Tempo di presentazioni, in casa Calcio Catania. Dopo le parole del tecnico Andrea Camplone è stato, stamane, il turno di Jacopo Furlan e Nana-Addo Welbeck Maseko. Il primo, portiere di 26 anni ex Trapani e Catanzaro, ha firmato un contratto biennale con la società di via Magenta: il mediano, invece, si prepara alla sua prima esperienza in Serie C dopo essere cresciuto nei vivai di Brescia e Atalanta e avere giocato per Odense (Danimarca), Nk Krka (Slovenia) e Mladost Kakanj (Bosnia).
Furlan ripercorre le modalità del suo arrivo a Catania dopo che, dodici mesi fa, le trattative erano sfumate a causa del mancato ripescaggio in Serie B degli etnei. «Sono arrivato con un annetto di ritardo – ha detto il portiere veneto – rispetto a previsioni e speranze. Fortunatamente l’opportunità si è ripresentata anche nel corso di quest’estate e l’ho colta al volo. Essere il primo acquisto rimarca la fiducia della società nei miei confronti. Non c’è stato molto a cui pensare». Furlan è poi tornato sull’estate del 2018: «È stato un periodo particolare, in cui ho compiuto una rischiosa scelta personale, rifiutando diversi club per provare ad aspettare il Catania a tutti i costi. La cosa mi si è ritorta contro e sono rimasto senza squadra fino a novembre. Adesso, però, siamo qui. Questa estate – rimarca l’atleta – la proposta rossazzurra è stata concreta fin da subito e ho scelto di non attendere oltre. Non me la sono sentita di rifiutare gli etnei per la B»
Su Nana Welbeck c’è anche l’ironia di Pietro Lo Monaco che ammette: «Parla meglio lui in italiano di me». Il calciatore italo-ghanese precisa: «Sono in questo Paese dal 2003: ho giocato qui dieci anni prima di andare all’estero, quindi mi considero pienamente italiano. Ringrazio la società – prosegue il calciatore – per avermi dato questa opportunità. Cercherò di dare il massimo e di rispettare quelli che sono i nostri obiettivi». In merito alla posizione in campo: «Sono a completa disposizione di mister Camplone. A centrocampo non ho problemi, posso giocare sia come play-basso che da interno. Negli ultimi anni, comunque, ho agito più nella prima posizione». Sulle esperienze all’estero, Welbeck conferma: «Dalla Danimarca ho portato con me più corsa e aggressività. Torno in Italia comunque con molta più esperienza di campo: quella che mi mancava a livello giovanile».
In coda c’è il consueto punto dell’amministratore delegato rossazzurro Pietro Lo Monaco che precisa con forza l’azione di mercato fin qui condotta dalla società. «Riteniamo di avere messo in piedi un organico ancor più importante dello scorso anno. Ci proporremo anche noi, al pari di altre quattro-cinque realtà. Ci sarà – prosegue il direttore – un’ammazza-campionato come il Bari, assieme ad altre squadre che se la giocheranno: noi, il Catanzaro, la Reggina, la Ternana e il Teramo. Senza considerare, ovviamente, le eventuali outsider come il Potenza dello scorso anno». In merito al mancato acquisto del difensore Salvatore Monaco, il dirigente etneo precisa: «Non è mai stato a Torre del Grifo. Abbiamo trattato il calciatore col Perugia: lui ha mostrato gradimento, salvo poi andare in ritiro con gli umbri e fare un passo indietro. Gli abbiamo poi fatto una proposta di contratto che ha rifiutato. Una buona società – afferma però Lo Monaco – non rimane mai ferma a un unico obiettivo. Ci faremo trovare pronti».
Parole importanti, infine, per un altro grande ritorno come Andrea Mazzarani, tornato in rossazzurro dopo un anno a Salerno. «È un calciatore che c’entra poco in questa categoria: ha tecnica, forza, agonismo, resistenza e senso del gol. È andato via – prosegue il direttore – solo perché era in scadenza e ha preferito fare il salto in B. Appena si è data la possibilità di valutare il suo rientro non ce lo siamo fatto dire due volte. Lui si sente parte integrante di questa squadra, ci ha fatto piacere accoglierlo a braccia aperte». Un pensiero finale sullo stato del calcio siciliano: «Palermo e Siracusa scomparsi? Fa male al cuore – afferma Lo Monaco – il nostro tessuto economico fa fatica a supportare il calcio professionistico. Noi però ci siamo: questo ci dà orgoglio e ci spinge a fare sempre meglio».
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