«Non voglio farne una questione politica ma non posso non incazzarmi a livello amministrativo: un conto è essere solidali ma un conto è passare sempre per deficienti». Con queste parole il sindaco leghista di Gallarate Andrea Cassani, in provincia di Varese, commenta la ripartizione dei fondi tra i Comuni italiani per la solidarietà alimentare. Una fetta complessiva di aiuti che vale 400 milioni di euro, distribuiti ai quasi ottomila sindaci italiani tenendo conto di due parametri specifici: per l’80 per cento vale la popolazione residente e per la parte restante, pari a 80 milioni di euro, la distanza tra il reddito pro capite di ciascun Comune e la media nazionale per l’anno d’imposta 2017. I territori economicamente più forti prendono meno di chi è maggiormente in difficoltà.
Così a Gallarate, 53mila residenti, andranno 282mila euro, mentre ad Acireale, 52mila residenti, 440mila euro. Com’è possibile? Nel caso di Gallarate, come messo nero su bianco nell’ordinanza firmata dal capo dipartimento della Protezione civile Angelo Borrelli, non viene indicata nessuna cifra nella casella che si basa sulla ripartizione del reddito. Ecco il motivo della differenza. Il sindaco di Gallarate però non ci sta e oltre al Comune etneo cita, con tanto di post su Facebook, il caso di Ercolano, in Campania: 52mila abitanti e un aiuto pari a 492mila euro.
«Chi difende una ripartizione del genere è evidentemente in malafede e soprattutto non rispetta i propri concittadini – scrive Cassani – Ci sarà chi dirà che questi soldi non sono equamente divisi tra tutti i cittadini; fatto sta che il criterio utilizzato per la ripartizione è proprio il numero di abitanti e non ci sono nei criteri di distribuzione valutazioni puntuali sullo stato di povertà o indigenza». Parole a cui ha risposto il primo cittadino di Acireale Stefano Alì. «Poi ci stupiamo dell’opposizione della Germania – scrive su Facebook – all’emissione di bond a tutela di tutte le nazioni. Se guardate le tabelle noterete come Comuni a noi molto vicini e di popolazione simile hanno avuto contributi differenti, perché più o meno poveri. Non ho sentito nessun sindaco lamentarsi».
Proprio dopo l’annuncio della misura a tutela degli indigenti si era scatenato anche il leader della Lega Matteo Salvini, dividendo la somma totale per il numero di abitanti dell’Italia e ricavando così una sorta di media procapite. Operazione priva di fondamento anche perché, come si legge nei documenti, i buoni spesa non verranno destinati a pioggia ma «alle persone in stato di bisogno».
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