Banca d’Italia: due pesi e due misure: al Sud penalizzazioni, al Centro Nord favori

Nello scandalo che sta travolgendo una delle più importanti banche del nostro Paese – il Monte dei Paschi di Siena – resta in ombra un’istituzione che, invece, è stata e continua ad essere centrale: la Banca d’Italia.

Considerata una sorta di “moglie di Cesare”, la Banca d’Italia decide, da sempre, i destini del sistema creditizio italiano. Soprattutto del Mezzogiorno.

Fateci caso: in questa incredibile storia degli sperperi del Monte dei Paschi di Siena i grandi giornali italiani e la tv, chissà perché, non parlano del ruolo della Banca d’Italia.

Eppure il Monte dei Paschi ha ricevuto dallo Stato – precisamente dal Governo Belusconi e poi dal Governo Monti – quasi 4 miliardi di euro. Come ha scritto la scorsa settimana il nostro Alessandro Mauceri, una parte di questi soldi – circa 600 milioni di euro sono fini al Partito Democratico.

Oggi i giornali ‘sparano’ la notizia che lo stesso Monte Paschi di Siena ha perso 730 milioni di euro con i derivati. Vicenda sulla quale indaga a magistratura. Dov’era la Banca d’Italia quando succedeva tutto questo? E come mai nessuno, oggi, chiama in causa l’istituzione che dovrebbe occuparsi e preoccuparsi di quello che succede nelle banche italiane?

Oggi il Corriere della sera on line ‘spara’ una seonda notizia su credito. Questa volta, di scena, è la Banca popolare di Milano. Come per il Monte dei Paschi di Siena, anche la Banca popolare di Milano è oggetto di indagini da parte della magistratura.

“Dall’inchiesta dei pubblici ministeri di Milano su Bpm –leggiamo sul Corriere ella sera.it – emerge che, sotto la presidenza di Massimo Ponzellini, c’era “un vero e proprio comitato d’affari che vendeva i contratti di finanziamento più problematici” senza fermarsi “di fronte ad alcuna barriera, sia pure quella di pervenire a finanziare soggetti in rapporti con la criminalità organizzata”.

Anche in questo caso, solita domanda: dov’era la Banca d’Italia?

Il tema è serio perché, grazie alla Banca d’Italia, il Mezzogiorno del nostro Paese è rimasto privo di un sistema creditizio di riferimento. Nel 1992, per molto meno, il Banco di Sicilia, di fatto, venne commissariato dalla Banca d’Italia. Poi, negli anni successivi, sempre con la regia della Banca d’Italia, Banco di Sicilia e Sicilcassale due banche più grandi della nostra Isola – sono state fatte a ‘pezzi’ e regalate al sistema creditizio del Centro Nord Italia che ne ha fatto ‘carne di porco’. Sempre con la ‘splendida regia’ della Banca d’Italia.

Oggi il Monte dei Paschi è alla frutta. Ma la Banca d’Italia, chissà perché, non ha commissariato la banca senese. E non la commissarierà. E sapete perché? Perché è una Banca del Centro Nord Italia. Vicina al PD. E da quelle parti, le banche, possono fare tutto quello che vogliono. Cosa che fanno. Anche – come nel caso della Banca popolare di Milano – “finanziare soggetti in rapporti con la criminalità organizzata”, come scrivono i magistrati.

Perché facciamo queste considerazioni? Perché la Banca d’Italia ha utilizzato e continua a utilizzare due pesi e due misure. E perché, grazie all’azione nefasta e partigiana della Banca d’Italia, il Sud, oggi, si ritrova senza un sistema creditizio di riferimento. Nelle mani di banche del Centro Nord di massacrano le imprese e le famiglie meridionali.

Davanti allo scandalo del Monte dei Paschi di Siena, il Sud non può restare indifferente. La prima cosa da fare è denunciare l’atteggiamento della Banca d’Italia.

Cominciando con l’affermare che, per ricostituire un sistema creditizio nel Sud, che faccia realmente gli interessi delle imprese e delle famiglie meridionali, serve una vigilanza bancaria del Sud. Possibilmente un po’ più seria della vigilanza che oggi è stata esercitata nelle banche del centro Nord Italia. 

Dobbiamo cominciare ad affermare e a gridare che la Banca d’Italia, nel Sud, non deve mettere più piede. Non la vogliamo. La Banca d’Italia ha distrutto il nostro sistema bancario per favorire il sistema bancario del Centro Nord Italia che è quello che è: e, cioè, un sistema che fa acqua da tutte le parti.

Il rilancio del Sud, ricordava l’economista Pasquale Saraceno negli anni ’50 del secolo passato, passa dalla realizzazione di infrastrutture. La prima infrastruttura è il credito. Senza credito difficile, se non impossibile, realizzare le altre infrastrutture e far crescere l’economia di un territorio. La Banca d’Italia ha distrutto il sistema creditizio meridionale e ha contribuito alla ‘desertificazione’ economica del Sud.

Ma il Sud, per far crescere – e in alcuni casi, per ricostituire – il proprio tessuto produttivo ha bisogno di un sistema creditizio di riferimento. Da qui la necessità di un sistema di vigilanza bancaria del Sud. Dell’attuale Banca d’Italia il Sud non ha bisogno, alla luce dei danni che ha prodotto.

I signori dell’attuale Banca d’Italia possono restare lì dove sono: con il Monte de Paschi di Siena…

 

Redazione

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