Bronte, Dia confisca patrimonio di 500mila euro Sigilli a conti e beni pregiudicato Salvà Gagliolo

Dal sequestro alla confisca. I beni in questione sono quelli di Antonio Salvà Gagliolo, classe 1980, originario di Maniace ma ritenuto dagli inquirenti uno degli elementi di spicco della criminalità organizzata di Bronte. Il patrimonio che passa nelle mani dello Stato comprende sei immobili, altrettanti beni mobili, rapporti finanziari e l’intero compendio aziendale di un’impresa individuale attiva nel settore del commercio di autoveicoli. Il tutto per un valore di circa 500mila euro. L’elenco, fanno sapere dalla Direzione investigativa antimafia di Catania, è lo stesso a cui erano stati apposti i sigilli nel 2016, durante un sequestro su richiesta della procura etnea. 

Gagliolo vanta numerosi arresti, tra il 1998 e il 2015, con le accuse di furto aggravato, danneggiamento, riciclaggio di automezzi pesanti, associazione per delinquere e truffa. A marzo 2013 finisce coinvolto in un’inchiesta condotta dagli agenti del commissariato di polizia di Acireale. Dopo anni di indagini gli inquirenti scoprirono una presunta organizzazione specializzata nei furti, e nella successiva rivendita anche all’estero, di mezzi utilizzati dalle ditte nei cantieri edili. Gagliolo, secondo quanto comunicato dagli inquirenti, negli anni avrebbe mantenuto assidui rapporti con pregiudicati del comprensorio di Bronte e Maniace.

L’uomo è inoltre fratello di Daniele, finito in manette dopo il tentato omicidio del boss dei Nebrodi Francesco Montagno Bozzone. È il 15 novembre del 2001 quando un commando, mentre si trova nella centrale piazza Spedalieri di Bronte, spara a Bozzone. L’obiettivo dei killer però riesce a fuggire scampando alla morte per la seconda volta. Già un anno prima un uomo aveva cercato di ucciderlo all’interno di un bar. Il colpo però trapassò la guancia di Bozzone. Capitoli di una lunga escalation di violenza lungo le strade della cittadina pedemontana.

Dario De Luca

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