«Questi ritardi stanno diventando molto frustranti. Sigi continua a dire di avere accettato il contratto e poi lo cambia. Vogliono di più da noi, ma vogliono darci meno garanzie su ulteriori debiti nascosti che potremmo trovare dopo la chiusura dell’affare». Il possibile acquirente del Calcio Catania, l’avvocato italo-statunitense Joe Tacopina, rompe il silenzio che lo ha contraddistinto in questi mesi. Il tema rimane sempre lo stesso: i debiti. E pure le complicazioni di questa lunga trattativa che ha visto la firma del contratto preliminare slittare di una settimana da sabato 9 al 16 gennaio. «Noi saremo alla vecchia maniera, ma teniamo ancora alla riservatezza» è la piccata risposta che giunge da Giovanni Ferraù, presidente di Sigi spa, attuale proprietaria del club. Tra le righe Ferraù non le manda a dire, sottolineando come gli imprenditori locali rivendichino «dignità» in una «cessione, che non è una donazione». Che, tradotto, significa la necessità di avere opportune certezze sul rientro dell’investimento – per alcuni ingenti – fatto finora.
«Mi sto sobbarcando più di 40 milioni di euro di debito legati alla precedente proprietà. Con 40 milioni di euro si può acquistare una squadra di Serie A come il Parma, ma io sono disposto a pagarli per il mio amore per la Sicilia, il Catania, la città e i tifosi. Sono sicuro che in un modo o nell’altro prenderemo il Catania e lo riporteremo nella posizione che merita. Ma aspetto una risposta da Sigi per vedere se firmeranno l’accordo che hanno già detto di accettare». La spa etnea, dal canto suo, ne fa una questione di tempi stretti e di poco piacevole pressione. «Il 29 dicembre abbiamo raggiuto un accordo di massima, decidendo di firmare il preliminare giorno 9 gennaio – spiega Ferraù – Due giorni prima, il 7 gennaio, ci è giunta una bozza di contratto discussa l’indomani durante una riunione di otto ore alla fine della quale si è deciso di rivedere alcune clausole. Ci è stata data piena disponibilità e solo ieri sera alle 19.30 è giunta una nuova formulazione del contratto».
E proprio il tempismo ha sempre fatto parte di questa storia, compresa la data del 29 dicembre in cui, oltre a trovare l’accordo di massima, è venuto fuori anche un creditore imprevisto – a cui fa riferimento Tacopina nella sua nota – che si è palesato alle 20 con una pec che rivendica 119mila euro di euro di crediti. Ancora una volta, una questione di soldi incerti. Come incerto sembrava essere da troppo tempo anche il reale impegno economico del gruppo rappresentato da Tacopina. Dubbio che adesso anche la Sigi sembra ammettere a mezza bocca, se ben si traduce un’altra dichiarazione di Ferraù: «La verità è che l’intenzione di Sigi è cedere il Calcio Catania a un investitore che ha potenzialità importanti».
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