Campo rom, assemblea cittadina sulle problematiche Comitati civici: «Indegno vivere in queste condizioni»

Da vent’anni una parte della riserva orientata di Monte Pellegino è occupata abusivamente da un gruppo di nomadi che ne hanno fatto un vero e proprio campo dove vivono. Le condizioni di vita sono eccessivamente precarie e i Comitati civici insieme alla Sesta circoscrizione chiedono all’amministrazione comunale di ripristinare subito la legalità nell’area. Si sono incontrati oggi pomeriggio a Sanlorenzo Mercato per un confronto aperto alla cittadinanza e per mostrare a tutti un video effettuato con un drone dove si evincono le condizioni drammatiche del campo. 

La zona della riserva occupata dai rom è la B, dove non è possibile edificare, non è possibile avere allacci per l’acqua calda e per le fognature. La corrente elettrica è un’altra incognita del campo, perché all’interno del campo c’è ma non si sa da dove arrivi. Prima dell’arrivo dei rom in quell’area c’erano cinque campi sportivi, quattro di calcio e uno da baseball. Le acque che ristagnano creano delle aree paludose e maleodoranti, la Rap il mese scorso ha prelevato dal terreno 450 tonnellate di rifiuti, cosa allarmante che fa sospettare ci sia una discarica abusiva. I rifiuti in eccedenza vengono spesso bruciati insieme a copertoni rendendo l’area irrespirabile in una zona che è limitrofa anche all’Ospedale Villa Sofia. Il campo si espande per 57 mila metri quadrati abitato da serbi e croati che hanno edificato strutture in legno e tufo.

Nell’arco dei vent’anni è stato fatto il tentativo di spostare il campo in altre zone della città come Ciaculli, purtroppo ci sono state ovunque rivolte a causa dei pregiudizi che si hanno nei confronti dei senza fissa dimora. «Noi non siamo razzisti, – dice Giovanni Moncada, presidente dell’associazione Comitati Civici – ma non pensiamo che siano queste le condizioni in cui essere umani possano vivere, manca la salubrità per loro e anche per noi. Abbiamo scritto a diverse istituzioni ma pare che nessuno vuole occuparsi di questa faccenda, ci chiediamo il perché».