Parte da Niscemi una nuova forma di protesta contro la Buona scuola del governo Renzi. Oggetto della contestazione è il bonus destinato ai docenti più meritevoli. Oltre quaranta docenti della scuola media statale Giovanni Verga hanno firmato un documento in cui si impegnano a dividere «equamente con tutti coloro che dovessero risultare non beneficiari, compresi i docenti con qualunque forma di incarico» il cosiddetto bonus per il merito introdotto con la riforma della scuola del governo Renzi. Un tesoretto da 200 milioni di euro per 8.500 scuole.
Al premio introdotto dalla riforma possono infatti concorrere solo i docenti a tempo indeterminato, esclusi i precari e i supplenti. Dopo il caos sui criteri di valutazione, indicati solo alla fine dell’anno scolastico, ecco dunque un altro nodo. I docenti niscemesi sono stati tra i primi in Italia a schierarsi contro il sistema di valutazione introdotto dalla legge 107, con una forma però inedita rispetto ad altre realtà. Molti insegnanti in tutta Italia hanno infatti deciso di boicottare il bonus, non presentando la domanda per la premialità e invitando i colleghi a fare altrettanto.
Nella scuola media niscemese, invece, oltre la metà dei docenti ha tentato un’altra strada. «Si tratta di una modalità diversa rispetto alle altre proposte messe in campo – spiega Francesco Ragusa, uno dei promotori dell’iniziativa -. Noi chiediamo che il bonus venga esteso a tutti e, qualora dovessimo riceverlo, lo divideremo equamente tra tutti i docenti, a prescindere dal contratto. In fondo sono soldi nostri e ne facciamo quel che vogliamo». I professori hanno affidato a una nota i motivi del dissenso, escludendo un atteggiamento di «rifiuto pregiudiziale»: «I docenti che hanno firmato il documento bocciano la legge 107 laddove prevede la valorizzazione del merito, perché ritengono che svilisca la professionalità del docente», che si manifesta in un’ottica pià ampia, e cioè «nei comportamenti didattici quotidiani, nell’etica del lavoro ben fatto, nell’impegno e nella responsabilità educativa verso i ragazzi, nella formazione di persone e cittadini consapevoli e attivi».
«Il nostro – spiega Ragusa – è stato un percorso chiaro e cristallino di opposizione che è passato dalle assemblee convocate dai sindacati e attraverso un voto che ha spaccato il consiglio d’istituto, nel tentativo di bloccare i membri del comitato di valutazione che avrebbero dovuto stilare i criteri d’assegnazione. Per noi si tratta di un trattamento utilizzato per discriminare e dividere piuttosto che per valorizzare l’effettiva qualità del lavoro di tutti gli insegnanti, mentre noi proponiamo la cultura della condivisione e della collaborazione contro quella dell’egoismo e della competizione».
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