Catania, Pietro Lo Monaco annuncia le dimissioni «Via appena la proprietà designerà un sostituto»

La notizia del giorno giunge quando l’incontro con i giornalisti era iniziato da quasi mezz’ora ed è un fulmine a ciel sereno. «Questa è l’ultima conferenza stampa a cui partecipo. Mi dimetto ufficialmente – precisa Pietro Lo Monaco – da direttore generale del Catania. Non abbandonerò la proprietà, fino a quando non designeranno una persona che possa sostituirmi, ma non me la sento più di sopportare tutto quello che sta avvenendo. Preferisco mettermi da parte». Affermazioni pesanti e dal carattere definitivo, alle quali segue una riflessione sul futuro. «L’augurio mio, sereno e sincero, è che il Calcio Catania non muoia, dopo che la maggior parte del percorso di risanamento è stato compiuto». 

L’analisi sui conti societari ha caratterizzato la lunga riflessione del dirigente etneo. «Non ci dovrebbero essere problemi a chiudere l’annata in maniera decente. La società – prosegue il direttore uscente – ha una vita delineata. Torre del Grifo va avanti da sola, il Catania tra soldi che deve incassare per i trasferimenti e i crediti che vanta con l’Agenzia delle entrate (circa 1 milione di euro, ndr) può superare tutte le difficoltà che si presenteranno». La necessità di guardarsi attorno, però, resta: «La proprietà attuale  – ammette Lo Monaco – ha il dovere di prendere in considerazione eventuali proposte concrete. In questi ultimi tre anni, però, ho rivalutato Pulvirenti e ho visto quanti sforzi ha fatto, pur non avendo molte disponibilità. Ho rivisto nuovamente quel tifoso appassionato che soffriva per la sua squadra».

Le dimissioni di Lo Monaco dal consiglio di amministrazione, all’interno del quale ricopre la carica di amministratore delegato, dovranno affrontare un iter diverso, con la riunione del cda e l’eventuale ratifica. La strada, però, è ormai segnata: si tratta di una scelta legata, a suo dire, a problematiche di natura ambientale che non sono più risolvibili. «Nel 2016, al mio ritorno, il Catania era fallito. In tre anni, con le proprie forze economiche, la società è passata da un passivo di 15 milioni di euro a – 4 milioni, rappresentati per lo più da debiti dilazionati con l’agenzia delle entrate. Adesso si tratta di un’azienda appetibile: abbiamo ricostruito il settore giovanile, ripristinato Torre del Grifo Village. Il Catania dà da mangiare a quasi 700 persone: siamo una realtà grande e abbiamo mantenuto tutto questo da solo, con le nostre forze, senza prendere punti di penalizzazione». 

I problemi non mancano: «Abbiamo un monte debiti da affrontare: in questi tre anni abbiamo speso un totale di 22 milioni di euro per non fare fallire la squadra, costruendo rose con 3,5 milioni lordi l’anno e, nonostante tutto, andando molto vicini alla promozione. Non si può – tuona Lo Monaco – parlare di fallimento». Un discorso che riguarda il nodo World Service: «La stampa dà voce agli sciacalli. Una determinata società, nel periodo di mia assenza, ha maturato 700/800 mila euro di contratti annui. Tre milioni e passa di euro: dall’oggi al domani abbiamo ricevuto un messaggio di dimissioni dall’incarico e ci siamo rimboccati le maniche, per mettere in piedi un servizio di sicurezza che potesse gestire lo svolgersi degli eventi. Contro la Casertana avevamo procurato 37 steward, più 20 vigilantes e 20 ausiliari: non erano sufficienti, perché la gara era ritenuta ad alto rischio».

Non mancano anche le stilettate al sindaco Salvo Pogliese. «Abbiamo risposto a un comunicato inopportuno, dando disponibilità a qualsiasi incontro. Il Comune – ribadisce Lo Monaco – in questi anni ha goduto del Catania che, conti alla mano, ha pagato oltre 10mila euro per la pubblicità, più le spese per la pulizia e il manto erboso. Ci è stato consegnato uno stadio fatiscente di ogni cosa. Abbiamo bisogno di aiuti fattivi, non di chiacchiere. Abbiamo anche dovuto comprare gli annaffiatoi per il campo». Stoccata anche agli ultras delle curve: «Sono diventati protagonisti grazie al Catania, facendo atti fuori dalla norma. Dovrebbero spiegare come mai vengono al campo solo per gridare Speziale libero, costringendoci a pagare multe di 3-4 mila euro a partita per 19 partite. Questo è amore?».

Le ultime considerazioni, invece, riguardano l’aspetto tecnico, con una squadra che sembra ormai alla deriva. «Ci siamo sciolti come neve al sole. Abbiamo una rosa ben pagata per la categoria, ma il rendimento non è stato consono al loro valore. Anche la dovrebbe esistere un meritometro. Alla fine i giocatori non perdono né retrocedono mai: a rimetterci alla fine è sempre la società. Calciatori che prendono fior di quattrini vengono considerati lavoratori dipendenti, con carichi fiscali raddoppiati per la società. Errori? La mancata conferma di Lucarelli due anni fa – ammette Lo Monaco – anche se al suo posto avevamo scelto un tecnico che aveva appena vinto il campionato». 

Giorgio Tosto

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