Si torna a scavare nel Barcellonese. Questa volta pare non si cerchino i resti delle vittime della lupara bianca, ma armi. Una parte dell’arsenale della mafia barcellonese seppellito sotto terra. Anche se vige il massimo riserbo degli inquirenti sull’avvio di questa nuova campagna di scavi nei pressi di un campeggio a Terme Vigliatore, pare che la Procura distrettuale antimafia di Messina stia cercando pistole, fucili e munizioni usate dalle famiglie barcellonesi.
Ad indicare dove scavare sarebbe stato uno degli ultimi collaboratori di giustizia, Aurelio Micale, barcellonese, che ha già svelato i contorni di 13 omicidi. Ma sembrerebbe che al momento la sabbia non abbia restituito nulla di rilevante. Al lavoro ieri e anche oggi i carabinieri del Nucleo operativo e Radiomobile di Barcellona, coadiuvati dai Cacciatori di Sicilia, dal Reparto cinofili.
Le operazioni di scavo sono state eseguite con l’apporto di una squadra di vigili del fuoco munita di escavatore, che ha concentrato gli scavi in un terreno che si estende dal lungomare Marchesana di Terme Vigliatore fino a contrada Salicà.
A gennaio del 2015 era stata avviata una campagna di scavi alla ricerca di corpi di vittime di lupara bianca finiti nel mirino della famiglia barcellonese negli anni 90. Si scavò alla foce del Torrente Mazzarrà e in contrada Braidi, tra Montalbano Elicona e Patti.
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