Bimbo azzannato a Mascalucia, la madre patteggia Condanna a 18 mesi con pena sospesa, salvi i cani

Diciotto mesi di reclusione con pena sospesa e non menzione sul casellario giudiziale. È la condanna che ha patteggiato Stefania Crisafulli, 34 anni, madre di Giorgio, il bambino di 18 mesi morto il 16 agosto 2016 all’interno della villetta di via del Bosco, nel Comune di Mascalucia, dove la famiglia si era trasferita da qualche anno. Il piccolo stava giocando in giardino con la madre, quando uno dei due doghi argentini di famiglia – per cause mai verificate – gli si è scagliato contro, uccidendolo a morsi. In un primo momento, la procura di Catania aveva formulato nei confronti della madre l’accusa di abbandono di minore. Un atto dovuto, avevano spiegato i magistrati in quei giorni, e la contestazione era stata lasciata cadere nel corso del procedimento. Così Crisafulli, difesa dall’avvocato Fabio Cantarella (che è anche vicesindaco del piccolo centro etneo dove si sono svolti i fatti), ha ottenuto un accordo con i magistrati per l’accusa di omicidio colposo

Nel corso del procedimento giudiziario, sarebbe stato dimostrato che la madre non ha mai lasciato da solo il bambino. E che, anzi, avrebbe fatto tutto il possibile per salvarlo, riportando lei stessa delle ferite. Il destino dei due cani, nel frattempo, è stato deciso. Già i veterinari dell’Asp di Catania avevano escluso la necessità di procedere con l’abbattimento, opinione condivisa dalla giudice Francesca Cercone che ha stabilito l’affidamento degli animali a una delle associazioni che avevano fatto richiesta di tenerli in custodia per procedere alla rieducazione, laddove fosse necessario. In base alle informazioni che si erano apprese subito dopo la tragedia, nessuno dei due doghi argentini era stato addestrato. Forse anche per via del fatto che Crisafulli di mestiere faceva proprio la veterinaria.

Quella mattina di agosto Giorgio è stato preso a morsi dal suo dogo argentino di tre anni, figlio della femmina di otto che quella mattina si trovava in casa anche lei ma che non ha avuto alcun ruolo nell’aggressione. Ad aiutare la ricostruzione le immagini delle telecamere di sorveglianza che hanno ripreso una parte dell’aggressione. L’autopsia sul corpo del neonato ha chiarito che la morte è avvenuta per le emorragie a seguito delle ferite. Ma sembra probabile, però, che già il primo morso – abbastanza violento da perforare la scatola cranica del piccolo – gli sarebbe stato fatale. L’ambulanza è intervenuta una decina di minuti dopo la chiamata, mentre l’elisoccorso è atterrato poco distante dall’abitazione, circa 11 minuti dopo la richiesta d’intervento. Ma quando si è posato a terra, «il cuore del bambino aveva già smesso di battere e il suo corpo era devastato».

Salvatore Caruso

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