I Comuni siciliani abbandonati dalla Regione e dello Stato a un passo dalla bancarotta

LA RESPONSABILITA’ DI TUTTO QUELLO CHE STA SUCCEDENDO E’ DEL GOVERNO RENZI E DEL GOVERNO CROCETTA. IL PRIMO HA SCIPPATO I SOLDI ALLA NOSTRA REGIONE. IL SECONDO, INVECE DI OPPORSI, GLIEL’HA CONSENTITO. E COSA FANNO I RENZIANI SICULI DOPO ESSERSI ‘SPOLPATA’ LA SICILIA? CI PROPONGONO LA “LEOPOLDA SICULA”. CERTO CHE CI VUOLE UNA FACCIA…

Per tanti Comuni siciliani la bancarotta è ormai dietro l’angolo. Eppure, lungi dall’occuparsi della questione finanziaria che rischia di trascinare nel baratro migliaia di dipendenti pubblici, la politica siciliana che fa? Si accapiglia non su come trovare i soldi per gli enti locali – che come ora vedremo, conti alla mano, sono allo stremo – ma su come ‘riformarli’. Della serie, mentre i medici discutono – anche ‘animosamente’ – i malati muoiono.

Stamattina i Sindaci della nostra sempre più disastrata Isola si sono dati appuntamento a Palermo (anche loro come i lavoratori della formazione professionale, come gli operai della Forestale, come dipendenti e precari dell’Esa e via continuando). Saranno tutti a Palazzo Reale, sede del Parlamento siciliano. Per illustrare a una politica sorda uno scenario finanziario che precipita di giorno in giorno.

Ai Comuni, com’è noto, hanno tolto il Fondo regionale per le Autonomia locali che fino a tre anni fa ammontava a trasferimenti di oltre 900 milioni di euro all’anno. In cambio, hanno diritto a una quota dell’Irpef: in soldoni, circa 350 milioni di euro all’anno. Un taglio secco del 65-70 per cento.

Ebbene, quest’anno la Regione ha corrisposto ai Comuni siciliani il 60 per cento delle prime due semestralità: cioè meno di 100 milioni di euro rispetto agli ipotetici 350 milioni di euro. E siamo quasi a metà ottobre.

Assieme ai 350 milioni di euro sarebbero dovuti arrivare 160 milioni di euro per investimenti. Ma questi soldi nessuno li ha visti.

Poi ci sono i fondi per i circa 24 mila precari che operano sempre nei Comuni. Lo stanziamento della Regione è pari a 270 milioni di euro. Ma quest’anno, di questi soldi, la Regione ha erogato meno del 40 per cento.

Domanda da cento punti: come hanno fatto i Comuni siciliani, fino ad oggi – ricordiamo che siamo sempre a metà ottobre – a pagare questi 24 mila precari? Elementare, Watson! Con onerosissime scoperture di tesoreria! In pratica, la Regione non paga e i Comuni, per fare fronte alle spese correnti – perché di questo si tratta: di spese correnti – si indebitano con le banche!

Ricordiamo che molti Comuni siciliani sono già indebitati con i ‘Signori delle discariche’ – naturalmente privati – a causa di una disastrosa e dissennata gestione dei rifiuti. A questi debiti si aggiungono adesso i debiti veros le banche per pagare i precari!

Tutto questo avrà effetti pesantissimi sui cittadini siciliani. Perché i debiti che i Comuni dell’Isola stanno contraendo per pagare i 24 mila precari e, in generale, tutte le altre spese di funzionamento li pagheranno i cittadini con spaventosi aumenti delle tasse comunali.

Non è esagerato affermare che, a partire dal prossimo anno, ogni Comune siciliano dovrà costituire un fondo apposito per pagare i precari, pena il licenziamento di questi ultimi. Una follia totale, se è vero che in Sicilia la Tasi e la Tari, tranne pochissime eccezioni, sono ai massimi livelli.

Ebbene, di fronte a questo scenario che cosa fa la politica siciliana? Discute come dare le ‘funzioni’ ai Consorzi di Comuni e alle Aree-Città metropolitane di Palermo, Catania e Messina.

Avete letto benissimo, mentre tanti Comuni dell’Isola sono al quasi dissesto finanziario, ieri abbiamo assistito a una mezza baraonda tra Governo e presidenza dell’Ars.

E’ noto che, ad inizio di quest’anno, l’Ars ha varato una discutibile legge che, mettendosi sotto i piedi l’articolo 15 dello Statuto, ha introdotto dei Consorzi di Comuni che tutto sono tranne che “liberi”, come invece prevede il nostro Statuto, e tre altrettanto discutibili Aree-Città metropolitane (Palermo, Catania e Messina).

La legge è stata lasciata a metà, perché non c’erano le condizioni per assegnare le funzioni a queste ‘teratologie’ locali.

Oggi, dopo che il Governo ngiovanni ardizzone, azionale ha varato la riforma con la legge Delrio, si dovrebbe completare la riforma anche in Sicilia. E qui assistiamo alla solita operetta oscena.

Da una parte il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, che davanti a un Governo regionale che ha lasciato incancrenire per otto mesi la riforma dei Comuni e delle Province, ha presentato un disegno di legge per recepire la legge nazionale Delrio e chiudere questa partita.

