Bellolampo, la Regione accusa Rap sulla settima vasca «Progetto presentato solo a maggio, dopo le revisioni»

«No comment, c’è solo da aggiornare l’esposto da me presentato». Il presidente Rap Giuseppe Norata a volte sembra un uomo in assedio. Per rispondere al nuovo j’accuse della Regione Siciliana, che questa volta imputa alla municipalizzata anche i ritardi nella costruzione della settima vasca (che resta di competenza della Regione), Norata fa riferimento all’esposto depositato presso la Procura di Palermo. Una denuncia a carico di ignoti che punta il dito su quelle che, secondo il presidente Rap, sono le pressioni che mirerebbero a intaccare la gestione pubblica della discarica di Bellolampo. Una convinzione, la sua, rafforzata dal recente atto disposto dal governo Musumeci.

«Rimodulazione conferimenti dei rifiuti della società Rap presso gli impianti di Trapani, Enna, Catania-Lentini, Alcamo e Motta Sant’Anastasia»: l’ultima delibera con la quale il dipartimento regionale Acqua e Rifiuti stabilisce le nuove migrazioni dei rifiuti palermitani in giro per la Sicilia ha già nel titolo il senso del provvedimento. La vera notizia, però, sta altrove. Ed è all’interno. Uno dei motivi per cui l’immondizia di Palermo non può essere conferita altrove riguarda gli annosi ritardi per la «realizzazione e messa in esercizio della settima vasca di Bellolampo». 

Ritardi però, ed è questa la novità, che la Regione stavolta imputa alla municipalizzata che si occupa della gestione dei rifiuti nel capoluogo siciliano. «Solo a metà 2019 i progettisti di Rap – scrive il dipartimento regionale – hanno consegnato l’intero progetto esecutivo revisionato e integrato a seguito delle osservazioni e delle non conformità accertate dall’organismo di verifica da maggio 2019». Un rovesciamento, insomma, rispetto alle responsabilità della Regione Siciliana indicate da tempo dal Comune di Palermo

Sin dal suo insediamento, l’assessore regionale Alberto Pierobon ha cercato di creare le condizioni per creare impianti pubblici che potessero supportare i Comuni – specie quelli che vantano dati notevoli di raccolta differenziata e che però, spesso, si trovano poi in difficoltà nel conferimento. La recente chiusura dell’impianto privato di Termini Imerese, gestito dalla società Ecox, ha per esempio acuito i problemi. «Tali nuovi impianti pubblici, specie quelli del bacino della Sicilia Orientale, non possono essere avviati all’esercizio entro l’anno – riconosce il Dipartimento retto dall’ingegnere Salvo Cocina – ma, così come verificato ed accertato per gli impianti avviati e realizzati pur con poteri straordinari e in contesto emergenziale, solamente nei prossimi due-cinque anni».

La parziale ammissione fa però da preludio a una serie precisa di richieste rivolte all’azienda municipalizzata. «Rap – scrive il Dipartimento – dovrà urgentemente riavviare e/o revisionare, ove non già fatto, l’aprisacchi e il rotovaglio, ripristinare il sistema di aspirazione e quello delseparatore metalli, nonché tutta la linea, dato il suo accertato malfunzionamento. Considerato ancora che, ad oggi, Rap non risulta aver provveduto al ripristino della piena funzionalità del proprio Tmb, che risulta lavorare a circa la metà della propria potenzialità e che è risultato pertanto assolutamente necessario l’uso di diversi impianti mobili, già annunciati e promessi nove mesi orsono e, purtroppo, installati e messi in funzione con notevole ritardo».

La Regione, poi, torna a sollecitare il Comune di Palermo sulla raccolta differenziata che «nonostante le diffide subite e le ripetute note con le quali ha assicurato l’aumento della raccolta differenziata, mantiene percentuali basse senza apprezzabili incrementi». Ecco perché lo stesso Comune e la Rap sono «diffidati a ridurre i quantitativi di rifiuto urbano indifferenziato prodotto e conferito in discarica» e «a osservare scrupolosamente le norme sulla raccolta e le condizioni per l’accettazione dei rifiuti presso l’impianto di Tmb, evitando frazioni estranee non conferibili che potrebbero compromettere la funzionalità dello stesso Tmb ovvero ingombranti, Raee (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, ndr) e altro, per i quali occorre provvedere conseparata raccolta, attuando a monte del conferimento nel Tmb tutte le misure precauzionali, procedendo alla selezione delle frazioni e delle tipologie di rifiuti non ammissibili».

L’ennesima bocciatura al ciclo dei rifiuti palermitano giunge poi all’indomani dell’approvazione del Pniec (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima, ndr) da parte del ministero dell’Ambiente. Con il Pniec vengono stabiliti gli obiettivi nazionali al 2030 sull’efficienza energetica, sulle fonti rinnovabili e sulla riduzione delle emissioni di CO2. Seppur giudicato «inadeguato» dai ricercatori e dalle ricercatrici della campagna Giudizio Universale, il Piano reputa essenziale un miglioramento della gestione dei rifiuti se si vuole provare a combattere il cambiamento climatico in atto.

Un aspetto che però, nella perenne situazione emergenziale, a Palermo al momento appare impossibile da affrontare. Come si può, ad esempio, pensare alla decarbonizzazione quando i rifiuti del capoluogo siciliano migrano in tre province a distanza anche di oltre 200 chilometri dalla città che li produce, con la viabilità dell’Isola che a voler usare un eufemismo è pessima?

«Nel settore dei rifiuti – si legge nel documento del ministero – le emissioni sono connesse soprattutto alla quantità totale prodotta, alla quota di sostanze biodegradabili conferite in discarica e alle percentuali di recupero del metano dal gas di discarica. In questo caso è attesa una riduzione relativamente significativa delle emissioni, pari a circa 9 MtCO 2 eq, che dovrebbe realizzarsi con la progressiva implementazione di obiettivi e piani di gestione rifiuti già approvati». Peccato che il piano regionale dei rifiuti sia una delle tante incompiute della Sicilia, da anni in attesa di essere calendarizzato e già sotto inchiesta da parte della procura di Palermo. Con la più generale gestione del settore che è sotto esame da parte della Commissione regionale antimafia.

«La legislazione nazionale – ricorda ancora il Pniec – prevede un obiettivo di raccolta differenziata molto ambizioso pari al 60 per cento al 2030, che rappresenta il motore principale delle politiche di gestione dei rifiuti in Italia. Grazie a questo obiettivo (ancora non raggiunto in maniera uniforme a livello nazionale) è stato possibile ottenere elevate percentuali di riciclo dei rifiuti urbani perfettamente in linea con l’obiettivo comunitario di riciclo al 2020 pari al 50 per cento». Vale la pena ricordare che a Palermo, attualmente, la raccolta differenziata si attesta intorno al 25 per cento.

Andrea Turco

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