C’è la speranza di trasformare il Pd siciliano in un partito serio, dove la lotta alla mafia non sia di facciata, dove i dirigenti non pensino solo alle poltrone, ai rigassificatori, ai posti di primari negli ospedali, alla consulenze da spartire agli amici e, in generale, al clientelismo? Chissà, forse è anche al Pd che si rivolge l’appello lanciato da Rifondazione comunista che invita la sinistra dell’Isola a ribellarsi a un presidente della Regione, Raffaele Lombardo, che, a parole, dice di volersi dimettere ma non si dimette.
“Non siamo disposti ad attendere ancora le definitive dimissioni del governatore Lombardo a cui la magistratura catanese ha contestato il concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio con i boss”, dichiarano Davide Ficarra ed Antonio Marotta, rispettivamente, segretario provinciale di Palermo e segretario regionale di Rifondazione Comunista-Federazione della Sinistra.
Le considerazioni di Ficarra e Marotta sono tutt’altro che campate in aria, perché Lombardo, come ga spiegato oggi Sebastiano Messina su la Repubblica di Palermo, potrebbe anche aggirare il pronunciamento del Gup (Giudice per le udienze preliminari) chiedendo di essere processato con il rito abbreviato. Questo gli consentirebbe di restare a Palazzo d’Orleans, la sede della presidenza della Regione, fino agli inizio della primavera del prossimo anno. E il Pd siciliano che farebbe? Guardando le facce di bronzo Antonello Cracolici e di Giuseppe Lumia potrebbe fare trenta e uno trentuno: cioè restare al governo a ‘galleggiare’… in attesa di definire l’alleanza alle prossime elezioni regionali. Dove il Pd siciliano dovrebbe presentarsi alleato dell’Mpa e di Sel (che tristezza vedere questo partito da quelle parti!), provando, magari, ad ‘aggangiare’ qualche altro partito moderato (l’Udc? il Pid?) per dare continuita all’attuale governo Lombardo.
“Occorre immediatamente voltare pagina – si legge sempre nel comunicato di Rifondazione comunista – e costruire una sinistra unita che costituisca una discontinuità etica e morale al malgoverno e che si ponga come alternativa al sistema di potere che ha caratterizzato l’Isola negli ultimi decenni. Il test elettorale di Palermo, alla luce delle vicende regionali, assume un particolare significato. La vittoria di Leoluca Orlando può divenire quella spinta propulsiva necessaria per archiviare definitivamente anche al livello regionale l’attuale alleanza fra forze del centrosinistra e Terzo polo”.
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