei recinti non vi erano ripari adeguati e sufficienti per tutti i cani, il mangiare insufficiente, secco e frammisto agli escrementi: i recipienti con l’acqua non erano puliti e alcuni presentavano incrostazioni e muffe». 

Ma a destare particolare preoccupazione nei funzionari di Roma erano soprattutto le condizioni fisiche e psicologiche degli animali. «Quasi tutti i cani sono paurosi e poco socializzati al canile. Alcuni presentano stereotipie quali movimento di circolo (girano su sé stessi, ndr) nonché tremori intensi e atteggiamenti di forte paura, altri presentano comportamenti compulsivi e cercano una via di fuga o digrignano i denti». 

«Noi, in un primo momento, abbiamo fatto una denuncia solo di maltrattamento contro il canile, contro l’Asp e il Comune che per legge hanno l’obbligo di controllare il benessere degli animali», commenta Tania Cipolla, avvocata de L’altra zampa, una delle associazioni che ha fatto scattare le prime indagini. «Quando poi abbiamo visto anche gli atti del 2013, abbiamo scoperto un sacco di cose inquietanti: pur non avendo l’autorizzazioni Bongiorno produceva dei falsi eclatanti per avere i contributi». «Uno dei falsi più eclatanti – conclude Cipolla –  è stata la trasmissione di una cartina planimetrica assolutamente difforme dal canile». 

Mattia S. Gangi

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