Benvenuta estate, addio animali: la stagione degli abbandoni «La gente purtroppo non è educata al rispetto della vita»

Non solo mare, ferie e vacanze. Estate, a Palermo come in altre città, significa tutti gli anni anche un’altra cosa: abbandono. Quella appena iniziata, infatti, è la stagione in cui torna a bussare, puntuale come ogni anno, un fenomeno piuttosto diffuso e difficile da contrastare, quello degli animali abbandonati lungo il ciglio delle strade, legati a un palo, a un guardrail o dentro a uno scatolone. Famiglie intere che solo poco tempo prima avevano fortemente voluto aprire le porte a un fidato amico a quattro zampe, con l’arrivo della bella stagione percepiscono all’improvviso con pesantezza e stanchezza le responsabilità che, inevitabilmente, la scelta dell’adozione porta con sé. Cosa fare quindi? Rinunciare alle vacanze? Adeguarsi? No, molto più facile disfarsi di loro. E anche se, a dirla così, la cosa può impressionare, sono davvero tante, troppe le persone che trovandosi di fronte a una scelta del genere optano per l’opzione meno umana di tutte. Cosa fare per impedirlo o quanto meno smorzare il fenomeno?

«Controlli più frequenti e pene più severe», suggerisce la delegata Oipa Veronica Anastasio, ben conscia delle proporzioni del tema. «Anche se – continua – ormai comincio a pensare che non si voglia comprendere la gravità di tali gesti. I social sono saturi, girano perfino video di abbandoni, quelli ripresi dalle telecamere di sorveglianza. Non me ne risultano in Sicilia, comunque, qui da noi solo tante scatole piene di cuccioli, spesso appena nati. Purtroppo forse ci stiamo abituando, è come se ci stessimo assuefacendo alla crudeltà del gesto». Le piattaforme virtuali, dove si ritrovano moltissime persone sensibili all’argomento, non bastano a dare i giusti strumenti per alzare la voce e trovare una chiave di contrasto serio e tangibile, insomma. In molti, lontano dai confini social, prova ad attivarsi personalmente segnalando numerosi episodi alle associazioni presenti sul territorio e ai volontari. Ma sono troppe e gestirle tutte diventa complesso da soli. «Noi siamo oberati di segnalazioni ogni giorno, i Comuni non riescono a far fronte alle continue emergenze o per incapacità o per indisponibilità economica».

Se intervenire dopo, a cosa fatte, è difficile, immaginiamo quanto può esserlo prevenire una situazione del genere e fare in modo che, di base, un animale non venga abbandonato. «La gente non è educata al rispetto della vita – osserva Anastasio -. Giornalmente ci chiamano perché non possono più tenere un animale: chi si trasferisce, chi parte, chi non ha tempo». Ma, secondo lei, non è solo e soltanto una questione di educazione e cultura. Bisogna anche mettere in conto il fattore empatia: «Manca quella. Oggi si è persa perché siamo abituati a tutto – spiega ancora -. Siamo abituati agli allevamenti intensivi, al festival di Yulin (festival cinese dedicato alla carne di cane ndr), alle zampe tranciate per le pellicce, al traffico di animali, alle carrozze coi cavalli in pieno centro sotto un sole caldissimo. Ai combattimenti, alle corse clandestine. Finché non ci sarà sensibilità per questo, assisteremo alla disfatta dei sentimenti».

Come si fa a fare i conti con tutto questo? Quando qualcuno vuole adottare un amico a quattro zampe, che sia dal canile o dai volontari o dalla strada o, ancora, da qualche conoscente, come si fa ad essere certi che chi ha deciso di intraprendere questo passo sia, oltre che perbene e civile, consapevole delle responsabilità annesse? Qui non ci sono assistenti sociali che seguono l’inserimento dell’animale nella nuova famiglia. «Noi per le adozioni facciamo i controlli pre e post affido. Ma sono quelle gestite da noi. Dovrebbero farli anche in canile – dice ancora la delegata Oipa -. Ma non tutti gli animali vengono adottati così, molti sono già vaganti e si riproducono. E sicuramente non sono le loro mamme a metterli lì». Un po’ come fu inizialmente per cintura di sicurezza e casco, fa notare sempre Veronica Anastasio. «Pare stupido ma a volte l’uomo lo è, ha bisogno di essere limitato pagando per comprendere almeno che se sbaglia paga un pegno. Poi ovvio che qui si discute di vite e sentimenti di esseri senzienti. Andrebbero educati gli adulti, controllato il territorio, fatte campagne. E la proposta del ddl con la mappatura genetica non sarebbe una cattiva idea». 

«Attualmente siamo con un canile sempre ai limiti, però al di sotto, nel senso che non ci sono cani a catena, c’è qualche gabbia vuota. Significa che se nel fine settimana arrivano due-tre cani, riusciamo a gestirli. Se fossero magari quindici andremmo in crisi. Ma al momento non c’è un’emergenza». Dal canto suo l’avvocato Francesco Fiorino, dirigente responsabile del servizio Ambiente del Comune di Palermo, restituisce il racconto di una situazione finalmente sotto controllo e che, in passato, aveva fatto molto discutere. Sul fronte abbandoni, la linea seguita dall’amministrazione si muove su due carreggiate che vanno insieme: «Una è quella della collaborazione con le associazioni animaliste, convocate al tavolo tecnico di mercoledì 3 luglio insieme a volontari, l’assessore Piampiano e il gruppo cinofilo della polizia – anticipa l’avvocato Fiorino -. Noi siamo in una situazione di non emergenza grazie anche al fatto che il 31 maggio con le associazioni animaliste, tramite loro, tra adozioni e affidi sono stati trasferiti circa dieci cani, e questo ci consente di farci respirare». 

La seconda via comprende, come auspicato anche dalla delegata Oipa, un costante monitoraggio del territorio, e una maggiore attenzione verso affidi e adozioni, che si prova sempre a incentivare. Una seconda via che tiene conto anche dell’ipotesi, sempre in piedi, dei trasferimenti nella struttura di Caserta: «Malgrado per gli animalisti questa opzione risulti in contrapposizione alla prima, in realtà non lo è – spiega l’avvocato Fiorino -. Questa è una possibilità e un contratto sempre valido mai annullato da nessuna procura, e che soprattutto intendiamo eseguire nei casi soprattutto di emergenza. Poi, trasferirne anche di più liberando 30-40 gabbie anziché cinque-sei o otto, quindi prescindendo da un’emergenza ipotetica, secondo me sarebbe positivo perché permetterebbe di fare quelle necessarie migliore nella struttura per la quale tra l’altro ci sono i soldi, che ho fatto mettere da parte e che con l’approvazione del bilancio potrei subito utilizzare per l’impianto elettrico, le murature, e tutto il necessario. Parliamo di 100mila euro, ma se non sposto gli animali non posso fare niente». 

Silvia Buffa

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