Buzzanca ‘schiodato’ da Sala d’Ercole

Oggi pomeriggio l’Assemblea regionale siciliana ha dichiarato il parlamentare del Pdl, Giuseppe Buzzanca, incompatibile con il ruolo di Sindaco di Messina. Al voto si è arrivati dopo un iter travagliato che l’Aula, in tutti i modi, ha cercato di evitare.

Giuseppe Buzzanca, adesso, dovrà lasciare Sala d’Ercole per dedicarsi solo alla ‘sua’ Messina. Nelle condizioni in cui è giunto il suo caso, infatti, non ha più la possibilità di optare per l’una o l’altra poltrona. Potrà fare solo il sindaco della città dello Stretto.

Una vicenda complicata, quella di Giuseppe Buzzanca, un politico espressione di quella ‘casta’ che non ne vuole sapere di mollare le poltrone che occupa. Anche quando due di queste poltrone – quella di Sindaco di Messina e quella di parlamentare regionale – sono dichiaratamente incompatibili.

La Corte Costituzionale, è noto, ha fatto chiarezza su questo tema. Specificando che il Sindaco di una grande città non può svolgere contemporaneamente il ruolo di parlamentare. Principio che si applica anche in Sicilia, se è vero che quello della nostra Isola è un parlamento a tutto gli effetti. Anzi, per essere precisi, uno dei più antichi parlamenti del mondo. La pronuncia della Consulta non impensierisce Buzzanca, che si ritrova ad essere Sindaco di Messina e parlamentare regionale del Pdl. Come vedremo, se il parlamento siciliano so fosse comportato con eleganza si sarebbe evitata tutta questa girandola di pronunciamenti da parte di Tribunali civili e Tar (Tribunale amministrativo regionale).

Ma all’Assemblea regionale siciliana l’eleganza non è di moda. Semmai è in voga qualcosa che somiglia al contrario dell’eleganza: quancosa che noi decidiamo di non definire, ma che lasciamo immaginare ai nostri lettori. Come già accennato, Buzzanca decide di tenersi entrambe le poltrone. E a questo punto che entra in scena un battagliero avvocato di Messina, Antonio Catalioto, che ama fare le battaglie politiche non per le poltrone, ma per la passione politica vera, allo stato puro. Tanto per capirci è il personaggio che sta lanciando una petizione per fare in modo che l’Ars non venga sciolta anticipatamente prima che Roma non riduca da 90 a 70 il numero dei parlamentari. Sempre per la cronaca, l’avvocato Catalioto è la stessa persona che ha ‘provocato’ la già citata sentenza della Corte Costituzionale che ha sancito l’incompatibilità tra ruolo di Sindaco e di parlamentare. E’ Catalioto che, sostanzialmente, arma una ‘turilla’ su questa vicenda, costringendo Buzzanca a finire davanti il Tribunale civile di Palermo. Questo succede lo scorso aprile. Il Tribunale di Palermo dà torto a Buzzanca e lo dichiara incompatibile.nDimissioni, allora? Neanche per sogno. Buzzanca non si dà per vinto. E presenta ricorso in Corte d’Appello. Il ricorso, ovviamente, blocca gli effetti del giudizio di primo grado. Insomma: Buzzanca pareggia: 1 a 1. Neanche Catalito si dà per vinto. E presenta un ricorso alla commissione verifica di poteri dell’Assemblea regionale siciliana.

Presidente dell’Ars è Francesco Cascio, anche lui Pdl, compagno di partito dello stesso Buzzanca. Insomma, uno della ‘casta’, al pari del Sindaco-deputato di Messina. Morale: Cascio comincia ad ‘annacarsi’ il ricorso dell’avvocato Catalioto. A questo punto, visto che Cascio non ne vuole sapere di far pronunciare Sala d’Ercole sul ‘caso Buzzanca’, l’avvpcato Catalioto presenta ricorso al Tar Sicilia. E qui arriva la sorpresa: caso unico nella storia dell’Autonomia siciliana, il Tar Sicilia, con apposita ordinanza, ‘ordina’ – la parola è proprio questa – al presidente dell’Ars, Cascio, di mettere all’ordine del giorno la vicenda Buzzanca. In altre parole, la seduta  di oggi dell’Ars non è stata convocata ‘liberamente’ dal presidente dell’Assemblea regionale siciliana, ma è stata, di fatto, voluta dal Tar, che ha imposto al parlamento siciliano di esaminare e votare sul ‘caso’ Buzzanca. Una cosa, lo ripetiiamo, che nel parlamento siciliano non si era mai vista.

Il parlamento siciliano ha così votato. E ha dichiarato Buzzanca incompatibile.

La particolarità di questo ‘caso’ sta anche nel fatto che, adesso, Buzzanca non potrà più optare. Non potrà, cioè, scegliere se restare Sindaco di Messina o deputato regionale. Potrà soltanto – se lo vuole – fare il Sindaco della Città dello Stretto. In pratica, con la sentenza di primo grado formulata dal Tribunale civile di Palermo, è come se Buzzanca avesse già optato per il ruolo di Sindaco. Oggi, l’Ars, più che dire sì all’incompatibilità di Buzzanca tra Sindaco e parlamentare regionale, ha ‘schiodato’ lo stesso Buzzanza dallo scranno di Sala d’Ercole. Come opportunamente abbiamo scritto nel titolo di prima pagina.

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Redazione

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