L’orto? Si può fare anche in balcone L’esperta: «Basta sapersi accontentare»

Peperoni, cipolle e zucchine al posto dei gerani. Non ci sono limiti di colture e di età per avere un orto nell’appartamento in città ed assicurarsi la freschezza degli ortaggi che arrivano sulla propria tavola. «Serve solo un po’ di volontà e un balcone», dice Marianna Martorana, agronoma e insegnante del corso di orto in vaso che si è da poco concluso al Museo dell’erboristeria di Via Crociferi a Catania. Non importa se lo spazio è piccolo: basta adattare le proprie aspettative e ricordare che si possono sfruttare anche muri e ringhiere. Perfetti, per esempio, per piante come pomodori, fagiolini e melanzane che crescono in verticale.

Per cominciare servono semini o piantine da trapiantare e gli attrezzi base. Una paletta, un rastrello, una zappetta bifronte e delle cesoie ben affilate. «Il taglio deve essere netto per potersi rimarginare più facilmente e non permettere l’insorgere di malattie – spiega l’agronoma – Perché per la pianta è sempre una ferita». Da non dimenticare l’annaffiatoio, che può essere sostituito da una semplice bottiglia e uno spruzzino, e i guanti. «Anche se è meglio il contatto diretto con la terra e sporcarsi le mani», consiglia l’esperta.

Il balcone dev’essere esposto alla luce per almeno quattro – sei ore. Le esposizioni migliori sono quelle a sud-est e sud-ovest perché garantiscono molte ore di luce, ma l’importante è trovare il posto adatto al tipo di pianta nel proprio terrazzino. Scegliendo per esempio il lato più esposto al sole per ortaggi come zucchine e pomodori, che necessitano di tanta luce.

I vasi possono essere di terracotta o plastica. Per i primi il vantaggio è che permettono la traspirazione, però sono più pesanti e la terra si asciuga prima. Quelli in plastica sono invece più leggeri, costano meno e possono essere colorati. In generale si dovrebbero evitare quelli troppo piccoli. Ed è importante che presentino dei fori sul fondo per permettere il drenaggio dell’acqua. «Troppa acqua – spiega Martorana – provoca l’asfissia radicale, la pianta non respira e inoltre il ristagno stimola la formazione di funghi, la presenza di insetti e l’insorgenza di malattie». Ma una volta garantito il drenaggio, mettendo per esempio argilla espansa o cocci di terracotta sul fondo del vaso, ci si può sbizzarrire con i contenitori. Per alcune piante si possono perfino usare le lattine.

Fondamentale è garantire la giusta proporzione tra acqua e aria. Per questo il terriccio ideale è quello universale: soffice, ricco di porosità e leggermente acido. «Si trova nei negozi specializzati in giardinaggio, meglio evitare quello venduto nei supermercati», afferma l’agronoma. E per migliori risultati basta seguire qualche accorgimento: non mettere mai le piante troppo vicine e non piantare la stessa tipologia di ortaggi nello stesso vaso per non esaurire le sostanze nutritive della terra. «Variare serve anche ad allontanare il rischio che le malattie si trasformino in vere e proprie epidemie», spiega Martorana.

«Coltivare nel terreno è più facile – continua – perché il terreno corregge i nostri errori. In vaso, invece, ogni sbaglio si vede». Ma l’agronoma assicura che non bisogna scoraggiarsi. «E se si è molto pigri si può iniziare con le piante aromatiche, che si autogestiscono e che necessitano di poche cure. Bisogna solo annaffiarle, potarle all’occorrenza e riconoscere l’insorgenza di malattie», consiglia.

Alla prima zucchina e all’arrivo del primo peperone, la soddisfazione che ripaga ogni minima fatica è assicurata. Dedicarsi all’orto, inoltre, è un’attività antistress che coinvolge i sensi: la vista, l’olfatto, grazie a fiori e piante aromatiche, il tatto tramite il contatto con la terra, e quello del gusto, a risultato ottenuto. Un’attività che può essere fatta insieme agli altri, soprattutto ai bambini. «È stato provato che i bambini, di solito non amanti delle verdure, mangiano molto più facilmente gli ortaggi che hanno coltivato», racconta Martorana. «E poi se in ogni balcone ci fosse un piccolo orto l’aria della città sarebbe più buona. E i balconi più belli». Parola di esperta.

Agata Pasqualino

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