“Catania” deriva dal greco Katetna (Katà Etna, vicino l’Etna). Questo a dimostrazione del fatto che il destino della città è stato da sempre inesorabilmente legato agli umori del vulcano che la veglia dall’alto.
Officine Culturali ha proposto un interessante percorso a tema nelle viscere dei Benedettini in cui si sono rievocate le tappe di alcune delle più tragiche eruzioni che in passato colpirono la città e i dintorni. L’evento si è tenuto il 7 Maggio al Monastero dei Benedettini ed è stato collegato a una raccolta fondi per la Lega Ibiscus Onlus (Lega per la ricerca ed il trattamento della leucemia e dei tumori infantili). La visita guidata, condotta nella soffusa atmosfera dei sotterranei a lume di candela, è stata scandita da letture curate da Enzio Donato, tratte da I Vicerè di De Roberto, la Divina Commedia e altri saggi e interpretate da Pamela Toscano, Salvo Piro, Evelyn Famà, Manuela Ventura e Franz Cantalupo. I temi riguardavano tre momenti fondamentali: la vita nel Monastero, la distruzione e la ricostruzione. Il Monastero, una perla rimasta intatta in mezzo a un fiume di lava, diventa un libro le cui pagine di pietra ci raccontano molto sulla drammatica storia di una convivenza: quella tra uomo e vulcano.
La prima tappa di questo racconto parte dall’aula Santo Mazzarino e ha come tema l’eruzione del 1928 che colpì la città di Mascali. Qui viene proiettato un filmato dalle immagini suggestive e di forte impatto dove si alternano le testimonianze degli abitanti e le immagini della potenza distruttiva della lava. Sullo schermo di susseguono immagini di devastazione, case e alberi travolti, gli abitanti impegnati a usare l’unica arma a disposizione: quella delle fede, cercando di interrompere il cammino di morte della lava con le processioni religiose e l’invocazione dei santi e della madonna.
A seguire, lo stesso evento è narrato dalla voce e dalle note della chitarra del cantastorie Luigi di Pino.
L’accesso alle cucine settecentesche ha come sottofondo il racconto della vita oziosa e benestante condotta dai monaci benedettini, la cui cucina era rinomata in tutta la città. La narrazione passa senza preavviso da un attore all’altro che, disposti in diversi punti dell’ambiente, sorprendono talvolta alle spalle gli spettatori.
Da lì si entra nei sotterranei, dove i monaci conservavano cibi, spezie e si dedicavano alla preparazione degli alimenti.
«Scurria senza paura, tutto bruciava con la sua calura e tutto pigghiava a muzzicuna…». In un ambiente che a detta di un ragazzo tedesco presente «ricorda il Faust», gli attori si cimentano stavolta nella narrazione del tragico evento dell’eruzione che strinse in una morsa la città di Catania e il Monastero. Sullo sfondo dei resti della colata lavica del 1669 lamenti corali si levano intorno agli spettatori per evocare il terrore suscitato dall’eruzione, mentre altri attori appaiono e scompaiono dietro le colonne in penombra dei sotterranei, ancora in questo avvicendarsi della narrazione. Il pubblico si lascia guidare, e così quella che nasce come una visita guidata è in realtà un racconto che guida e usa come supporto gli ambienti circostanti per evocare immagini di sgomento e di distruzione.
Il percorso prosegue poi nell’ambiente circolare sottostante l’antirefettorio che, scoperto solo nel 1985, è stato svuotato di tutto il materiale che ne faceva un terrapieno e supportato con una struttura moderna color rosso vivo che rievoca il colore della lava. Qui il racconto rammenta la ricostruzione e narra di come fu scoperta e valorizzata solo in tarda epoca questa zona sotto l’antirefettorio al cui centro l’occhio di vetro consente adesso uno sguardo al banco lavico che ne forma il pavimento.
La visita sfocia poi all’esterno nella frescura del giardino dei novizi in bellissima veste primaverile, dove ad attendere i partecipanti è la musica dal vivo dei Giant Soda e una degustazione di ricette dei Benedettini curata dall’associazione Vico san Barnabà. La fontana è in funzione con i suoi giochi di luci e getti d’acqua e l’atmosfera è sublime. I partecipanti si attardano ad assaporare le pietanze e la bella musica. Dopo questa discesa agli inferi e agli orrori delle antiche eruzioni, la tappa finale di questo percorso costituisce per i partecipanti un momento apprezzato di svago e distensione.
Foto di Giuseppe Portuesi.
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