Blocco dei forconi, le ragioni del dissenso «Perché qualcuno vuole fermare l’Italia?»

Come nel 2012 il movimento dei forconi, insieme a Forza nuova e poche sigle sindacali (la maggior parte degli autotrasportatori ha ritirato l’adesione), stanno mobilitando un’iniziativa di protesta che si svolgerà sotto forma di blocchi stradali. L’obiettivo è bloccare il transito di ogni mezzo commerciale al fine di impedire ogni forma di approvvigionamento e commercio. Questa volta non solo in Sicilia, ma in tutta Italia. Data di inizio dei blocchi 9 dicembre, data di fine è il 13 dicembre (anche se il grido è: blocco a oltranza). Non c’è un programma chiaro e definito in merito agli obiettivi concreti della manifestazione al netto di slogan e manifesti di puro populismo. Le istituzioni non sanno cosa aspettarsi, prefetti e questori ancora non si esprimono, probabilmente aspettano di vedere la portata reale del fenomeno.

Noi produttori agricoli siamo preoccupati. Le conseguenze di tutto questo sarebbero molto gravi, mentre ancora molti di noi soffrono per i danni subiti dai blocchi precedenti. Il mondo produttivo siciliano (ed italiano), sia esso agricolo, dell’artigianato e dell’industria, è in uno stato già sufficientemente precario senza dover pensare di sostenere i danni che seguiranno ad un blocco pre-natalizio. È un momento davvero delicato. Rischiano di essere spazzati via in un attimo anni di lavoro di centinaia di migliaia di persone che continuano a lottare pazientemente per costruire una ricrescita economica sana.

La mia analisi porta alla triste conclusione che chi manovra questo gioco, mentre punta il dito contro i “politici”, in realtà sta cercando di creare un conflitto sociale paradossale, ovvero di mettere il mondo che lavora contro quello che purtroppo lavoro non ha, anzi, che possibilmente non ha più nulla. Questo è assurdo. Viviamo in una società civile in cui chi lavora e produce sostiene la comunità cui appartiene pagando le tasse e garantendo i servizi minimi a tutti: sanità, istruzione, previdenza sociale, anche nei peggiori momenti economici. Non possiamo lasciarci dividere in maniera così assurda. E mi chiedo: chi mai può avere interesse a diffondere disoccupazione, disperazione, distruzione delle risorse umane e produttive residue? Perchè? Mi fa pensare alla storia di Alba dorata ed alle elezioni in Grecia del 2012.

Io capisco lo scontento per il degradante spettacolo che la politica e l’economia nazionale e globale offrono ogni giorno, e condivido lo stesso disappunto. Ma simpatizzare con chi vuole speculare sulla disperazione per crearne altra sperando di trarne un beneficio politico, è uno sbaglio.

Non credo che la nostra società abbia bisogno di una rivoluzione, ma di compiere una evoluzione. Questo non lo otterremo certo in una settimana, ma non di meno dobbiamo crederci ed impegnarci per ottenerlo seguendo una strategia di lotta fondata sul buonsenso ed il rispetto per chi condivide le nostre stesse sorti. Vi chiedo solidarietà nel prendere consapevolezza di cosa sta succedendo; nel partecipare a diffondere la capacità critica necessaria affinché i problemi di tutti noi non vengano strumentalizzati.

Grazie

Andrea Valenziani, imprenditore agricolo

Redazione

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