«Un piano industriale di carta». Delude l’atteso incontro di oggi pomeriggio al Mise dove, a pesare, sono soprattutto le assenze. Di Fca, infatti non c’è traccia. Un vuoto che brucia dopo proprio il ministro Luigi Di Maio, durante la sua visita lampo a Termini Imerese il 23 febbraio scorso, aveva riservato parole di fuoco a Blutec e all’ex azienda del Lingotto ribadendo che «dovevano rispettare gli impegni presi con lo Stato». Da otto anni, infatti, il piano di riconversione degli ex stabilimenti Fiat è rimasto disatteso. Un progetto mai realmente decollato per un migliaio di famiglie tra 700 ex lavoratori Fiat e 300 dell’indotto. L’unica conferma riguarda la proroga degli ammortizzatori sociali, per i primi sei mesi del 2019, e l’assunzione di altri 20 operati pescati dal bacino di cassa integrati. Tutto rinviato, quindi, all’ennesimo incontro il 9 aprile alle 15.
Al vertice romano – annunciato a febbraio da Di Maio dopo l’incursione di una delegazione di sindaci del territorio termitano e sindacati al ministero – gli interrogativi legati al futuro del polo palermitano sono rimasti senza risposta, come sottolinea il sindaco di Termini Imerese Francesco Giunta: «Oggi abbiamo assistito alla solita elencazione, a cura dell’amministratore delegato di Blutec, di idee e progetti che purtroppo, ad oggi, non ci forniscono alcuna certezza». L’unica novità, che in parte confermerebbe alcune voci circolate nelle scorse settimane, sull’interesse manifestato da aziende interessate a visitare gli stabilimenti siciliani: «Sono stati rappresentati contatti con un azienda cinese che, in settimana, invierà propri dirigenti in città al fine di visitare lo stabilimento e le sue strutture».
Nelle scorse settimane, qualcuno aveva persino suggerito l’idea di intercettare l’interesse di colossi del settore come Honda e Nissan dopo l’addio alla Gran Bretagna: voci mai smentite dal ministro, ma nemmeno confermate. Insomma, «troppe incertezze, tenuto anche conto che a fine giugno gli ammortizzatori sociali concessi, straordinariamente, dal governo, andranno a concludersi – aggiunge Giunta – devono essere chiariti i rapporti tra Invitalia e Blutec, soprattutto in merito al piano di rientro delle somme da restituire. Il governo ha fatto ciò che poteva ora le risposte le fornisca l’azienda».
«Oggi abbiamo assistito ai soliti annunci senza che questo abbia portato a qualcosa di concreto. Lo abbiamo definito l’ennesimo piano industriale di carta – afferma Roberto Mastrosimone il segretario Fiom Sicilia al termine dell’incontro al Mise sulla vertenza Blutec – È evidente che il tempo è scaduto. Il rischio è che alla fine degli ammortizzatori sociali ci sia un problema serio che riguarda sia i 700 operai Blutec e i lavoratori dell’indotto. Loro sono già stati licenziati e la situazione è ancora più problematica, soprattutto per i 62 lavoratori della Manital Ssa rimasti senza ammortizzatori sociali dal primo gennaio».
Per loro, infatti, a dicembre è finita la Naspi: «C’era un impegno del governo, ma oggi abbiamo avuto la conferma che rimarranno fuori dagli ammortizzatori sociali. Una situazione drammatica per un piano di prospettiva che è solo sulla carta – ribadisce – Così come è stato per quattro anni e due mesi». E sull’ipotesi venuta fuori dalla riunione di un interesse da parte di cinesi conclude: «Noi abbiamo addirittura la notizia che il 7 viene il presidente della Cina a Palermo. Non crediamo più molto a queste promesse: magari fosse vera, aprirebbe delle prospettive vere per Termini».
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