Lombardo come Hitler nel suo bunker

Si racconta che Adolf Hitler nelle ultime settimane della sua vita riceveva un sacco di gente. Sembra che il suo bunker fosse un via vai di esaltati che andavano a chiedergli incarichi ‘prestigiosi’: governatore della Baviera, principe di tutte le Russie, duca di qua, conte di là. Chissà, forse era un modo per esorcizzare la fine ormai vicina. O forse ci credevano per davvero. (sotto, foto di Raffaele Lombardo tratta da misilmeriblog.it)

Una situazione simile, per certi versi, si sta verificando con la giunta regionale dimissionaria di Raffaele Lombardo.

Nonostante le dimissioni del presidente e del vice presidente, Massimo Russo, la giunta si continua a riunire. Per approvare la spending review. O per certificare nuove nomine. Nessuno dei protagonisti di questa pantomima viene sfiorato dall’idea che fra meno di due mesi ci sarà un nuovo Governo. E che forse, argomenti come le nomine e la spending review dovrebbero essere lasciati al futuro esecutivo. Lombardo e i suoi assessori, insomma, si rifiutano di prendere in considerazione l’idea che dovrebbero occuparsi soltanto dell’ordinaria amministrazione.

Insomma: ‘sto Governo Lombardo, anche nelle ultime battute, si caratterizza per rumoroso nulla già ampiamente sperimentato in questi anni. E visto che parliamo del nulla aministrativo e politico, un posto in prima fila – anche se ultimo arrivato – va senza ombra di dubbio assegnato ad Andrea Vecchio, forse il più bizzarro e imprevedibile personaggio assoldato da Lombardo nel suo pittoresco Governo-armata Brancaleone che ha messo su con i cosiddetti assessori ‘tecnici’.

Vecchio è un personaggio che, a nostro avviso, ha tanto di cinematografico. Con molta probabilità, se la buonanima di Pietro Germi l’avesse conosciuto, l’avrebbe di certo scritturato in uno dei suoi celebri film. Osservatelo bene: non sarebbe stato perfetto, accanto a Saro Urzì, in “Sedotta e abbandonata”?

L’assessore Vecchio, appena insediatosi, invece di chiedere ‘lumi’ sulle infrastrutture e sui lavori pubblici, ha gettato gli occhi sui lampadari dell’assessorato, contrari al suo gusto. Poi – come tutti sanno – si è esibito in una filippica contro gli operai della Forestale, attaccando gente che, pur avendo lavorato (e spesso rischiato la vita), non percepisce lo stipendio da tre mesi.

Due giorni fa, in una delle solite giunte, si è improvvisato esperto di Diritto amministrativo e parlamentare, dicendo che, a suo avviso, il presidente Lombardo, in quanto dimissionario, non potrebbe convocare e presiedere la giunta. Delle due l’una:o Vecchio è stato ‘allatinato’ da qualcuno, o ha letto i nostri articoli.

Solo che noi, nel chiederci quello che stava succedendo in giunta con le dimissioni del presidente e del vice presidente, ci siamo limitati a sottolineare le strane “fattispecie” create da Lombardo con la sua fantasia. Noi certi quesiti li abbiamo posti problematicamente, dopo aver sentito il parere degli esperti che, davanti a questa girandola dimissioni, ci sono sembrati più confusi che persuasi, visto che i ‘casini’ armati da Lombardo non si ritrovano nemmeno tra i libri di testo (non si è mai visto un presidente della Regione che per quattro anni non nomina un vice presidente – se Lombardo, facendo corna, fosse passato a miglior vita sarebbe scoppiato un mezzo ‘bordello’, perché non ci sarebbe stato il sostituto – poi lo nomina e si dimette, per assistere, qualche giorno dopo, alle dimissioni dello stesso vice presidente…). (sopra, personaggi di “Sedotta e abbandonata”, foto tratta da ivid.it)

L’assessore Vecchio, forse perché forte delle sue competenze in lampadari e forestazione, si è detto certo che Lombardo non potrebbe convocare o presiedere la giunta. Chi ha qualche anno sulle spalle, ricorderà l’assessore regionale, Saro Cardillo: era un tipo molto particolare, uno ‘dono’ dei Partito repubblicano italiano alla Sicilia. Un personaggio irrituale, sopra il rigo. Ebbene, l’assessore vecchio – novella creatura lombardiana – ha battuto pure Saro Cardillo (che comunque era ‘operativo’, mentre Vecchio è solo un chiacchierone).

