Il gup Pietro Antonio Currò ha fissato per il 6 luglio la prossima udienza relativa al tentato omicidio del muratore Antonio Erba, 30 anni, avvenuto lo scorso 5 agosto a Biancavilla. A sparare sarebbe stato Marcello La Delfa, 35enne pregiudicato. Quest’ultimo avrebbe esploso quattro colpi di pistola contro Erba, all’angolo tra via Etnea e via San Zenone, perché convinto che la vittima continuasse ad avere una relazione con la moglie. Nel corso dell’ultima udienza il legale di La Delfa, l’avvocato Angelo Cassone, ha richiesto al giudice il rito abbreviato, che prevede uno sconto di pena di un terzo. Si è invece costituita come parte civile la vittima, rappresentata dall’avvocato Maria Carmela Di Mattea.
A seguito dell’agguato l’uomo è rimasto paralizzato dalla cintola in giù, bloccato su una sedia a rotelle. Per sei mesi la vittima è rimasta ricoverata presso l’unità spinale dell’ospedale Cannizzaro di Catania. Poi è stato ospitato per alcune settimane nella struttura del Cenacolo Cristo Re di Biancavilla e adesso ha preso una casa in affitto a Ragalna, adattandola alle sue esigenze.
Le indagini portate a termine dal sostituto Michela Maresca hanno permesso di raccogliere materiale di prova contro Marcello La Delfa. Prima dell’agguato, il 35enne avrebbe minacciato Erba in diversi episodi. La vittima aveva anche subito l’incendio della sua macchina, una Ford Focus data alle fiamme in via Palmiro Togliatti. A quell’epoca, i carabinieri avrebbero raccolto delle testimonianze secondo le quali alcuni uomini, la notte dell’incendio, sarebbero stati visti aggirarsi vicino il mezzo poco prima che prendesse fuoco.
Come detto, La Delfa avrebbe sparato a Erba poiché convinto che il muratore continuasse a intrattenere una relazione sentimentale con la moglie. Dalle indagini sarebbe emersa una relazione breve, finita sul nascere, non appena Erba aveva scoperto la situazione familiare complicata della donna, prima separatasi dal marito per maltrattamenti e poi riavvicinatasi a lui. Secondo questa ricostruzione il giovane aveva interrotto qualsiasi rapporto, ma La Delfa non ne era convinto.
L’agguato avvenne tra le 13 e le 13.10 del 5 agosto, mentre il ragazzo camminava a piedi per far rientro a casa da lavoro. La Delfa, accecato dalla gelosia, avrebbe esploso quattro colpi con una pistola a tamburo, sparati a distanza ravvicinata. Il giovane muratore stramazzò a terra, a faccia in giù, in una pozza di sangue. A tenerlo vigile e rassicurarlo, in attesa dell’ ambulanza, fu un carabiniere. Dopo i primi soccorsi da parte dei medici, il giovane fu trasportato con l’elisoccorso del 118 all’ospedale Cannizzaro. Il presunto attentatore scappò subito dopo, ma venne rintracciato dai carabinieri della compagnia di Paternò, grazie al segnale gps del suo cellulare, a Giardini Naxos, nel messinese, dove si trovava assieme alla moglie.
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