«Non mi aspettavo questa ondata di solidarietà a partire dalla condivisione di uno stato d’animo su un social network, ma era proprio questo il finale diverso che avremmo voluto scrivere per la storia del ragazzo con la bici». È ancora incredula Carmen Avellino, la professoressa di italiano dell’istituto superiore alberghiero Karol Wojtyla di Catania, mentre racconta a MeridioNews l’epilogo della vicenda del migrante che, lo scorso venerdì sera, è stato investito e derubato della bicicletta. Da un post su Facebook a una catena di partecipazione attiva: la bicicletta in sospeso. «Abbiamo preso spunto dalla pratica tradizionale e consolidata in molte città del Sud del caffè sospeso», racconta la docente.
Così come si va al bar a prendere una tazzina di caffè e se ne lascia una pagata per chi non può permetterselo, verrà fatto qualcosa di simile per le biciclette. «Dopo ciò che è successo a quello che oramai è diventato per tutti il ragazzo con la bici – spiega l’insegnante – sono arrivate tantissime offerte di biciclette in regalo o di contributi per ricomprargliela. Sarebbe stato un peccato perdere l’occasione di rimetterle in circolo in qualche modo. Così abbiamo pensato che, in realtà, il mezzo a due ruote sarebbe potuto servire anche a tante altre persone e abbiamo messo in piedi questo piccolo progetto di solidarietà». L’invito a tutti i cittadini è quello di dare un’occhiata in garage per controllare se c’è una vecchia bici tra le ragnatele che non viene usata da tempo e che potrebbe, invece, essere utile a qualcun altro.
Per donare – non solo bici ma anche caschetti, pettorine catarifrangenti e altri accessori utili – è sufficiente scattare una foto, inserirla nell’evento creato appositamente su Facebook #UnaBiciPer oppure consegnarla al centro popolare occupato Colapesce (in via Cristoforo Colombo) dove c’è anche una ciclofficina per eventuali piccole riparazioni. La bicicletta in sospeso andrà a chiunque ne avrà bisogno – temporaneamente o in maniera stabile – indipendentemente da nazionalità, sesso, religione. L’unico requisito è che ne abbia bisogno per lavorare o anche semplicemente per spostarsi in città. Altri punti di raccolta sono il Community center (in via De Felice), il circolo Città futura (in via Caronda) e la bottega di commercio Equosolidale Libera per tutti (in via Matteotti a Misterbianco).
«In questa settimana sono arrivati molti messaggi di insulti a quel famoso post ma soprattutto valanghe di adesioni da singoli cittadini e da associazioni che abbiamo deciso di mettere in rete – prosegue Avellino – Addirittura alcuni volontari si sono messi a disposizione anche per andare a recuperare a domicilio le bici di chi non può portarle nei punti di raccolta, ma ha comunque il piacere di donarle». Da un fatto singolo a un progetto collettivo il passo è stato breve. Intanto il ragazzo si trova ancora ricoverato in ospedale: ha riportato un trauma toracico e dovrà essere operato per la frattura scomposta che ha riportato alla gamba. «Non sa ancora tutto quello che ha scatenato la sua vicenda – dice la professoressa, che è rimasta in contatto con il 18enne – perché stiamo cercando di evitare che qualcuno possa strumentalizzare la situazione o pensare di metterlo sotto i riflettori». Alcuni volontari si stanno organizzando per provare a «offrirgli la possibilità per un dopo migliore di ciò che finora vissuto finora. È ancora dolorante e preoccupato, ma sta lentamente riprendendo fiducia nei confronti del genere umano», conclude la docente.
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