Calciatore punito per la maglia pro-Speziale «A rischio la libertà d’espressione»

In Italia la libertà d’espressione e di pensiero dovrebbe essere garantita dall’articolo 21 della Costituzione, ma purtroppo non sempre la legge è uguale per tutti. E secondo me, ultimamente, accade molto spesso che questo diritto sia negato.

È accaduto questa settimana a Pietro Arcidiacono. È un ragazzo di 24 anni catanese che fa il calciatore. Gioca nel Cosenza, in serie D e domenica scorsa ha festeggiato il suo goal mostrando una maglietta con su scritto: Speziale innocente.

Il riferimento è ad Antonino Speziale, dello stesso quartiere catanese di Arcidiacono, di recente condannato in via definitiva ad otto anni di reclusione per l’omicidio dell’ispettore di polizia Filippo Raciti durante gli scontri della partita Catania–Palermo del 2007.

Per la sua solidarietà al ragazzo in molti si sono indignati, la vedova Raciti lo ha attaccato duramente e ne ha chiesto le scuse. Scuse che peraltro sono arrivate quasi subito e subito sono state accettate dalla moglie del poliziotto. Ma non finisce qui e arriviamo al punto. Al giovane Arcidiacono è stata inflitta una doppia punizione: da una parte  il giudice sportivo ne ha deciso la squalifica fino al luglio del 2013, dall’altra il questore di Cosenza ha deciso tre anni di daspo.

È una misura introdotta nel 1989 al fine di contrastare il fenomeno della violenza negli stadi di calcio che quindi vieta a chi è ritenuto pericoloso di poter accedere nei luoghi delle manifestazioni sportive. Ma qui non si tratta di questo. Il calciatore catanese non è stato protagonista di azioni violente né ha incitato altri a compierle, ha solo espresso un’opinione.

Le proteste e gli appelli di Arcidiacono perché non gli venisse stroncata la carriera, dopo alcuni giorni sembrano siano state ascoltate, almeno dal questore che ha parzialmente fatto un passo indietro. «Considerato che è l’attività lavorativa dalla quale il calciatore trae i mezzi di sussistenza, autorizza lo stesso alla preparazione fisica e atletica e a disputare, se convocato, le gare del Cosenza calcio», scrive in una nota.

Non lo stesso si può dire per il giudice sportivo contro cui il giovane, con il supporto della squadra, sta presentando un ricorso.

Ma qual è la colpa di Arcidiacono? La sua è e rimane un’idea personale e per questo è stato punito, senza che però, almeno ufficialmente, esprimere opinioni rappresenti un reato. Mi viene il dubbio che tutto sia montato perché la vittima è un ispettore di polizia.

Che dire allora di tutti i nostalgici del fascismo che inneggiano al duce o fanno il saluto romano quando ne hanno occasione? Anche l’ex calciatore laziale Paolo Di Canio si è distinto per avere salutato la curva dello stadio Olimpico di Roma con il braccio teso.

Non mi risulta che nessuno sia mai stato punito per questo, a Predappio organizzano anche riunioni molto partecipate, eppure questo sì che è un reato: apologia al fascismo. Previsto sin dal 1952 dalla cosiddetta legge Scelba, prevede l’arresto dai 18 mesi a 4 anni.

Emma

Redazione

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