Capita di rado di parlare con una persona che non conosci e sentirti subito in sintonia: mi riferisco alla chiacchierata che ho avuto con Giordano Pantano, calciatore originario di Catania. Classe ’92, Pantano è un terzino sinistro, all’occorrenza anche ala. Uno di quei calciatori che appartiene alla sempre più folta schiera di atleti emigrati all’estero. È il primo calciatore italiano a giocare in Islanda, la tanto citata Islanda, arrivata alla ribalta internazionale grazie al suo eccezionale Europeo, la scorsa estate.
Ma questa terra è un covo di storie bellissime (vi ricordate quando vi parlai del portiere dell’Islanda che prima faceva il regista?), di usanze e tradizioni a non finire. E anche il calcio vive di peculiarità tali da meritare di essere raccontate. E quando si parla di calcio in Islanda, mi dice Giordano, spesso il discorso finisce con un «non pensavo che in Islanda il calcio fosse così importante», da parte di chi lo ascolta. Estasiato.
Ma com’è finito Giordano Pantano in mezzo ai geyser? Andiamo con calma. Da ragazzo lascia la sua Catania: entra nelle giovanili della Lazio, dove si ritrova in squadra con gente come Onazi e Cavanda, lì intravede l’astro nascente della Lazio di oggi, Danilo Cataldi. In quegli anni incontra anche il calciatore più forte con il quale afferma di aver giocato: Alessandro Florenzi.
Successivamente inizia il suo tour in Lega Pro per fare esperienza, per diverse stagioni si divide tra Sorrento, Pro Patria, Lucchese e Lumezzane. Accumula oltre cento presenze, destando l’interesse del Chievo. Ma qualcosa comincia a incrinarsi: le situazione calcistica italiana non è felice e, anche a causa di ambienti non proprio ottimali (memorabile quando fu allenato da un allenatore che scagliava mazzi di chiave contro i giocatori), si crea una frattura tra Giordano Pantano e l’Italia. La goccia che fa traboccare il vaso è uno dei soliti giochetti che spesso si vedono nelle stanze nascoste del calcio: una promessa di rinnovo contrattuale non mantenuta, per poi essere spodestato da un giocatore che viene impiegato in tutt’altro ruolo. Un caso che non segue una logica, se non quella delle conoscenze personali.
E allora Giordano, da sempre con lo zaino in spalla, si chiede se sia il caso di giocare nelle serie minori italiane (e mendicare per fare il lavoro che ami) o invece raccogliere quella proposta: un giorno il suo procuratore gli comunica che il Selfoss, squadra di Serie B islandese, cerca un terzino sinistro.
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