Buona Pasqua, Maxi López

È tutt’altro che raro che, parlando di calcio, si ricorra a metafore tratte dalle festività religiose. L’albero di Natale, per esempio, ha dato il nome addirittura a uno schema di gioco: quello che – riducendo a una il numero delle punte – colloca questo solo attaccante sul metaforico puntale dell’abete; e poi gradualmente aumenta il numero dei giocatori di ogni reparto, lasciando al portiere il compito di rappresentare il tronco.

Del panettone, poi, neanche è il caso di parlare: il destino di un allenatore, in genere, si misura anzitutto dal fatto che riesca o meno a mangiare il gustoso dolce natalizio.

Non mi pare invece che la Pasqua fornisca altrettanti spunti al discorso sul calcio. Del resto, non saprei dire come un allenatore debba disporre i suoi giocatori perché si possa dire che la sua squadra gioca a uovo di Pasqua. E capita di rado – sempre che io non mi inganni – che si disquisisca sulla probabilità che un allenatore mangi o meno la colomba.

È anche per questo che, oggi, non mi lascerei andare a festose fantasie di calcistica resurrezione: il fatto che il Catania abbia battuto la Sampdoria – scesa al Massimino, peraltro, con un allegro spirito da scampagnata – non autorizza a farsi grandi illusioni circa l’esito di questo campionato. Tanto più che, da qualche settimana, gli avversari hanno smesso di aspettare i rossazzurri. E il Sassuolo, vincendo oggi sul campo del Chievo, ha complicato ancora di più la già difficile rincorsa verso il quart’ultimo posto.

Mi viene invece da osservare che, forse, a proposito della Pasqua, Sinisa Mihajlovic non la pensa come me. Altrimenti il tecnico doriano avrebbe forse risparmiato a Maxi López – ex attaccante del Catania, adesso in forza alla Samp – il lavacro di fischi e insulti che ne hanno accompagnato l’ingresso in campo nella ripresa.

Non si è trattato solo degli imroperi protocollari che si rivolgono agli avversari: Maxi López è stato largamente dileggiato dalla tifoseria per le sue vicende private. E qualcuno dagli spalti si è avventurato in evitabilissimi cori a favore di Mauro Icardi: il giocatore dell’Inter che costituisce – assieme alla signora Wanda Nara, ex moglie di Maxi e ora appunto compagna di Icardi – il terzo vertice del triangolo che ha deliziato per mesi la stampa gossipara.

È passata appena una settimana da quando Maxi Lopez ha sperimentato, sul campo di Marassi, quando sappia essere ingiusta e crudele la vita; della quale il calcio, come si sa, costituisce spesso una metafora. Domenica scorsa, infatti, la Sampdoria incrociava proprio l’Inter. E dunque l’ex centravanti rossazzurro sperava di prendersi sul campo una rivincita sportiva contro Icardi. È finita invece che la Samp ha perso rovinosamente, Icardi ha segnato una doppietta e Maxi Lopez ha sbagliato un rigore. Ma soprattutto, è successo che Icardi, dopo aver segnato, se ne è andato a festeggiare platealmente in faccia alla tifoseria avversaria. E che in più, a partita finita, ha diffuso su Twitter una foto di rara idiozia: quella della sua mano che impugnava il volante facendo il gesto delle corna, accompagnata da una battuta greve che tirava in ballo la signora Wanda: in modo a parer mio irrispettoso verso Maxi Lopez; ma forse ancor più irrispettoso verso la stessa Wanda.

Ora, finché il pubblico fischia un giocatore avversario, tanto più se ex, siamo dentro le regole del gioco. Ma divertirsi su una vicenda privata come questa – che ha risvolti personali dolorosi per l’ex giocatore del Catania – non mi sembra una gran spiritosaggine. E ancor meno spiritoso mi sembra inneggiare a Icardi: il cui gesto su Twitter me lo rende simpatico più o meno quanto Luciano Moggi.

Ecco: lascio volentieri ad altri le metafore cristologiche, che dato il contesto sarebbero quantomeno irriverenti. Ma posso dire che Maxi, in quel catino bollente di fischi e di insulti, oggi mi ha fatto precisamente l’impressione dell’agnello che sta per finire in pentola. E che – per quante fesserie possa aver fatto, come calciatore del Catania – non credo meriti quel che sta passando.

E dunque: buona Pasqua, Maxi López.

Claudio Spagnolo

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