“L’istruzione – ci ricorda Oscar Wilde – è cosa ammirevole, ma ogni tanto ci farebbe bene ricordare che non si può insegnare quel che veramente vale la pena di conoscere”.
Di certo non ci sembra interessante conoscere – e soprattutto far conoscere agli studenti siciliani – le balzane esternazioni del nuovo sindaco di Trapani, Vito Damiano, e dell’assessore regionale alla Pubblica istruzione e alla Formazione professionale, Mario Centorrino (che comunque ha smentito: già è diverso).
Il neo sindaco di Trapani firma il seguente autogol: Mafia? Meglio non parlarne perché le si dà importanza e poi i giovani si spaventano”. Segue a ruota una dichiarazione di Centorrino: Sono orgoglioso a proposito delle affermazioni dal sindaco di Trapani, Vito Damiano, sullinopportunita di parlare di mafia nelle scuole, e sulla opportunita, invece, che in tutti gli istituti di istruzione della Sicilia si realizzino progetti educativi per la diffusione della cultura della legalità”.
Qui se c’è qualcosa di “inopportuno” sono proprio queste dichiarazioni. Parole che, al di là del giudizio morale, sono prive di senso logico. Da decenni ci si impegna per convincere che non bisogna avere paura dei mafiosi e che, anzi, bisogna denunciarli alle autorità: poi arriva il neo sindaco di Trapani e dice che i giovani “hanno paura”. Quindi l’assessore Centorrino che si complimenta con sindaco di Trapani. Poi lo stesso Centorrino che smentisce.
Che dire? Che quel che vale la pena di conoscere, spesso, non si può insegnare. Mentre certi insegnamenti il sindaco di Trapani potrebbe tenerseli per sé. Soprattutto trattandosi del primo cittadino di un Comune – Trapani – dove la mafia è da sempre fortissima. Quella del neo sindaco è stata una sortita infelice. Che, però, potrebbe essere ‘letta’ in modo un po’ ‘diverso’ dai mafiosi. Che, a Trapani e provincia, lo ribadiamo, non mancano di certo. Noi ci auguriamo che le parole del neo sindaco Damiano siano solo un errore.
Quanto a Centorrino, beh, noi diamo per buona la sua smentita. Anche se non possiamo dimenticare che, qualche mese dopo il suo insediamento, lanciò l’invito a non leggere più Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Leonardo Sciascia e Andrea Camilleri, scrittori siciliani che, a suo dire, portavano “sfiga”.
Possiamo dare un modesto consiglio a Centorrino? Ogni volta che ha voglia di rilasciare una dichiarazione, se la faccia passare…
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