«Sono basita, da ogni parte si lanciano appelli contro la violenza sulle donne e un locale a Catania sceglie di chiamarsi così». Non riesce a trattenere la sua indignazione Elena Caruso, che ha condiviso su Facebook un appello: «Boicottiamo il Barbara bitch». Il nome è quello di una discoteca, sede estiva del Barbara disco lab. Si trova da anni sul litorale della Playa, ma questa estate cambierà location e nome, passando da Barbara beach (spiaggia), a bitch (stronza). Ma il termine inglese significa anche anche cagna, da cui donnaccia, prostituta.
A un nome apertamente provocatorio si accompagna anche l’immagine scelta per pubblicizzare il cambio di nome: è la fotografia di una donna, avvolta dal cellophane, come un qualunque oggetto da spacchettare. O, peggio, «di un cadavere di cui disfarsi», come ricorda qualcuno nelle decine di commenti all’appello di Elena. E, del resto, la foto si rifà perfettamente a un’estetica ben nota ai giovani, inaugurata con le serie tv di successo negli ultimi anni, come Dexter. «E’ inutile parlare di lotta al femminicidio, questa parola si svuota di ogni significato se non ci rendiamo conto che essa rappresenta l’ultimo anello, l’estremo, di una serie di violenze che vengono perpetrate dalle donne – spiega Elena nel suo messaggio su Facebook – Le violenze non sono solo percosse ma anche le parole che hanno una forza performativa. Boicottare è l’ultima arma di cui disponiamo», conclude il suo messaggio. Contattata da CTzen Elena specifica che il suo non è un attacco mirato al locale, ciò che l’ha spinta ad esporsi così è una questione morale. «Mi spiace, ci sono anche andata diverse volte a ballare lì, ma ciò che si vede in questa pubblicità è una donna incartata con il nome puttana e da femminista non posso rimanere indifferente. Chi si occupa di comunicazione – spiega – deve essere consapevole del ruolo delicato che ricopre e, al di là delle intenzioni che possono essere anche in buona fede, bisogna riconoscere che questa scelta è un errore», conclude.
«Volevamo mandare un messaggio del tutto diverso», afferma Marco Palazzolo, parte dello staff del Barbara bitch. Alla base della scelta del nome ci sarebbero «vicissitudini private che vorrei rimanessero tali, – spiega ancora Palazzolo – che ci hanno costretto a cambiare location». Questa situazione evidentemente proprio non è andata giù ai gestori, tanto che «ci siamo sentiti imbavagliati per questo abbiamo messo il cellophane alla nostra Barbara, che nel frattempo è diventata anche un po’ stronza», dichiara Palazzolo.
La scelta del nome, quindi, sarebbe più legata al significato gergale del termine inglese, stronza, appunto, che a quello letterale usato per disprezzate il gentil sesso, ma non solo. «Volevamo un nome che avesse una certa assonanza con il vecchio per mandare un messaggio forte ai nostri affezionati: ci siamo trasferiti, ma siamo sempre noi, tanto che il nome Barbara è rimasto», continua. La discoteca estiva si è infatti spostata dalla fine all’inizio della playa catanese. Si tratterebbe soltanto di una campagna di marketing, come sottolineato in un comunicato apparso pochi minuti fa sulla pagina web del locale. Una «linea stilistica» a quanto pare poco gradita.
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