Dall’altra parte il Governo regionale che – con l’assessore alle Autonomie locali Patrizia Valenti – guarda caso dopo che la presidenza dell’Ars ha riparato a una manchevolezza dello stesso Governo – tira fuori un ‘progetto’, corroborato da ‘esperti’, per dare alla Sicilia una propria legge.

Non sarebbe stato più serio, da parte del Governo regionale, tirare fuori prima questo progetto? Insomma, quello presentato dall’assessore Valenti, con rispetto parlando, sembra la solita cosa da novantesimo minuto, raffazzonata e male affastellata in ‘perfetto’ stile Governo Crocetta.

Ma il problema, lo ribadiamo, non è questo. Il problema è che i Comuni siciliani sono senza soldi. In queste condizioni a cosa serve una legge di riforma? Non sarebbe più serio, prima di parlare di Consorzi di Comuni e di Aree-Città metropolitane corrispondere ai Comuni il dovuto di quest’anno?

La crisi finanziaria non riguarda solo i Comuni. Le Province siciliane, tutte commissariate, sempre dalla Regione, ridotte all’osso, per pagare i propri dipendenti rischiano di non erogare nemmeno i servizi essenziali.

A proposito di servizi essenziali, dalla stessa Regione sono arrivati tagli – e questo ha dell’incredibile – ai diversamente abili.

Il tutto mentre il presidente della Regione, Rosario Crocetta – e questa è scena (o sceneggiata?) di ieri – continua a dire di aver trovato i soldi per i dipendenti della Formazione professionale, per i dipendenti e i precari dell’Esa, per i dipendenti dei Consorzi di bonifica, per gli operai della Forestale, per i dipendenti delle società collegate alla stessa Regione.

Insomma, secondo il governatore Crocetta ci sarebbero i soldi per tutti. Intanto i dipendenti della Formazione non vengono pagati chi da un anno e chi, addirittura, da due anni! Intanto i forestali sono inviperiti in piazza, perché rischiano di restare senza copertura contributiva. Per non parlare dell’Esa e dei Consorzi di bonifica.

Intanto i Comuni siciliani, al quasi dissesto finanziario (che alcuni hanno già dichiarato) pagano i 24 mila precari indebitandosi con le banche.

In tutto questo – la cosa vi sembrerà assurda ma è così – il Governo di Matteo Renzi è già al lavoro per vedere che cosa può tagliare ancora alla Regione siciliana.

Il Governo Renzi – per la cronaca – è responsabile, insieme con il Governo Crocetta, dei disastri finanziaria che stanno andando in scena in Sicilia. Se oggi intere categorie sociali della nostra Regione sono senza soldi lo si deve al Governo Renzi, che ha scippato dal Bilancio regionale 915 milioni di euro nel 2013 e un miliardo e 350 milioni quest’anno.

In conto di quest’anno è presto fatto. Il Governo Renzi, quest’anno, si è preso alla fonte – cioè dal monte entrate della Sicilia – un miliardo e 150 milioni. Più altri 200 milioni di euro per la farsa degli 80 euro al mese.

Poi, visto che aveva lasciato la Regione al verde ha restituito 500 milioni di euro circa. Ma in cambio – con un’estorsione politica a tutti gli effetti – ha imposto a un Governo regionale di ‘ascari’ la rinuncia a una serie di contenziosi, in parte già vinti dalla Regione. Contenziosi che ammontano a 5,4 miliardi di euro.

Fatti quattro conti, la Regione siciliana, quest’anno, ha rinunciato a 5,4 miliardi di euro di contenziosi (alcuni, lo ribadiamo, già vinti in Corte Costituzionale) e si è vista scippare dal proprio bilancio di ‘cassa’ 850 milioni di euro.

Logico che, dopo un doppio scippo in due anni – 915 milioni di euro nel 2013 e 850 milioni di euro quest’anno – non ci sono più i soldi per pagare i Comuni, le Province commissariate, i precari dei Comuni, gli operai della Forestale, i dipendenti e i trattoristi dell’Esa, i dipendenti dei Consorzi di bonifica e, in generale, di dipendenti di tutti gli altri enti che operano in agricoltura, i dipendenti delle società collegate alla Regione e via continuando.

Di fatto, Regione, Province e Comuni siciliani si avviano a grandi passi verso la bancarotta grazie a un Governo Renzi che, per obbedire ciecamente all’Unione europea governata dalla Germania, massacra i propri cittadini e le proprie istituzioni.

In tutto questo, in un comunicato che non è meno surreale del Governo Crocetta, i renziani siciliani annunciano la convocazione della “Leopolda sicula”, non capendo – o facendo finta di non capire – che il “Leopoldo” di Firenze, oggi seduto a Palazzo Chigi, i siciliani lo conoscono già, visto che li ha ridotti in mutande con i suoi tagli.

Ma secondo voi i dirigenti renziani del PD siciliano queste cose le capiscono? L’unica cosa che hanno saputo fare, fino ad oggi, Davide Faraone e i suoi degni compari, oltre a perdere le elezioni a Siracusa, è quella di infilarsi sotto le ‘coperte’ del Governo Crocetta per finire di spolparsi quello che resta della Sicilia.

Ebbene, dopo aver ridotto in mutande 5 milioni di siciliani hanno pure la beffarda sfacciataggine di proporci una “Leopolda” sicula.

Insomma…

 

 

Redazione

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