In ogni caso – questo lo diciamo con una certa cognizione di causa, anche alla luce delle dichiarazioni di Lombardo, piuttosto pentito della sua scelta (cioè di aver intruppato Vecchio in giunta) – la presenza in giunta di questo personaggio che di tutto si occupa, tranne che di governare, è la testimonanza palmare del pressappochismo con il quale l’attuale presidente della Regione ha scelto certi suoi assessori.

Ma se Vecchio, alla fine, si diletta in una sorta di commedia dell’arte del Governo, un altro assessore, Marco Venturi, ci sta veramente deludendo. Certo, è pur sempre stato segnalato da Confindustria Sicilia e da Giuseppe Lumia: ma da lui, per quello che ha fatto – e ha fatto cose egregie, a cominciare dallo sbaraccamento dei Consorzi per le aree di sviluppo industriale, che erano solo dei ‘carrozzoni mangiasoldi – ci aspettavamo un atteggiamento diverso.

Egregio assessore Venturi, lei non è stato eletto dall’Aula: lei è stato nominato dal presidente della Regione. Se non va d’accordo con il presidente, se il presidente le revoca il commissario dell’Irsap (Lombardo ha tolto Cicero, messo lì da Venturi, e ha piazzato la dottoressa Giammanco) e poi le impone un dirgente generale (ha nominato Francesco Nicosia, ‘premiato’ per essere stato capo di gabinetto dell’assessore Gaetano Armao: e vedi che mangi…), beh, a nostro avviso deve fare solo una cosa: mandarli tutti a quel paese…

Veda, assessore Venturi, secondo noi lei ascolta troppo alcuni esponenti del Pd: Cracolici? Lumia? A proposito dei ‘dioscuri’ del Pd siciliano, qualche sera fa un vecchio dirigente della Cna ci ha detto: “Purtroppo io li conosco. E’ inutile che parlate di consociativismo, di trasformismo e altri ismi. Questi sono solo saccunari…”. (a destra, foto tratta da toysblog.it)

Ecco la parola giusta, assessore Venturi: ‘saccunari’. Lei, che è persona per bene, è finito tra i ‘saccunari’ del Pd e Lombardo. Dia retta a noi: a differenza dei dirigenti del Pd siciliano – che la faccia ormai l’hanno persa – lei è ancora in tempo per salvarla. Non perda anche lei la faccia.

Del resto, che ci sta a fare in una giunta dimissionaria? Ad ascoltare i dialoghi surreali tra gli assessori Vecchio, Alessandro Aricò e Ciccio Aiello? Al mio paese c’è un detto: “Cu è chiù fissa, Cannalivari o cu ci va ‘appressu?” (glielo traduciamo perché lei, da nisseno, non può capire gli agrigentini: è più stupido Carnevale o chi gli va dietro?).

E poi con Lombardo si mette? Ma l’ha guardato in faccia? A parte i baffi alla Hitler, lo osservi bene: con tutte le nomine che ha fatto – con riferimento, ovviamente, alla qualità dei nominati – non le ricorda Caligola?

Insomma, come fa a non vedere che ‘sto presidentte della Regione è un po’ Caligola, un po’ Nerone (pensi agli incendi dei boschi) e anche un po’ Caracalla, visto che ha concesso a tutti – ma proprio a tutti – la cittadinanza di governo…

Noi non abbiamo mai dato molto credito a Ciccio Musotto, un furbacchione di quattro cotte che alla Provincia di Palermo ne ha combinate di tutti i colori (come dimenticare i 40 milioni e rotti di euro spariti durante la sua gestione  perché ‘investiti’ dalle parti di Como…). Però Musotto, irriconoscente famoso, dopo aver preso anche il treno autonomista di Lombardo, riconosce che questo Governo regionale, in quattro anni, non ha fatto nulla.

Certo, se lo avesse detto prima che aver verificato che per lui non c’erano più né poltrone, né ‘giri’ politici disponibili, sarebbe stato più bello. Ma da Musotto bisogna prendere quello che passa il momento: e per ora, Ciccio, è in vena di verità.

Direte: un avvocato che dice la verità? Nel suo caso sì. O quasi…

 

 

Blasco da Castiglione

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