Che succede nella Cisl siciliana? Rispetto al passato, anche recente, la dichiarazione rilasciata ieri dal segretario generale di questa organizzazione sindacale, Maurizio Bernava, fa piazza pulita di tutti i tentennamenti, di tutti i doppi giochi, di tutti gli ammuini che abbiamo visto e sentito in questi anni: Ancora una volta – ha detto a chiare lettere Bernava – il governo regionale, invece di occuparsi dello sviluppo, si occupa dei precari.
Un siluro che non è rivolto solo allesecutivo presieduto da Raffaele Lombardo, ma a quasi tutta la politica siciliana: quella politica – di centrodestra, di centro ed centrosinistra – che, appena qualche giorno fa, dopo lapprovazione, da parte di Sala dErcole, dellennesina stabilizzazione dei cosiddetti pecari, plaudiva alla nuova legge, quasi per esorcizzare il pronunciamento del commissaio dello Stato che, tra qualche giorno, verrà chiamato a verificare la costituzionalità delle ultime leggi approvate dallArs, a cominciare, per lappunto, dalla nuova infornata di precari stabilizzati.
La dichiarazione di Bernava – coraggiosa e seria – segna, con molta probabilità, un punto di rottura tra passato e futuro. Una rottura che, prima che politica, è culturale. E Natale e tutti dobbiamo essere buoni. Ma anche se sono giorni di festa non possiamo nascondere una verità: e, cioè, che le persone serie, i giovani che frequentano con profitto la scuola superiore e, poi, luniversità non ne possono più di una politica siciliana che, dai primi anni 80 del secolo scorso ad oggi, utilizza la tecnica del precariato per infilare – questo è il termini esatto e, con rispetto parlando, non ne troviamo un altro più adatto – gente nella pubblica amministrazione in barba alla Costituzione del nostro Paese che, comè noto, prevede il concorso per laccesso nella pubblica amministrazione.
Da oltre trentanni, allinizio in modo felpato, senza troppa schiumazza, negli ultimi quindici anni in modo pesante e prepotente, la tecnica è sempre la stessa: si imbarcano giovani (ma anche uomini e donne di mezzetà) in questo o quellufficio pubblico, in qualche caso dopo discutibili selezioni per evidenza pubblica, in molti altri casi per chiamata diretta, si lasciano lì per sei, sette, talvolta per oltre un decennio o, magari, per un quindicennio, per poi stabilizzarli.
Con questo metodo la politica siciliana – tutta la politica: di maggioranza e di opposizione, con pochissime eccezioni – evita di bandire i concorsi pubblici e governa, di fatto, in modo simpaticamente mafioso, laccesso del personale nella pubblica amministrazione. Perché ‘simpaticamente’ mafioso? In primo luogo perché, come già sottolineato, viene calpestata la Costituzione. In secondo luogo perché consente alla politica siciliana di ricattare queste persone (sì, ricattare: questa è la parola e, anche in questo caso, non ne troviamo unaltra più calzante). Dicendo, di fatto, ad ognuno di questi precari: bada che tu sei in questo ufficio perché ti ci ho messo io; ricordati che sei un lavoratore precario: ricordati che la tua proroga dipende da me: quindi restami fedele: e votami!
Questa storia, labbiamo già detto, dura sette, otto, dieci, quindici anni. Poi deve arrivare il momento della stabilizzazione. Fatta da chi? Da quella politica che ha creato questo precariato. Non esiste anche per questo lAssemblea regionale siciliana? Cari lettori: non guardate questo fenomeno come un fatto statico, ma come un fatto dinamico: dai primi anni 80 ad oggi i precari sono stati creati in dosi omeopatiche: di anno in anno, ogni anno e mezzo, ogni due anni. Allinizio nellamministrazione regionale poi, piano piano, in tutte le branche del pubblico impiego regionale, provinciale e comunale, enti pubblici, società per azioni a partecipazione pubblica (le mitiche società collegate alla Regione o ai Comuni).
