Oggi il barometro elettorale vorrebbe focalizzare l’attenzione dei propri lettori su due fatti strettamente legati tra di loro: i fischi che, qualche giorno fa, a Gela hanno travolto Rosario Crocetta, costretto ad abbandonare la manifestazione (vicenda poco ‘gettonata’, chissà perché poi) e la rivolta dei dirigenti del Pd di Ragusa contro i vertici regionali del loro Partito che hanno imposto dall’alto l’accordo con il movimento ‘Sicilia e territorio’ di Nello Dipasquale.
Partiamo dai fischi a Crocetta. In occasione della campagna elettorale viene organizzato a Gela un incontro con il candidato a presidente della Regione. Crocetta è stato per lungi anni Sindaco di questa martoriata città. Noi abbiamo sempre avuto il dubbio che Crocetta, oltre alla solita antimafia gridata, per Gela non abbia fatto gran che.
Qualche giorno fa, di fatto, è stato dimostrato che i nostri dubbi non erano infondati. Alla manifestazione per Crocetta c’era un sacco di gente che fischiava l’ex Sindaco, oggi candidato alla presidenza della Regione di Pd e Udc. (a destra, Rosario Crocetta)
Crocetta – come si vede nel video – si è difeso dicendo che era stato organizzato un mezzo agguato mediatico contro di lui. Può darsi. Ma, se così fosse, gli organizzatori di questo appuntamento di Gela si sono dimostrati un po’ sprovveduti. Dunque, Crocetta sarebbe circondato da sprovveduti. Per un uomo che vorrebbe governare la Siiclia non è il massimo.
Però noi all’agguato mediatico crediamo fino a un certo punto. In democrazia gli applausi e i fischi, il grande consenso elettorale e i flop sono, in genere, espressione di democrazia.
A noi nessuno toglie dalla testa che Crocetta è solo un candidato calato dall’alto, per cercare non di risolvere, ma di aggirare i problemi di un Partito – il Pd siciliano – che ha perso la faccia negli ultimi quattro anni.
Un Partito che, ad onta del nome che porta – Partito democratico – democratico non lo è affatto, visto che, nei tre anni passati, si è rifiutato di far celebrare il referendum sul “sì” o sul “no” alla partecipazione al Governo Lombardo. Per un motivo semplice: perché i “no” alla partecipazione al Governo Lombardo avrebbero superato il 90 per cento. (a sinistra, Nello Dipasquale)
Allo stesso modo il Pd siciliano ha aggirato le primarie per la presidenza della Regione. E ha imposto un candidato – Rosario Crocetta – che, se verrà eletto (e noi ne dubitiamo), dovrà garantire non la ‘rivoluzione’, ma gli affari dei vari Cracolici, Lumia, papania, Genovese, Cardinale, Adragna e compagnia bella.
Ad avallare la nostra tesi ci sono i fatti di Ragusa. A un certo punto i vertici del Pd – gli stessi che hanno imposto ‘democraticamente’ Crocetta candidato – hanno deciso che, a Ragusa, bisognava ‘chiudere’ l’accordo con il Sindaco dimissionario della città, Nello Dipasquale.
Bene, in un Partito veramente democratico la decisione sarebbe stata presa dopo un chiarimento tra segreteria regionale, i vertici del Partito di Ragusa e lo stesso Dipasquale. Invece la segreteria regionale del Pd e Crocetta hanno ‘chiuso’ l’accordo direttamente con Dipasquale (che si è già dimesso dalla carica di Sindaco di Ragusa per candidarsi nel Pd), imponendo il tutto ai vertici del Partito di Ragusa.
Siamo, come si può notare, al ‘Centralismo democratico’ di comunista memoria: le decisioni si prendono dall’alto, la base deve solo obbedire. La dimostrazione che il Pd non è altro che la sintesi perversa della peggiore tradizione comunista e della parte più pericolosa della Dc: quella sinistra di base che, nella Prima Repubblica, riusciva – contemporaneamente -a danneggiare l’Italia, la politica, le istituzioni e la stessa Dc (i ‘basisti’, per chi ha un po’ di memoria storica, tra il 1992 e il 1994, furono i ‘becchini’ della Dc).
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