Smantellato a Caltanissetta quello che guardia di finanza e carabinieri hanno ribattezzato sistema Salamanca. Principale protagonista l’ingegnere Giorgio Salamanca, dell’ufficio Tecnico, e i due funzionari, Armando Amico, architetto, e Salvatore Lanzafame, ingegnere. Secondo le indagini, i tre esercitavano il controllo sull’imprenditoria nissena. Salamanca, servendosi di un fitto reticolato di conoscenze derivante dal proprio ruolo nella pubblica amministrazione, sarebbe riuscito a pilotare l’aggiudicazione di appalti pubblici a favore di imprese edili «vicine» o, addirittura, a lui stesso riconducibili, come nel caso della società 2V costruzioni srl.
L’inchiesta – denominata Perla Nera – è stata illustrata, stamani, nel corso di una conferenza stampa alla presenza del procuratore aggiunto di Caltanissetta Lia Sava, del colonnello della guardia di finanza Luigi Macchia, del colonnello dei carabinieri Gerardo Petitto, del tenente colonnello delle Fiamme gialle Lello Pisani e del tenente colonnello dei carabinieri Federico Reginaldo. Sei le ordinanze di custodia cautelare ai domiciliari, firmate dalla gip del tribunale nisseno Maria Carmela Giannazzo. A essere tratti in arresto, oltre ai già citati Salamanca e Amico, sono stati il geometra del Comune di San Cataldo, Daniele Silvio Baglio, e i due imprenditori edili di Caltanissetta Calogero e Ivano Venniro – titolari della 2v costruzioni – e l’imprenditore san cataldese Salvatore Ficarra.
Per Lanzafame, invece, il tribunale ha disposto la sospensione dai pubblici uffici per un anno. Misura decisa anche nei confronti del geometra Salvatore Longo, pure lui a lavoro nell’ufficio tecnico del Comune. Ai fratelli Venniro, oltre la 2v costruzioni, è stata sequestrata anche una ditta individuale intestata a Calogero. Congelati i conti correnti delle persone indagate, per un valore complessivo di circa 1,5 milioni di euro. «Salamanca compiva atti contrari ai doveri di ufficio. Su 15 lavori dal 2011 al 2013 – ha dichiarato Lia Sava – risulta Rup e direttore dei lavori in sei situazioni». Le indagini sono state lunghe e complesse. «Attraverso l’analisi di banche dati sono stati effettuati accertamenti patrimoniali che hanno messo in relazione questi soggetti e le società che hanno eseguito i lavori», ha sottolineato il colonnello Macchia.
Attenzione a parte merita quanto succedeva al cimitero Angeli. «È un capitolo separato che dà l’idea di quello che accadeva all’ufficio tecnico – ha dichiarato il colonnello Petitto -. Siamo partiti dal ritrovamento di teschi e ossa e da un’indagine sul vilipendio dei sepolcri. Da qui acquisizioni documentali massicce dalle quali sono stati fatti dei riscontri sulle sepolture, tumulazione ed estumulazione e i corrispettivi pagati dai cittadini per questi servizi. Ci siamo resi conto – continua – che c’era un coinvolgimento pressoché totale delle società di mutuo soccorso che operavano ben al di là dei fini per i quali erano state costituite». Secondo gli inquirenti tali società avrebbero avuto altri scopi. «Agivano da operatori economici facendo commercio di queste sepolture – ha aggiunto il colonnello – costruendo nuovi loculi, gestendo i servizi e sostituendosi di fatto al Comune. Quest’ultimo ha affidato il servizio pressoché totalmente a queste società nel presupposto che non ci fossero posti comunali».
A Caltanissetta, dunque, se qualcuno muore i parenti devono rivolgersi ai servizi di queste società. Le sepolture, che risalgono a secoli addietro, non vengono rotate. «Dal 2006 il Comune fa una campagna di ampliamento del cimitero dando a questi soggetti la possibilità di costruire un numero esorbitante di loculi, di gran lunga superiore a quello previsto – ha spiegato Petitto -. Nel 2011, il Comune ha costruito quattrocento loculi e, anziché tenerli, li ha affidati nel giro di due giorni alle società, che a loro volta li hanno venduti a persone non decedute. Privando la collettività di quella disponibilità di cui qualsiasi Cha bisogno per gestire le sepolture».
Sull’inchiesta, il sindaco di Caltanissetta, Giovanni Ruvolo, si è detto «incredulo» e ha auspicato che i fatti «vengano immediatamente chiariti dai diretti interessati in modo definitivo». Ruvolo ha poi detto che se le accuse dovessero essere confermate, il Comune si costituirà parte civile in un eventuale processo.
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