Capita che un politico esca di scena – gli anni passano per tutti – non prima, però, di aver indicato al proprio delfino lo stato dellarte: Vedi che qui abbiamo un gruppo di precari che potrai utilizzare per i prossimi due anni, perché poi dovranno essere stabilizzati: dunque spremili subito. In compenso ce nè un altro gruppo da utilizzare per i prossimi cinque anni. Poi ci sono quelli freschi, fatti di recente: con questi ci campi dieci anni.
Con questo metodo infallibile, già a partire dalla fine degli anni 80 si riducevano i concorsi nella pubblica amministrazione dellIsola. Ed è anche logico: se ci sono i precari da stabilizzare che bisogno cè dei concorsi?
In Sicilia, la pubblica amministrazione non è una scienza come insegnano nelle università, ma un bordello pseudo-amministrativo a tutti gli effetti, come dimostrano i disastri che viviamo giornalmente in Sicilia.
Qualche esempio? Ecco il Cas, il Conzorzio per le autostrade siciliane, soggetto regionale quasi al cento per cento. Gestisce tre autostrade. Su due di queste – la Palermo-Messina e e la Messina-Catania – non sono state effettuate manutenzioni dal 2000 al 2008. Il tutto con uno spaventoso aumento del numero degli incidenti: tanto che, a un certo punto – caso unico nella storia dItalia – la compagnia di assicurazione che operava su queste due autostrade ha disdetto il contratto perché non ne poteva più di pagare! E non parliamo della Siracusa-Gela dove, quando piove (con riferimento a uno dei primi tratti realizzati), si formano gli avallamenti. Questo non dopo dieci anni, ma una settimana dopo lnaugurazione di questo tratto di autostrada! Hanno trovato i responsabili? Figuriamoci!
Parliamo dellultima alluvione – quella di qualche settimana fa nel Messinese – che ha fatto seguito a quella del 2009, sempre nella stessa provincia? Cè il Pai, il Piano di assetto idrogeologico che individua problemi e possibili soluzioni, ci sono i Piani regolatori generali (Prg) che segnalano le aree a rischio. Le carte sono a posto. Piove a dirotto e la città di allaga (Barcellona Pozzo di Gotto). Chi è responsabile? Nessuno. Responsabili, alla fine sonn quelli che hanno perso la casa o la vita.
Continuiamo con i dirigenti generali della Regione? Nel 2010 si sono autoassegnati tutte le premialità. Tutte. Anche quelle legate alla corretta e celere spesa dei fondi europei. Non sappiamo se è stata corretta: ma sappiamo che la spesa dei fondi europei – Programazione 2007-2013 – non è stata e non è celere: tantè vero che, oggi, risulta impegnato appena il 10 per cento dei fondi disponibili. Nonostante ciò i dirigenti generali si sono autopremiati.
Volete ridere? Informatevi con gli uffici dellassessorato regionale alla Funione pubblica. Ponete la seguente domanda: quanti, degli attuali dirigenti generali della Regione siciliana, sono vincitori di concorso? Non sappiamo se vi risponderanno. Intanto la risposta lanticipiamo noi: nessuno. Nessuno degli attuali dirigenti generali risulta vincitore di concorso: sono tutti dirigenti precari di terza fascia pagati, però – perché pagati: superpagati – da dirigenti di prima fascia.
Cosa cè da aspettarsi da una Regione dove tutti i dirigenti generali non sono vincitori di concorso? Nulla. E infatti lamministrazione regionale è un delirio.
Davanti a unamministrazione pubblica frutto non di una selezione meritocratica, ma di clientelismo politico allo stato puro, le dichiarazioni del segretario generale della Cisl, Bernava, sono una speranza. In verità, anche i Cobas della Regione hanno sempre posto queste ed altre questioni. Che, adesso, la faccia anche la Cisl è un fatto positivo. Chissà, magari è la volta buona per cambiare registro. Questo, per i siciliani, potrebbe essere un vero e importante regalo di Natale.
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