Belgio, vivere senza governo

Bruxelles. Uno spettro si aggira per l’Europa. Da quasi 500 giorni (un anno e mezzo abbondante) la Repubblica federale belga è senza un governo. Letteralmente. Non c’è un ministro dell’Economia che sforna manovre su manovre e che aumenta l’Iva; non c’è un ministro dell’istruzione che costruisce tunnel in cui viaggiano particelle troppo elementari per conoscerle; non c’è un ministro dell’agricoltura che ha ricevuto 50.000 € da prestanomi di Ciancimino. C’è un presidente del consiglio, questo è vero, ma purtroppo è molto occupato a sbrigare gli “affari correnti” per passare le giornate ad assegnare commesse a Finmeccanica e a ricostruire città devastate dal terremoto. E comunque si è stufato anche lui e a dicembre andrà a lavorare all’Ocse. Andiamo con ordine.

Nell’aprile del 2010 il governo di centrodestra guidato da Leterme e in carica da poco più di sei mesi viene costretto a dimettersi per via di una questione che può sembrare assurda e che è quasi impossibile decifrare. Proviamoci.

Le due comunità che compongono il Belgio (Fiamminghi e Valloni, i primi di lingua olandese i secondi di lingua francese) sono più o meno equivalenti sotto il profilo territoriale (occupano entrambe circa la metà del territorio della Sicilia), anche se i fiamminghi sono numericamente prevalenti (2/3 fiamminghi, 1/3 valloni).

Le due comunità vivono decisamente separate: a nord i fiamminghi, a sud i valloni. Sono talmente separate che non votano per gli stessi candidati alle elezioni generali: se sono socialista e voto nelle Fiandre voterò per un socialista fiammingo e non potrò votare per un socialista vallone. E viceversa, naturalmente. Da ciò ne deriva che, a seconda della circoscrizione a cui appartengo (fiamminga o vallone), potrò votare il candidato fiammingo o vallone.

Fino a qui tutto a posto o quasi (visto che naturalmente aumenta la frammentazione partitica). Il problema arriva con Bruxelles. Bruxelles è interamente nelle Fiandre (regione fiamminga), ma avendo una maggioranza di abitanti francofoni vota candidati Valloni. Qui tutto si complica. Perché Bruxelles vota insieme alla circoscrizione “Hal Vilvorde”. Cioè Bruxelles e Hal Vilvorde votano entrambi per candidati valloni. Ma, ahimé, Hal Vilvorde è quasi interamente fiamminga e non vuole più votare i candidati valloni! Da qui l’idea dei fiamminghi : separiamo Bruxelles dall’Hal Vilvorde. Ma i valloni non ci pensano neanche e da qui la spaccatura nel centrodestra.

Con chi creare una nuova alleanza? Si crea una situazione paradossale: per quanto i partiti di destra o di sinistra (fiamminghi o valloni) possano essere d’accordo tra loro sulla questione territoriale continuano a rimanere in disaccordo su tutto il resto. Dalle politiche economiche alle strategie per la riduzione del reddito e soprattutto sulla “federalizzazione della sanità” (trasferimento di competenze dal Belgio Federale alla due Regioni). Per i socialisti (fiamminghi e valloni) questo è un attacco all’unitarietà dello stato. Un pasticcio insomma, dal quale non è pensabile uscire con le elezioni perché il Belgio ha una sorta di proporzionale puro che impedisce il formarsi di una solida maggioranza. Risultato? Da un anno e mezzo non c’è governo. Tutto questo sembrerebbe una sorta di disastro. E invece (sorpresa?) il Belgio non solo non se ne accorge quasi, ma cresce. Ricordate l’invocazione del Presidente della Repubblica “non possiamo farci trovare senza governo in carica dall’Europa nel semestre in cui la presidenza spetta l’Italia?” I belgi hanno tranquillamente avuto la presidenza nel secondo semestre del 2010 e l’hanno svolta egregiamente. La crisi? Se la stanno cavando meglio di altri paesi come la Francia o l’Inghilterra. Il Pil? Decresce, come ovunque, ma in maniera meno preoccupante. Anzi, mentre nel 2009 la crescita era al -2,8% il 2010 si è assestata al +2%. Ma non è tutto. L’assenza del governo in carica non ha impedito al Belgio né di dare un proprio nome alla missione (Freedom Falcon) per andare a bombardare Gheddafi né di emanare una contestatissima legge che vieta il Burqa in luoghi pubblici.

Intanto, a forza di batti e ribatti, un mese fa il socialista Elio di Rupo è riuscito a mettere assieme 8 partiti per una riforma costituzionale e, forse, una specie di governo.. Finalmente?

Roberto Salerno

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