Il voto sul rendiconto di bilancio 2013 è stato rinviato dal consiglio comunale per mancanza di numero legale. Atteso da fine giugno, l’atto è arrivato in aula appena una settimana dopo l’esame in commissione consiliare Bilancio. E con alcuni rilievi dei revisori dei conti che hanno portato l’atto – definito «una formalità» dal consigliere del Pd Niccolò Notarbartolo, autore di un ordine del giorno che impegna l’amministrazione a ridurre per il futuro i ritardi – a essere aspramente discusso in aula.
«Il rendiconto viene presentato con un attivo di 34 milioni di euro. Solo cumulando il risultato con la grave situazione degli anni precedenti, il saldo totale è di meno 23 milioni». Giuseppe Girlando, assessore al Bilancio del Comune di Catania, presenta così all’assemblea cittadina, chiamata a votare l’atto, il rendiconto 2013. Un documento che arriva alla fine del suo iter con un grave ritardo: se la legge prevede l’approvazione entro il 30 di giugno, la giunta ha emanato l’atto il 29 luglio. E solo il 26 settembre il bilancio è arrivato all’esame del consiglio. L’1 ottobre l’assessorato regionale agli Enti locali ha nominato un commissario ad acta. «Ma i consiglieri possono stare sereni: il commissario non si è ancora insediato e possiamo votare il documento entro 20 giorni», afferma Girlando nella presentazione del bilancio, quasi ad anticipare le aspre contestazioni dei consiglieri, arrivate a seguire.
La necessità di arrivare al voto in tempi celeri è testimoniata dalla presenza in aula della giunta municipale, al gran completo, sindaco Enzo Bianco compreso. Un evento che non rassicura i consiglieri. «Vorrei capire perché siamo arrivati al punto di far nominare un commissario. E mi preoccupa anche il parere dei revisori, che parlano di dubbi, in particolare sulla gestione dei residui attivi. E in questo modo non si può approvare: chiedo che l’amministrazione ritiri l’atto», tuona Giuseppe Castiglione, capogruppo di Grande Catania. «I rilievi dei revisori ce li porteremo sul bilancio previsionale del 2014», rincara la dose il consigliere Manlio Messina, di Area centrodestra. Una preoccupazione collegata all’inchiesta sul falso ideologico riguardante i consuntivi degli anni 2009, 2010 e 2011 che ha coinvolto i dirigenti e la giunta municipale dell’epoca, guidata da Raffaele Stancanelli. A loro, da parte della procura etnea, viene contestata una gestione poco chiara dei residui attivi. Residui protagonisti anche del rendiconto in discussione in aula. «Il collegio dei revisori ha richiesto comunque un riaccertamento dei residui a tutti i dirigenti, un iter già avviato. Certamente questo verrà completato prima della presentazione del bilancio di previsione 2014», prova a rassicurare l’assessore.
Ma il tentativo di Girlando non viene accolto positivamente da Vincenzo Parisi, presidente della commissione Bilancio. «Mi vorrei congratulare con l’amministrazione: ci avete considerati così intelligenti da essere in grado di studiare in soli sette giorni l’atto. Del resto qui ci sono Einstein, Mandrake e tanti altri geni», commenta ironicamente il consigliere di Grande Catania. Che prosegue: «L’atto è arrivato, e in una settimana ci sono stati tutti gli obblighi da espletare: sentire il ragioniere generale, l’assessore. Poi ci sono stati l’assemblea Nato e il nubifragio a rallentare ulteriormente l’analisi. Noi però vorremmo fare ulteriori verifiche, perché a quanto scrivono i revisori ci sono criticità, soprattutto quella relativa alle relazioni che spettano ai dirigenti delle direzioni. Non potete pensare -prosegue Parisi – che qui ci sia carne da macello: se gli addetti ai lavori hanno impiegato mesi, non potete pretendere che il consiglio faccia tutto in termini così brevi».
Una posizione ribadita da Niccolò Notarbartolo, consigliere di maggioranza del Partito Democratico: «Sono molto critico con il metodo adottato per la presentazione di questo atto. Di poco conto dal punto di vista formale, visto che registra quello che già sappiamo, ma importante dal punto di vista politico: non si può presentare il consuntivo al consiglio pochi giorni prima. Per questo – prosegue Notarbartolo – invito l’amministrazione, con un ordine del giorno controfirmato da tutti i gruppi, a prendere atto della situazione per il futuro, e ad attivarsi per la produzione in tempi celeri della nota informativa richiesta dai revisori: questi 592 milioni di residui attivi non possono farci stare sereni. A detta dei revisori non sembrano esserci validazioni giudiridiche valide per i crediti, ma solo le determine dirigenziali. E questo non tutela noi consiglieri», conclude.
A calmare le acque, ci prova con un intervento il vicepresidente del consiglio comunale Sebastiano Arcidiacono, di Articolo 4. «I cinque anni della scorsa amministrazione sono stati anni difficili. E anche allora, con quella giunta dove ebbi anche più volte incarichi assessoriali, eravamo costretti come ora a votare bilanci e regolamenti con pochi giorni per studiare gli atti. Non vorrei che questa amministrazione venga ricordata come la precedente. Ma assumiamoci le nostre responsabilità, pur con il senso critico necessario, votando questa delibera», afferma Arcidiacono.
«Mi faccio carico dei vostri rilievi sul rispetto dei tempi: non è possibile che un atto delibato il 29 luglio arrivi in aula il 7 ottobre. Ma come sapete il Comune di Catania non è florido, come sapete, scontiamo un periodo passato nel quale le norme di legge venivano interpretati in modo più leggero. Noi siamo rigorosi, e questo implica una attenzione maggiore e tempi più lunghi», replica l’assessore al Bilancio Giuseppe Girlando. Il voto sul bilancio di previsione viene rinviato di 24 ore per mancanza di numero legale: al momento della votazione dell‘ordine del giorno di Notarbartolo – che invita l’amministrazione a predisporre tempi più celeri e rassicurazioni maggiori per il consiglio -, i consiglieri presenti erano solo 11.
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