Bilancio Ars, l’operetta oscena continua

Ormai a Sala d’Ercole si va avanti di sceneggiata in sceneggiata. Quello che è avvenuto oggi va oltre ogni limite di immaginazione. Alla fine, nonostante gli ‘sconti’ che il commissario dello Stato avrebbe deciso di praticare sulla sanità, facendo passare, così si dice, un bilancio senza 350 milioni di euro che non si capisce quando dovrebbero arrivare (ma sarà poi vero che il bilancio passerà senza i soldi della sanità? noi non ci crediamo), le forze politiche non riescono nemmeno a trovare uno straccio di accordo su come e dove tagliare 300 milioni di euro. Da qui l’ennesimo rinvio a domani dei lavori dell’Ars.

Tutto è cominciato qualche settimana fa. I partiti di maggioranza e di opposizione avevano trovato il ‘magico accordo’ mettendo in bilancio 480 milioni di euro di entrare rigorosamente false (la famigerata valorizzazione del patrimonio immobiliare della Regione…) e annunciando che i già citati 350 milioni di euro per la sanità sarebbero arrivati un giorno dal Fas (cioè soldi che dovrebbero servire per investimenti produttivi e che, invece, vengono assiomaticamente considerati spesa corrente improduttiva).

I giochi sembravano fatti quando, così si racconta, sarebbe arrivato l’avvertimento dell’ufficio del commissario dello Stato. Che sarebbe suonato pressappoco così: picciotti, 350 milioni di sanità che non ci sono, più 480 milioni di entrate ‘aereiformi’ non fanno un bilancio: almeno, per non farla troppo ‘sporca’, vedete di tagliare 300 milioni di entrare finte…

Non l’avesse mai fatto! E’ a quel punto – ricordate? – che il bilancio, che era già stato approvato dall’Ars (si attendeva solo il voto finale insieme con la finanziaria) è stato precipitosamente ritirato. Da allora ad oggi i ‘califfi’ dell’Ars non hanno fatto altro che convocare ‘tavoli’ per decidere come effettuare questi benedetti tagli. ‘Tavoli’ che, a quanto pare, si concludono sempre a colpi di sedie in testa, perché nessuno vuole mollare.

La decisione, salomonica, sarebbe quella di attuare tagli orizzontali, cioè tagli uguali in tutti i capitoli di bilancio. Solo che il governo Lombardo, di natura eminentemente ‘spataiuola’, non riesce a tenere il ‘coltello’ fermo in orizzontale ma, al contrario, sempre con lo stesso ‘coltello’, va un po’ giù e un po’ su, un po’ giù e un po’ su… Così un capitolo viene tagliato assai, un altro viene appena toccato, un altro ancora viene risparmiato: insomma, il contrario dei tagli orizzontali.

Di fronte all’ipotesi di tagli non proprio orizzontali, ora al trasporto locale, ora alle isole minori, ora alla tabella H finisce regolarmente a baraonda. Per ogni settore che viene colpito di più arrivano, infatti, puntuali, le proteste. Come quelle dei sindaci delle isole minori che, Ustica a parte, trovandosi lontani da Palermo, non avrebbero il tempo di catapultarsi a Palazzo Reale. Insomma, il criterio in base al quale effettuare i tagli, che fino a stamattina non sembravano affatto orizzontali, è quello di colpire i più deboli e quelli che non si possono difendere. Uno scenario pietoso.

Esilarante quello che sta succedendo con i Comuni. Come abbiamo anticipato sabato, i ‘califfi’ sono costretti a trovare i soldi per gli Ato rifiuti. Pena la mancata raccolta dell’immondizia a primavera inoltrata in una miriade di piccoli e grandi centri dell’Isola. Un casino. A pagare dovrebbero essere i Comuni siciliani. Che, nel 50 per cento dei casi, proprio grazie alla gestione dissennata imposta dal governo regionale per acqua e rifiuti, sono al dissesto finanziario non ancora dichiarato per carità di patria. E allora?

Da qui la ‘genialata’ del governo. Erogare agli Ato rifiuti una parte dei soldi che la Regione dà ogni anno ai Comuni. Peccato che, con i soldi che giungono ogni anno dalla Regione, i Comuni arrivano a pagare, sì e no, gli stipendi ai dipendenti. Dunque, se gli Ato arraffano una parte del finanziamento destinato ai Comuni, una parte dei dipendenti di una parte dei Comuni siciliani rimane senza stipendio. Geniale, no?

Arriva lo Schumpeter della situazione, ovvero l’assessore all’Economia Gaetano Armao e dice: tranquilli, li prendiamo ma li restituiamo. Come? Entro la fine dell’anno arriveranno i soldi della valorizzazione dei beni immobili della Regione… Gran casino, perché tutti sanno che quella posta in entrata è falsa. Arriva la contro-spiegazione: non è la valorizzazione, ma la “dismissione”, cioè la vendita dei beni immobili regionali.

Così scopriamo che, ormai, per fare fronte a una voce di spesa corrente si vendono ‘pezzi’ di proprietà immobiliare regionale. La dimostrazione, per chi avesse ancora dubbi, che l’unica ‘valorizzazione’ degli immobili regionali che questo scalcagnato governo conosce è la vendita dei beni immobili. E non nemmeno una novità, se vero che, negli anni passati, sono stati venduti beni immobili poi ripresi in affitto per gli uffici.

Messagggio al governo Monti e al commissario dello Stato: quanto deve durare ancora quest’operetta oscena?

 

 

 

Giulio Ambrosetti

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