Anche se non inserito all’ordine del giorno, è l’argomento che tiene banco tra i corridoi di Palazzo degli elefanti. È l’ultimo debito che grava sulle casse del Comune, dieci milioni di euro relativi alle espropriazioni per la costruzione del parcheggio Due obelischi. Tema che oggi non è stato discusso dalla commissione Bilancio, ma che nei prossimi giorni verrà sicuramente affrontato assieme a molti altri. È previsto un fitto calendario di incontri, anche del consiglio comunale, che dovrebbe portare ad avere un quadro definitivo del bilancio preventivo 2015. Il commissario regionale che dovrà curare l’iter si è già insediato e attende l’incontro con i componenti del collegio dei revisori dei conti. Questi ultimi hanno chiesto ad Antonio Garofalo un rinvio per ottenere nuovi documenti. Allo stato attuale, infatti, l’organo contabile «risulta impossibilitato a esprimere un parere sul bilancio di previsione 2015», come scrivono nella nota inviata al commissario.
Sul documento di programmazione economica pesa il pagamento chiesto da un gruppo di cinque persone più un’intera famiglia. Tra loro anche Maria Antonietta Zeno, detta Nanni, ex moglie del sindaco Enzo Bianco. Il gruppo vanta, «per titoli giudiziari esecutivi» un credito di «circa dieci milioni di euro», spiega il loro avvocato nella comunicazione agli uffici comunali. Per «integrazione delle indennità espropriative» e «per espropriazioni fallite». «Una storia vecchia», secondo la ex moglie del primo cittadino. Che definisce così la vertenza giudiziaria relativa alla realizzazione del parcheggio nel quartiere Barriera. «La mia famiglia deteneva un terreno di undici ettari dal 1860», racconta Zeno a MeridioNews. L’area viene bloccata già nel 1968, quando all’interno del piano regolatore Piccinato si individua la possibilità di costruire un centro sportivo. Poi negli anni Duemila – nel periodo dell’ufficio speciale per l’emergenza traffico voluto dall’allora primo cittadino Umberto Scapagnini e guidato da Tuccio D’Urso – si sceglie di realizzare un’area di sosta. Nasce così un contenzioso per stabilire la quantificazione dell’esproprio, che non riguarda delle proprietà solo degli Zeno, ma coinvolge anche gli altri creditori che oggi battono cassa.
«È una vicenda del 2004 – ripete la donna – Non c’è niente di nuovo, è finito l’excursus giuridico e siamo arrivati alla sentenza che è passata in giudicato a maggio. Anzi, abbiamo fatto con molta calma e tranquillità». Dell’esistenza di queste cifre, continua, Palazzo degli elefanti è a conoscenza da tempo. «Sono vecchi debiti – sottolinea – Qualcuno lo doveva pur sapere, sono somme che viaggiano da dieci anni». La lettera dei legali che rappresenta i creditori, però, è arrivata in uno dei momenti più complessi per le casse comunali. Per queste ragioni il gruppo ha avanzato una proposta di accordo che prevede la rateizzazione del debito nei prossimi anni. «Il Comune di Catania avrà le nostre preghiere per tre anni – commenta Zeno – spero che abbia la forza di reggere. In caso di default, se va bene dopo anni si prende il 40 per cento del credito».
Sulle insinuazioni di quanti hanno visto una presunta speculazione nella vicenda della realizzazione del parcheggio Maria Antonietta Zeno è chiara: «Con tutte le mie forze, con tutti gli strumenti legali a disposizione, mi sono opposta. In parte ho subito, ma mi sono difesa bene». Dal punto di vista personale, aggiunge, «in tutta questa storia sono rimasta anche frantumata. Passare una vicenda giuridica di questo tipo non è una cosa facile». E precisa: «Non mi sembra che ci sia stato alcun ruolo legato al mio ex marito. È una vicenda normalissima, che sta seguendo il mio avvocato». Poi conclude: «Almeno spero che questo parcheggio venga usato al meglio. Chi viene privato di un bene a cui tiene, ci rimane molto male».
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